Si poteva fare di più

L'Italia non ha centrato la qualificazione alla seconda fase del Mondiale, ma non tutto è da buttare. Anzi.

Mentre i quarti di finale del Mondiale prenderanno il via, l'Italia lascerà il sole dei Caraibi per fare rotta verso l'autunno del nostro continente. Il Mondiale chiude una stagione azzurra impegnativa come non mai e anche abbastanza sofferta. Ci sarà tempo e modo per disquisire su questo 2003, che nelle intenzioni della Federazione è un vero e proprio “anno zero”, ma ora è giusto concentrarsi sulla manifestazione appena conclusa.

Commentare un torneo nel quale si perdono 5 partite su 6 e definirlo “positivo” rischia di dare l'impressione che si stia facendo propaganda della più becera. D'altra parte, sarebbe quanto meno ingiusto dimenticare che 2 delle sconfitte sono arrivate con appena un punto di scarto e 2 con solo 2 lunghezze di differenza.
Ripartiamo dunque da un concetto a me personalmente molto caro. Dissi 2 anni fa a Taiwan che un Mondiale sarà positivo quando l'Italia uscirà senza commettere errori decisivi e con la consapevolezza di aver dato il massimo. In questo senso, il Mondiale 2003 non è positivo. Gli errori sono costati le partite col Canada e Taiwan e dopo aver analizzato almeno 10 volte la partita col Nicaragua, sono personalmente giunto alla conclusione che anche quella gara poteva essere giocata meglio in difesa. Non che contro i centro americani si siano visti errori clamorosi, ma le “piccole cose” non hanno funzionato a dovere. Va da sè che se l'Italia avesse vinto anche solo le partite con Taiwan e Canada il bilancio della competizione sarebbe molto diverso.

Resto quindi dell'idea che la difesa è il nostro principale problema e credo che lo staff tecnico azzurro debba esaminare seriamente questo aspetto. Nel nostro baseball spesso si liquidano i ricorrenti errori con la “scarsa attitudine a giocare a certi livelli”. E' una motivazione 'nobile' e che mette tutti a posto, ma credo che quando gli errori si fanno ricorrenti sia anche una spiegazione di comodo. Osservando le nostre squadre giocare, si nota che in ruoli decisivi sono utilizzati atleti di talento e doti fisiche notevoli, ma con fondamentali estremamente modesti. Non è un caso se il catcher e l'interbase titolari della nazionale sono atleti 'importati' e l'esterno centro è una vera e propria invenzione dello staff tecnico azzurro. Per fare il salto di qualità il baseball italiano deve andare incontro ad una decisa rivoluzione culturale. Sarà un processo doloroso, che metterà in discussione molte posizioni oggi acquisite, ma che è stato avviato e ormai appare irreversibile.

Che l'attacco non sarebbe stato il nostro punto di forza lo si poteva supporre fin da quando Liverziani, Frignani e Ramos hanno rinunciato alla convocazione, ma che battitori di primo piano del nostro campionato come Schiavetti, Rosado e Dallospedale facessero completamente cilecca davvero non era prevedibile. Se al rendimento insufficiente di questi giovani campioni aggiungiamo la malattia che ha tolto dal campo Chiarini per le ultime 2 gare, ci rendiamo conto del fatto che in campo è andato un potenziale bel lontano dal nostro migliore. Per non parlare del fatto che il Nicaragua (con Sevilla), la Corea (con Lee Yae Young) e Cuba (con Vera e Lazo) ci hanno affrontati con lanciatori che sono di parecchio superiori alla media dei pitcher che circolano in Italia.
Con questo non voglio rifare discorsi su “attitudine” e “abitudine” che come avrete capito trovo tutto sommato stucchevoli, ma semplicemente constatare che tra noi e questi paesi c'è ancora un certo gap tecnico.

Chi è andato bene, per non dire benissimo, è il settore lanciatori. Che come l'attacco soffriva di assenze non da poco (rispetto alla Qualificazione Olimpica: Vigna, Censale, Nava, Nyari e Milano). Lo dimostrano i punti subiti se paragonati alle manifestazioni di livello mondiale degli ultimi 10 anni. Giusto per curiosità, vi propongo un riepilogo dei risultati ottenuti contro le stesse squadre:
1993, Coppa Intercontinentale Cuba 0-12; Nicaragua 1-3; Corea 2-12
1994, Mondiale Cuba 1-14; Nicaragua 6-14; Corea 2-13; Taipei 12-9
1995, Coppa Intercontinentale Corea 3-6
1996, Olimpiadi Corea 2-1, Nicaragua 2-7, Cuba 6-20
1997, Intercontinentale Cuba 3-6, Nicaragua 5-7
1998, Mondiale Cuba 0-20, Corea 2-8, Nicaragua 1-5
1999, Intercontinentale Taiwan 3-7, Cuba 2-14, Corea 3-1
2000, Olimpiadi Corea 2-10, Cuba 5-13
2001, Mondiale Taiwan 1-6, Corea 0-10, Nicaragua 2-5
2002, Intercontinentale Taiwan 4-14, Corea 0-5, Cuba 0-11

I pitcher azzurri si sono presentati al Mondiale in ottime condizioni atletiche e questo può aver fatto la differenza.
Un piccolo appunto allo staff lo si può semmai fare sulla rotazione. Se l'obbiettivo era qualificarsi, Marchesano (il nostro numero uno) avrebbe dovuto lanciare 2 scontri diretti. Ad esempio, la seconda gara del torneo con Nicaragua e l'ultima con la Corea. Ovviamente, non esiste controprova che una scelta del genere avrebbe cambiato qualcosa.

Concludendo, l'obbiettivo di breve periodo è avere una nazionale che non debba più soffrire rinunce e che possa rendere al massimo. Il presidente Fraccari lo ha garantito: “Faremo di tutto per mettervi nelle migliori condizioni possibili”. Il resto tocca ovviamente agli atleti, che restano i primattori.

Dall'esterno noi (intesi come appassionati e addetti ai lavori) possiamo comunque aiutare a fare la differenza. Ad esempio, cominciando a digerire il concetto che in nazionale devono andare i migliori, indipendentemente dal luogo di nascita e dalla squadra di appartenenza.

Informazioni su Riccardo Schiroli 1199 Articoli
Nato nel 1963, Riccardo Schiroli è giornalista professionista dal 2000. E' nato a Parma, dove tutt'ora vive, da un padre originario di Nettuno. Con questa premessa, non poteva che avvicinarsi alla professione che attraverso il baseball. Dal 1984 inizia a collaborare a Radio Emilia di Parma, poi passa alla neonata Onda Emilia. Cresce assieme alla radio, della quale diventa responsabile dei servizi sportivi 5 anni dopo e dei servizi giornalistici nel 1994. Collabora a Tuttobaseball, alla Gazzetta di Parma e a La Tribuna di Parma. Nel 1996 diventa redattore capo del TG di Teleducato e nel 2000 viene incaricato di fondare la televisione gemella a Piacenza. Durante la presentazione del campionato di baseball 2000 a Milano, incontra Alessandro Labanti e scopre le potenzialità del web. Inizia di lì a poco la travolgente avventura di Baseball.it. Inizia anche una collaborazione con la rivista Baseball America. Nell'autunno del 2001 conosce Riccardo Fraccari, futuro presidente della FIBS. Nel gennaio del 2002 è chiamato a far parte, assieme a Maurizio Caldarelli, dell'Ufficio Stampa FIBS. Inizia un'avventura che si concluderà nel 2016 e che lo porterà a ricoprire il ruolo di responsabile comunicazione FIBS e di presidente della Commissione Media della Confederazione Europea (CEB). Ha collaborato alle telecronache di baseball e softball di Rai Sport dal 2010 al 2016. Per la FIBS ha coordinato la pubblicazione di ‘Un Diamante Azzurro’, libro sulla storia del baseball e del softball in Italia, l’instant book sul Mondiale 2009, la pubblicazione sui 10 anni dell’Accademia di Tirrenia e la biografia di Bruno Beneck a 100 anni dalla nascita. Dopo essere stato consulente dal 2009 al 2013 della Federazione Internazionale Baseball (IBAF), dal giugno 2017 è parte del Dipartimento Media della Confederazione Mondiale Baseball Softball (WBSC). Per IBAF e WBSC ha curato le due edizioni (2011, 2018) di "The Game We Love", la storia del baseball e del softball internazionali.

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