Sono in Olanda, anche se non si direbbe: c'è il sole e mi trattano benissimo. Pensate che mi hanno persino messo a disposizione un'autista, che fra l'altro è fin troppo solerte e ho dovuto sviare con una scusa per andare a mangiare da Mc Donald's da solo; perchè un cronista itinerante ha questa esigenza, ogni tanto. Vi spiego poi il perchè…
Per ora mi chiedo: dov'è finita quell'Olanda da icona del baseball italiano, posto dove piove sempre, ci odiano e sono tutti ubriachi da mattina a sera?
Gli olandesi che vedo io hanno organizzato un torneo bellissimo (non tanto tecnicamente, benchè il livello di gioco sia comunque buono, sto parlando del contorno) e stanno preparando molto bene gli appuntamenti di luglio.
Io dico che è ora di rendersi conto che in Europa ci sono 2 nazioni che giocano a baseball. Una siamo noi, l'altra è l'Olanda. Se non collaboriamo, siamo proprio poco furbi. Loro e noi. Soprattutto noi, in verità. Perchè come facciamo noi (60 milioni, regioni che hanno bel tempo 11 mesi su 12, i due terzi dei luoghi che vale la pena di visitare al mondo) a temere loro (grandi come la Lombardia, freddi quasi sempre, addirittura di qualche metro sotto il livello del mare)? Vuol proprio dire che abbiamo un complesso di inferiorità.
A ben pensarci, su una cosa potremmo farcelo venire, il complesso: i treni.
La puntualità di quelli olandesi è persino offensiva. Prima di quello che dall'aeroporto di Amsterdam mi ha portato a Rotterdam (ore 11.16) ne partiva uno alle 10.54. Io l'ho puntato deciso, l'ho visto arrivare e fermarsi. L'ho visto chiudere le porte alle 10.53 ed ero pronto a gongolare. Ma non è mica vero che, mentre si è avviato, l'orologio digitale della stazione di Amsterdam è scattato e ha segnato le 10.54?
Due precisazioni:
1) Perchè un cronista itinerante ha ogni tanto bisogno di stare da solo. Perchè qui mi continuano a chiedere giudizi di baseball. Ma io non faccio che darne, giudizi di e sul baseball. Tra forum e articoli la mia vita è una partita di baseball. Diteglielo voi agli olandesi: non ho proprio altro da dire rispetto a quello che scrivo.
2) Certo è che se gli stand gastronomici li facessimo noi li riempiremmo un po' meglio. Raccapricciante è soprattutto quello del pesce del Mare del Nord. Gli olandesi, se non state attenti, friggono di tutto. Anche qualche sirena…
Da raccontarvi adesso ho il viaggio.
Iniziato di buon (ottimo, vah…) mattino dallo “Sheraton” di Borgo Panigale (scelta vivacemente contestata dai vertici federali, ma quando si ha un aereo alle 6.20 si prenota l'albergo più vicino all'aeroporto, no?) è incappato in una colazione persa…”sa, apriamo alle 5.20 e la navetta per l'aeroporto parte proprio a quell'ora”…, il viaggio in questione ha vissuto momenti caldissimi nel primo pomeriggio.
Convinto di essere parte dell'Europa unita, il vostro cronista non ha portato nessun riduttore per le prese elettriche. Errore clamoroso, perchè le prese di corrente 'modello UE' noi in Italia non le abbiamo. Stupitevi. Si è stupita anche la ragazza della reception dell'albergo quando le ho chiesto un riduttore: li aveva solo per le prese americane.
Quello che si è stupito di più è il tecnico di una super mega magazzino tutto fatto di cavi, prese, riduttori e cotillons. Tutto aveva, tranne quello che serviva a me (che intanto, con gradi centigradi 16, sudavo).
Ma ho vinto io, comunque. Ho comprato una volgare 'ciabatta' (con la sua bella spina 'modello UE' del cavolo) e l'ho smontata. Ho smontato anche la presa a muro alla quale era attaccata la lampada del mio comodino. E, in men che non si dica, è stata luce.
Adesso speriamo di non beccarmi una scossa da 230 volt (qui ne hanno 10 più di noi, di volt), perchè sarebbe seccante.
Se dell'Europa Unita non sono troppo sicuro, dell'Unità d'Italia finalmente sì.
L'hanno realizzata i taxisti di Roma e Milano. Che non ci sono mai, lasciando spazio agli abusivi. Voi provate ad arrivare a Roma o Milano dalle 9 alle 11 della mattina e ditemi se siete capaci di trovare un taxi.
L'unica cosa che troverete diversa appena giunti nelle 2 metropoli sarà il lessico del taxista abusivo. “Serventassì, dottò” lo sentirete davanti a “Termini”. “Serveuntaxiiiii”, modello centralinista della SIP interpretata da Franca Valeri, è lo 'slang' della metropoli che una ventina d'anni fa era “da bere” e che temo stiamo iniziando a…sudare.
Per chiudere, una lezione di propaganda.
Mi siedo in tribuna a fianco di un tizio con la tuta di Cuba e scopro che è il radiocronista. Lo ascolto per verificare se magari dice qualcosa che posso rivendere a qualcuno di mia conoscenza (ad esempio: “excelente fuego” di un lanciatore che tira forte…questa era gratis) e lo sento che si lancia in un discorso farneticante sull'importanza per “Il popolo cubano” di battere la nazionale degli Stati Uniti.
Nazionale? Ma qui c'è Eastern Connecticut, un College di Terza Divisione che non offre neanche borse di studio. Vuol dire che chi è in campo paga per iscriversi.
Mi vien da dire che la grande vittoria il popolo cubano la celebrerà quando gli racconteranno meno balle. Cosa ne pensate?
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