Bentornato Mr. Morgan!

Marco Borri ci ha inviato una nota sul ritorno in Italia di uno dei piu´ grandi manager della Nazionale degli anni70. La pubblichiamo cogliendo l´occasione per ringraziare Marco del contributo

Arriverà in Italia nei prossimi giorni, per un soggiorno turistico di circa tre settimane, l’ex allenatore della Nazionale di Baseball Chet Morgan.
74 anni, originario del Texas, un trascorso da giocatore professionista di grandi aspettative che mancò la Major League solo per un infortunio alla mano, nel 1969 venne chiamato da Bruno Beneck alla guida della Nazionale e rimase nell’incarico per quattro anni, partecipando agli Europei del 1969 in Germania, ai Mondiali del 1970 in Colombia, di nuovo agli Europei del 1971 in Italia ed ai Mondiali del 1972 in Nicaragua. In realtà Chet Morgan era giunto in Italia qualche anno prima, nel 1967 a Parma, dove allenò per alcune stagioni; sotto la sua guida emersero talenti e si formarono alcuni di quei giocatori che avrebbero poi fatto grande la squadra negli anni ’70.
Molto tempo è trascorso da allora, ma l’impronta lasciata da Chet Morgan sul nostro baseball è talmente profonda che ancora oggi, se avete occasione di parlare con giocatori che lo hanno avuto come coach, viene da meravigliarsi su quanto breve sia stato il suo incarico alla guida della Nazionale. In effetti, da quel momento in poi ebbe inizio la lunga stagione degli Italiani d’America che ha accompagnato la Nazionale fino ai giorni nostri.

Racconta Giorgio Castelli, uno dei numerosi talenti lanciati da Morgan prima nel club e quindi in Nazionale: ‘Devo molto a Morgan, è lui che mi ha valorizzato. Ho di lui tanti buoni ricordi sin da quando, nel ’68, lui era allenatore a Parma; ogni giorno andavo al campo due/tre ore prima dell’orario di allenamento per sottopormi alla sua cura tecnica. Coach di formidabile statura sia teorica che pratica, capace di illustrarti ogni dettaglio della teoria per poi replicare le stesse cose mettendole in pratica sul campo da gioco. Certamente un uomo austero, dal comportamento sempre corretto e professionale, di profonda integrità morale, per taluni forse un tantino freddo e distaccato. Non rammento averlo mai visto accettare un compromesso, ma al tempo stesso non rimproverava mai pubblicamente i suoi giocatori e sapeva assumersi le proprie responsabilità, come dopo la finale europea del ’71 persa contro l’Olanda, quando dinanzi alla squadra ammise di avere forse sbagliato qualche mossa. Nel complesso un uomo di baseball di altra categoria, ben al di sopra di tanti altri coach stranieri che ho conosciuto nella mia carriera.”

Dice di lui Giulio Glorioso, lanciatore azzurro attraverso tre decenni: ‘Un professionista e un vero leader anche in situazioni difficilissime come i Mondiali 1970 in Colombia (dove fra l’altro battemmo 6-2 l’Olanda e venimmo titolati dai giornali locali ‘I migliori d’Europa”) e soprattutto la campagna di 46 giorni del 1972 in Nicaragua, con una rosa giocatori afflitta da malanni e dalla nostalgia di casa. Sono orgoglioso di essere stato in campo ai suoi ordini. Un ricordo ? La faccia di Chet quanto Beneck ci convocò in federazione alla vigilia degli Europei 1971 per comunicarci l´arrivo in Italia del lanciatore Frank Campisi, "il Fiasconaro del baseball".

Parole significative anche da Alberto ‘Toro” Rinaldi, che lo ha avuto come coach sin dagli anni ’60 a Parma: ‘Credo che Chet Morgan sia stato l’unico coach americano a capire il baseball italiano, un lavoratore instancabile e di grande qualità tecnica, ha portato da noi metodi di allenamento altamente professionali. Come giocatore si diceva che negli Stati Uniti lo accostassero a Joe DiMaggio in difesa e al nuovo Ted Williams in battuta. Gli sono enormemente grato anche dal punto di vista privato, essendo stati Mr. and Mrs Morgan le persone che mi hanno fatto conoscere mia moglie. Per me Chet è uno di famiglia, quasi un consuocero.”

Beppe Massellucci, attuale CT del Club Italia-Under 21 e che Morgan portò in Nazionale a 19 anni: ‘Il ricordo di Chet Morgan mi è particolarmente caro anche perchè affonda le radici nella mia gioventù. Da lui fui chiamato a partecipare al Campionato Mondiale che si svolse in Nicaragua, e subito dopo ad un torneo che si tenne a Stanford, negli Stati Uniti; di questo torneo vorrei ricordare un episodio che, a chiudere gli occhi, mi sembra successo ieri. In un giorno di pausa, Chet Morgan ci accompagnò tutti ad assistere a una partita allo Yankee Stadium, che i più fortunati di noi avevano visto solo in qualche foto. Incontrammo, gentilissimo, Phil Rizzuto, all´epoca uno degli speakers degli Yankees, e con lui visitammo tutta la clubhouse. Credo che per noi giovani dell´epoca sia stato come andare, oggi, sulla Luna. Ma quello che non dimenticherò mai è la faccia irata di Chet, seduto poche file più avanti, che, sentendoci ridacchiare durante la partita, si era girato di scatto verso di noi, ‘osservate bene e imparate, perchè si impara solo da chi è più bravo di noi’. Parole quanto mai di stringente attualità. Di questo, e di tanti altri insegnamenti, vorrei dire grazie a Chet.”

Nel corso del suo soggiorno in Italia e compatibilmente con gli impegni già assunti, Chet Morgan ha dato la propria disponibilità a tenere alcuni clinics. Uno di questi dovrebbe aver luogo ai primi di Novembre a Roma. C’è da augurarsi che il nostro Baseball si ricordi concretamente di questo competente e serio professionista e che la sua presenza nel nostro Paese non trascorra nell’indifferenza.

Marco Borri

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