Con 3 nazionali in giro, non si sta mica tanto tranquilli.
E' una sofferenza unica, soprattutto perchè ormai mi sono messo una certa idea malsana in testa: c'è della gente che “gufa”. Lo fanno davvero, sapete. Sperano che la nazionale perda e non hanno nemmeno il pudore di ammettere che tifano contro.
Io almeno quando ho tifato contro l'ho sempre denunciato pubblicamente. Ad esempio, lo scorso anno quando c'è stato l'incontro tra Lazio e Inter all'ultima giornata di campionato. E guarda caso, anche quella volta ero in Olanda.
Parliamo degli olandesi: sono tendenzialmente efficienti e le olandesi sono tendenzialmente belle (in un paese multietnico così, ci sono spettacolari combinazioni di geni nordici e caraibici, asiatici e latini). Però non si può dire che siano simpaticissimi.
La specialità degli olandesi è quella di creare piccoli inconvenienti. Loro non si faranno mai compatire lasciando per strada una squadra, ma sono capacissimi di inviare un pulman con meno posti del necessario. Non negheranno mai la parola ad un allenatore o dirigente avversario, ma magari non gli procureranno un interprete. Non ammetteranno che non gradiscono giornalisti italiani alle conferenze stampa, ma inizieranno a parlare in olandese tra di loro.
C'è però un giornalista italiano che può fregarli, a volte. In piena intervista di Riley Legito, antillano che non parla benissimo l'olandese, il vostro cronista itinerante (che qualcosa capisce, pur non essendo in grado di comunicare in quella lingua gutturale) si è sporto verso un collega locale per dire: “Ma mi sbaglio o Legito non parla bene la vostra lingua?”. Stupore e dispetto: avevo ragione. Nelle Antille ci provano a insegnare olandese a scuola, ma in realtà fuori dalla scuola (ammesso che nei Caraibi la frequenza alle lezioni scolastiche sia la stessa dei Paesi Bassi) i ragazzi parlano la lingua locale, che ricorda più che altro lo spagnolo.
Così, mi è toccato gentilmente far notare che La Fera sta ad un Italiano quanto un Antillano sta ad un olandese. Entrambi sono pienamente legittimati a giocare per le rispettive nazionali, ma non sono atleti prodotti dal vivaio italiano o d'Olanda. E' un fatto e non c'è bisogno di girarci troppo attorno.
Semmai, si potrebbe notare che almeno non esiste una nazionale degli “Italiani d'America”, come invece esiste quella delle Antille Olandesi. Con che criterio alcuni atleti giocano per le Antille e altri per la Casa Madre?
Comunque, ai bei tempi (Mondiale del 1986) battevamo sia colonizzatori che colonia e sarebbe in effetti opportuno ricominciare da lì quanto prima.
Da domenica ho un nuovo idolo, anzi due. Uno è il Sindaco di Saronno Avvocato Gilli, che durante la presentazione del Campionato è riuscito a salutare tutte e 17 le delegazioni ospiti nella loro lingua madre, compresi il Greco, il ceco e l'Ebraico. “Prestazione papale”, mi è scappato detto al microfono durante la presentazione ufficiale, regolarmento officiata dal sottoscritto (ormai onestamente onnipresente) con tanto di sole in faccia e temperatura non inferiore a quella della superficie di Mercurio esposta al sole.
L'idolo degli idoli resta però il presidente del Caronno Giorgio Turconi, che dopo la presentazione si è rapidamente liberato di giacca e cravatta, ha imbracciato la chitarra ritmica e, accompagnato dal fratello e virtuoso chitarrista solista, ha trascinato il suo gruppo ad un concerto rock fatto di 'cover' celeberrime ('Like a rolling stone' di Bob Dylan, 'Born to run' di Bruce Springsteen le prime che mi vengono in mente) e di auto produzioni.
Come sempre mi accade quando ascolto musica dal vivo, mi sono un po' estraniato. Mentre le atlete di diverse nazionali ballavano assieme ai loro allenatori, la mia mente pensava ai tortelli di erbette degustati assieme ai vertici federali a Parma, nel punto di ristoro del “Torneo Città di Parma” organizzato dallo Junior. E pensavo che baseball e softball italiani sono capaci di cose alte e interessanti, ingegnose e divertenti. Al punto che non mi spiego la sopravvivenza di certe sacche di resistenza di un mondo del baseball (e del softball) nel quale ognuno pensa ad annaffiare le tre piantine che ha nell'orto di casa, sparando qualche volta sulla Federazione in maniera pretestuosa, coltivando un unico talento: quello di ricercare un colpevole comunque, non si sa mai. Perchè un colpevole ci vuole, se no poi c'è il rischio che sia colpa nostra.
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