Occhi gonfi (per chi ha voluto a tutti i costi seguirla in diretta), emozioni a non finire, spettacolo garantito. La All Star Game 2005 di Detroit non delude le aspettative e dopo aver alzato il sipario tra luci, applausi e flash si comincia a fare sul serio. E’ uno scontro tra gli assi dell’American e quelli della National League, ovvero tra gli uomini di Terry Francona e quelli Tony La Russa, manager che avevano condotto rispettivamente Boston e St. Louis a disputare le scorse World Series.
Gli equilibri vengono rotti al secondo inning quando John Smoltz, subentrato sul monte a Chris Carpenter, concede un solo homer a Miguel Tejada. Incapace di reagire la National subisce altri due punti al terzo (Oswalt sul monte) ed altrettanti al quarto inning contro Hernandez.
Clemens frena per un attimo la corsa della AL al quinto senza concedere neanche una valida ma le mazze degli uomini di Francona sono ancora calde e al sesto inning Teixeira sfodera un home-run da due punti che porta il parziale sul 7-0 in favore della AL.
La risposta della NL arriva finalmente a partire dal settimo inning. Il fuoricampo da due punti di Andruw Jones su Kenny Rogers, subentrato a Jon Garland, suona la carica alla selezione guidata da La Russa che tentano una rimonta quasi impossibile. Dopo aver racimolato un altro punticino all’ottavo le speranze della National si infrangono sulla freddezza glaciale del solito Mariano Rivera, subentrato ad un B.J. Ryan che aveva concesso altri due punti agli avversari.
Il 7-5 finale consolida l’imbattibilità dell’American League che agguanta la terza vittoria consecutiva: la National non vince dal 1996, era riuscita a strappare un pareggio nel 2002.
Straordinaria è stata anche la sfida a distanza tra Terry Francona e Tony La Russa, una sorta di rivincita delle finali dello scorso anno quando i Cardinals rimediarono un sonoro 4-0 dai Red Sox. Per il momento è ancora l’allenatore dei Red Sox a sorridere ma la sensazione è che i due torneranno probabilmente ad affrontarsi anche nelle prossime post-season. Il confronto quindi è tutt’altro che concluso.
La All Star Game, va anche ricordato, che non è una sfida fine a sé stessa. Dopo il pareggio del 2002, infatti, per dare un po’ più di valore alla ‘Midsummer Classic, si è deciso di dare il vantaggio di giocare le eventuali gare 6 e 7 delle World Series in casa della squadra la cui lega conquisti la All Star Game. Anche quest’anno, quindi, ne trarrà beneficio chi vincerà il ‘pennant della American League.
MVP della 76esima edizione della All Star Game è stato nominato Miguel Tejada, grazie anche al suo fuoricampo al secondo inning. L’interbase dei Baltimore Orioles sta vivendo un anno a dir poco brillante. La sua attuale media battuta è di .329 (se la stagione si chiudesse adesso sarebbe la più percentuale in carriera), con 19 home run e ben 62 punti batuti a casa ed è tra i protagonisti dello splendido campionato che gli O’s stanno disputando.
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