Dall'inferno al paradiso, la storia di Evan Gattis

Le travagliate vicende del giocatore formatosi alla Texas A&M ma cacciato per colpa della marijuana. Poi i problemi con l'alcool e la rinascita grazie a maestri spirituali. Fino a diventare la rivelazione dell'inizio della stagione 2013

Un ragazzo in tribuna riesce a prendere il fuoricampo battuto dal catcher degli Atlanta Braves, durante una partita contro i Philadelphia Phillies. Una scena usuale su tutti i campi da baseball della Major. Ma diamo un'occhiata da vicino ai personaggi coinvolti: il battitore in questione si chiama Evan Gattis, classe 1986, ed è al suo debutto in grande lega. Il lancio spedito in tribuna era di Roy Halladay, non esattamente l'ultimo arrivato sul monte di lancio. Ed il ragazzo che ha preso la palla ha in testa il cappellino di Texas A&M, l'università da cui Evan Gattis è stato mandato via anni prima per essere risultato positivo alla marijuana. Ironia della sorte? Forse, ma la storia di Evan merita di essere raccontata.
Quando ha lasciato lo sport per la prima volta era il 2004 e non riusciva più a reggere la pressione per la paura di fallire e di non soddisfare le grande aspettative che riponevano su di lui, cercando rifugio altrove. E' passato attraverso le prime cliniche di disintossicazione, fasi di depressione profonda e tentativi personali di superarla. A base di marijuana ed alcool. La luce è sembrata riaccendersi quando il coach di Seminole State lo contattò per offrirgli un'opportunità nella sua squadra. Ma è durata solo 18 mesi, prima che ricominciasse a bere e decidesse di smetterla definitivamente col baseball, magari dedicandosi solo alla sua laurea in Psicologia.
A quel punto la mamma di Evan gli compra un biglietto aereo per un paesino del Colorado, dove vive sua sorella, lui racimola un pò di soldi vendendosi la macchina e trova un lavoro prima in una catena di pizzerie e poi come ascensorista, andando al lavoro in autostop. Dopo 7 mesi circa torna in Texas con il fratello ed entrambi diventano bidelli in una scuola, ma nel frattempo Evan si appassiona a dei maestri spirituali. Trovati su Youtube. Comincia anche ad incontrarli di persona, a parlarci intensamente, si trasferisce in California per seguirne uno in particolare e piano piano trova un suo equilibrio interiore, che lo porta ad un'altra epifania: ricominciare a giocare a baseball.
Gli viene offerta una nuova possibilità da una piccola università del Texas, University of Texas of the Permian Basin (UTPB), dove gioca il suo fratellastro come lanciatore, che intercede per lui con il coach. Gattis non giocava dal 2006, eppure finisce la stagione con una media battuta di .403 e 11 fuoricampo, sebbene sia decisamente sovrappeso. Nel 2010 viene preso dai Braves al 23simo giro dei draft e si infortuna durante lo spring training per essere mandato in qualche squadra delle Minors collegata alla franchigia di Atlanta. La primavera successiva si ripresenta dimagrito e toglie un pò di ruggine dal suo swing, poi approda alla squadra di Rome, nella South Atlantic League. Comincia a migliorare molto anche in difesa, con allenamenti lunghissimi ed è sempre instancabile, tanto da colpire molto il suo coach.
Finchè a 25 anni un osservatore dei Braves rimane colpito dalla potenza del suo swing e dopo averlo seguito con attenzione, decide di dargli una chance, potendo contare su un ingaggio piuttosto basso in proporzione agli altri ed impressionando tutto lo staff durante i suoi primi allenamenti con Atlanta. Ed arriviamo alla stagione di Major League 2013, Braves contro Phillies: eccolo lì Evan Gattis, nel box di battuta davanti ad Halladay, pronto a colpire fuori dal campo la palla che accenderà i riflettori su un'altra storia americana. Una storia di baseball. Il prossimo film di Hollywood sul baseball.

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