Finalmente abbiamo saputo che molto verosimilmente in campo qualcuno ci andrà, a dispetto del coronavirus. Speriamo con il pubblico sugli spalti. Il 2020 però, intanto, diventato un anno un po’ (eufemismo!) così. Ci poteva stare di tutto e pure il suo esatto contrario.
Per me l’importante era sui diamanti tornassero guanti, palle e mazze, e non gli sterpi e le erbacce. Magari la formula della serie A1 poteva anche quella proposta dal Collecchio: girone unico, andata e ritorno, due partite a settimana su 9 riprese, niente incontri infrasettimanali. Ma fondamentale è riprendere.
Poi c’è la canea scatenata sul social, da qualche integralista, a proposito degli incontri su 7 inning. Apriti cielo: il baseball è baseball solo se resta quel che è sempre stato! Questa la sentenza. Ma le stesse cose le ho lette a proposito del volley quando fu abolito il cambio palla o introdotto il sesto uomo, del tennis quando fu decisa l’adozione del tie-break. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Certo ambiti diversi. Ma il presidente della WBSC, Fraccari, ha da un po’ in testa l’idea. E penso che in questo caso il coronavirus possa essere un’opportunita per provare. Non dimentichiamo che la MLB aveva programmato una serie di “prove” e che per la stagione 2020, proprio per il Covid-19, ha cambiato drasticamente alcune regole, quanto a format, al DH in tutte le partite di entrambe le leghe, ma soprattutto proprio con l’introduzione del famigerato tie-break (con uomo in seconda), dal 10°, in tutta la regular season (e ipotizzato il doppio incontro sui sette inning).