Caro vecchio, amatissimo Fenway Park…

L'antico stadio di Boston è unico. Non c'è costruzione al mondo in grado di trasmettere tanto fascino. Perchè il Fenway è il paradiso. Dove c'è un solo comandamento: "Let's go Red Sox"

Il Fenway Park era già vecchio appena costruito. E' sgradevole dall'esterno, sembra un antico deposito di mattoni assemblati in modo disordinato, tanto da fornire un aspetto estetico, informe e sregolato nelle sue prospettive. Può ospitare 36.000 tifosi la cui maggioranza arriva all'ingresso di malumore, perchè forzata a parcheggiare la macchina in quel di Worchester, distante qualcosa come 15 chilometri. Entrano allo stadio in modo disordinato e prendono posto sulle tribune trangugiando birra. Fischiano e deridono la propria squadra quando sono scontenti e urlano in modo stravagante ogni volta che i loro istinti selvaggi vengono deliziati.
Il Fenway Park è unico: non c'è costruzione al mondo in grado di trasmettere tanto fascino pur possedendo le sue colpe. Come un adulto alle prese con il gioco dei suoi bambini, circondato da una folla rumorosa che lo prende sul serio. L'esterno sinistro è angusto, sormontato dal "Muro" alto 30 metri. E' tanto inquietante da essere soprannominato "Mostro Verde" e si erge ossessivo ad una distanza di circa 90 metri da casa base. E' così vicino che rappresenta la massima tentazione per i battitori destri, i quali si aprono nella loro posizione di battuta con l'intento di colpire in anticipo per ottenere un fuoricampo. Il "Green Monster" è anche la disperazione di tanti battitori autori di grandi legnate che si "schiantano" contro il "Mostro" trasformandole in semplici singoli.
Il Fenway Park è piccolo. E' pazzesco, devi ordinare un biglietto a marzo per una serie contro Baltimore a settembre e trovarti in aprile con i biglietti sulle tribune in alto all'esterno destro. Gli hot-dog sono sempre squisiti e deliziosi, mentre le bevande sono state migliorate per soddisfare i "forti bevitori", parecchi dei quali, entrano allo stadio nascondendo tra gli abiti liquidi ben più "euforici" della birra.
E infine la squadra… ooh!… The Boston Red Sox! Tanti giocatori leggendari, un gruppo in grado di mettere alla prova la pazienza di tutti, dagli ubriachi ai più sobri. Ma, nonostante questi difetti, il Fenway Park è ampiamente assolto in quanto, con rassicurante energia e certezza, parla in favore della vita che numerosi "New Englanders" hanno acquisito dalla nascita all'età adulta. Tralasciamo quella parte di vita che si chiama "maturità", perchè il Fenway è la bellezza, è l'eternità riflessa nello specchio della nostra vita. Forse un giorno chissà, arriverà anche l'età adulta, ma a noi piace così, sempre in crescita. Non c'è limite al magnetismo del Fenway Park. Ammassati sulle tribune c'erano due giovanotti. Entrambi vestivano con un giubbotto e avevano il classico cappellino colorato con la grande "B" di Boston e tutt'intorno al berretto si leggevano i nomi dei giocatori, Rooster, Dewey, Yaz, Pudge, Boomer, Fred, Jim e Rico. Quest'ultimo era "Rico Petrocelli" che quell'anno, nel 1975, giocava terza base quando vennero messi in vendita i cappellini. Il ragazzo più giovane, muscoloso e riccioluto disse che non aveva il biglietto e per procurarsene uno, se ne andò a Cincinnati. Sì, proprio a Cincinnati! Disse alla moglie che quella sera doveva allontanarsi per lavoro, un lavoro che lo tenne lontano per 4 giorni. Il giovane aveva con sé una carta di credito e 300 dollari in contanti. Non avendo effettuato prenotazioni in nessun albergo, dormì in una bettola paragonabile ad una casa per gatti. Vi era un frenetico viavai di gente per tutta la notte tanto da non poter chiudere occhio. Il giorno dopo, subito al Fenway. Davanti allo stadio si vendono i programmi e gli "scorekeeper" delle partite. Il ragazzo li compra tutti per 100 dollari e riceve il giacchetto e il gadget in omaggio. Voleva assistere a tutte e tre le partite. Prima della terza partita fece la stessa cosa energicamente, quasi volesse uccidere la gente, comprò per 50 dollari tutti i programmi rimasti… e oltre al giacchetto questa volta ottenne anche il cappellino! Dopo 4 giorni tornò a casa. Sì, tornò a casa. Per altri 4 giorni la moglie lo fece dormire sul divano. Dio, com'era incazzata!… Dio, se ne è valsa la pena!.
Al Fenway, non è come Los Angeles. All'Ovest il baseball è visto come puro intrattenimento, per Boston la partita è come un certificato di sopravvivenza e di rinascita. È l'eterno e antico paganesimo che avvicina i bostoniani alla squadra, il tutto rinforzato dalle dominanti teologie dell'area circostante che sintetizzano annualmente la parabola della tentazione e della debolezza nel Giardino dell'Eden. Non c'è dubbio che un qualsiasi credente possa comprare un biglietto per il Fenway, perchè il Fenway è il paradiso. Ci sono cattolici, italiani, polacchi, tedeschi… cinesi, calvinisti, protestanti, metodisti, ebrei e giudei, oltre alla chiesa africana episcopale. Insomma, il Fenway Park è il paradiso di tutti e Dio li accomuna. A nulla importa se si appartiene ad un credo apocalittico e pessimista o angelico e speranzoso, il comandamento e la regola teologica è una soltanto:" Let's go Red Sox!"
Un uomo e i suoi 4 bimbi avevano i posti sopra il dug-out della squadra, all'altezza della prima base. I bambini avevano in testa delle imitazioni in plastica dei caschetti che usano i battitori. Odiano i pop-corn e parlano solo di Jim Rice. Odiano i gelati e vogliono l'autografo di Jim Rice. Sono impazienti, perchè aspettano "Fenway Franks", gli hot-dog più buoni pubblicizzati da Jim Rice. Uno di questi bimbi critica energicamente Yaz, perchè quando lui gioca, Rice sta in panchina. Il padre tranquillo sorride e pensa che portare il figlio allo stadio è stato il miglior regalo di compleanno che poteva fare. Il bimbo ha 9 anni, e ne sarebbero passati altri 9 prima di mostrare interesse per la birra (così pensò il padre appoggiando teneramente la mano sulla spalla del pargolo). Poi l'uomo stende il braccio alla sua sinistra coprendo un paio di posti vuoti dimostrando agli altri tifosi, di essere il proprietario di quelle due seggiole. Ed ecco arrivare sua moglie in compagnia della graziosa figlioletta la quale tiene in mano un triangolo di pizza mentre il sugo di pomodoro era sparso qua e la sul bianco vestitino e intorno alla bocca. Nell'altra mano la piccola creatura stringe un pupazzo dei Red Sox il quale aveva un occhio fuori dalla sua sede e ciò provocò qualche lacrimuccia alla bambina. Rincuorandola, il papà la solleva e la fa accomodare in una delle due seggiole libere mentre la mamma con un blazer "rosso Sox" e jeans controlla con un'occhiata i figli per farsi notare.
"Hi Mom" salutano i ragazzi. "Questi sono ottimi posti" dice la donna al marito. "Si, Howard ha fatto una buona scelta". "Devono essere costosi" aggiunge la moglie. "E' ok. Lo dovevo fare per il compleanno di Joy. Poi Howard mi dirà il prezzo". "Ci puoi scommettere!" aggiunge con tono risoluto la moglie. "E' stata una gran bella idea" dice il marito con tono ironico indicando la bambina "quel vestitino si abbina molto bene con la pizza!" "Sono sorpresa che non hai ancora una birra tra le mani" replica stizzita la moglie. "Non ti preoccupare presto l'avrò." aggiunge il marito allontanandosi. Al suo ritorno i Boston Red Sox stavano ultimando il pre-game in difesa e il piccolo Joy dice al padre: "Daddy, quanto pesa George Scott?" "Molto" risponde l'uomo. "E' troppo grasso, ci vogliono tre rimorchiatori per spostarlo!". "Perchè non gli fanno perdere un pò di peso?" replica il bimbo. L'uomo si siede. "Perchè l'unico modo per farlo sarebbe quello di bollirlo, ma non c'è una pentola così grande, e non si può, è contro la legge. O qualcosa del genere… credo!" E comincia a bere la sua birra. Nel frattempo lo speaker annuncia l'ordine di battuta. La donna, sempre con tono civettuolo, rivolgendosi al marito dice: "Non riesci nemmeno a rilassarti alla partita!". Il marito, per un pò non risponde e dopo un altro sorso di birra dice: "Certo, mia cara!". Si dice che un giorno il mondo spezzerà i cuori degli uomini. Ma a Boston sono fortunati, perchè il loro cuore è trafitto tutti i giorni… al Fenway Park.

Il Blog di Beppe Carelli

Informazioni su Beppe Carelli 25 Articoli
Beppe Carelli, nato a Pescara nel 1958, è stato indotto nella Hall of Fame del baseball italiano nel 2008. Ha debuttato in Serie A nel 1975 col Milano e, dopo un intervallo nel Codogno, si è trasferito a Rimini dove ha giocato per ben 18 anni, dal '77 al '94. Ha vinto sei scudetti con i Pirati risultando leader stagionale come media battuta per due volte, fuoricampo (nel 1981 e nel 1993) e come punti battuti a casa. Vanta 116 presenze in Nazionale avendo partecipato a 12 manifestazioni internazionali con due titoli europei e all'Olimpiade di Los Angeles nel 1984. Iniziò la carriera come lanciatore per trasformarsi in esterno e sfruttare appieno la sua potenza di bomber. Nel Mondiale dell'86 in Olanda ottenne una straordinaria media battuta, .478, davanti ai cubani Pacheco e Linares e primeggiò nei punti battuti a casa. Nel 1972 è campione di Europa under 18, nella stessa categoria è il miglior battitore nell'Europeo giocato a Rimini nel 1975. Nel massimo campionato ha ottenuto 1.151 valide, 220 fuoricampo e 926 punti battuti a casa in 873 partite giocate. Collabora con Baseball.it come opinionista per la rubrica "Visto da...".

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