Quando l'Italia vince e i mezzi pubblici non tradiscono

Prime gioie olimpiche, dal punto di vista sportivo e logistico. Ma a baseball in 2 nella stessa partita non si vince

Come commento alla vittoria dell'Italia su Taiwan, posso solo dire che sono contento di non aver seguito la partita dalla tribuna stampa, perchè avrei rischiato di farmi revocare il tesserino.
Ho urlato come un matto, raggiungendo l'apice quando ho dato un 'high five' (di sinistro) al signor Massimino Lorenzo (padre di Anthony, che fra l'altro compiva 25 anni quel giorno: quale miglior modo per festeggiare?) e gli ho quasi staccato la mano.
Avevo chiesto agli azzurri di uscire tra gli applausi, mica di farmi salire la pressione a 250 giocando la più bella partita che io ricordi disputata dalla nostra nazionale (il che, non significa "la più bella in assoluto", stiano tranquille le vecchie glorie permalose…).

Avevamo già battuto Taiwan: il 2 settembre 1973 a Bologna (7-5), il 18 settembre 1974 a St. Petersburg (6-3), il 3 giugno 1992 a Nettuno (9-8), il 10 agosto 1998 a Managua (12-9), il 5 e l'8 marzo 1996 a Taiwan (10-3 e 10-9) ma mai con i professionisti in campo (1-6 al Mondiale di Taiwan nel 2001, 4-14 alla Coppa Intercontinentale a Cuba nel 2002 e 4-5 al Mondiale a Cuba nel 2003) e mai all'Olimpiade (0-10 a Los Angeles nel 1984 e 2-8 a Barcellona nel 1992). Aggiungo anche che gli azzurri per la prima volta hanno battuto un lanciatore di Grande Lega, quel Chang Chih Chia che è una star in Giappone con i Seibu Lions, e una squadra che puntava senza mezzi termini all'oro olimpico, che Taiwan non ha mai conquistato in nessuno sport.
Insomma, l'Italia di Faraone ha scritto un pezzo di storia.

Diciamolo, è una vittoria che ci voleva. Immagino non sembrasse vero alla popolazione di avvoltoi che descrive ampi cerchi attorno al baseball italiano di vedere una nazionale perdere sempre e, oltretutto, con un giocatore squalificato per doping. Per di più, un famigerato "oriundo". Ma era troppa grazia. E infatti è arrivata una vittoria che dice, e non ci sono discussioni al riguardo, che questa nazionale è in grado di esprimere un elevato livello di gioco. Vogliamo avere il coraggio di dire bravi agli azzurri e a chi li porta in campo, per una volta?
Non cancella lo shock del caso Francia, però, questo è chiaro a tutti. Una vicenda che è in mano alla Procura anti doping che, secondo la normativa vigente, trarrà le conclusioni del caso.

Lascia Atene la nazionale di softball. Lo fa con un record (1 vittoria e 6 sconfitte) che non è certo quello che ci si aspettava. Lo fa anche con ben 4 sconfitte subite con un punto di scarto (1-0 da Canada, Taiwan e Giappone; 2-1 dalla Grecia) il che se non rappresenta un record ci va molto vicino.
Vale poco dire che "siamo vicini alle migliori". Lo sapevamo già. Però va reso onore alle azzurre di aver disputato partite eccellenti. Io ero allo stadio per Italia-Giappone e ho visto le azzurre giocare magistralmente in difesa, completare un out a casa, tuffarsi per prendere palle che sembravano impossibili e riuscirci.
No, l'Italia di softball non merita funerali nè tanto meno rimproveri. Merita credito per aver dimostrato di appartenere allo stesso mondo nel quale proliferano veri e propri fenomeni come la giapponese Ueno (lancia a 72 miglia orarie, disumana: pensate che Spediacci arriva a 63, verificate quanti strike out ottiene in Italia e fate un parallelo….). Merita anche che si provi un po' di disappunto, certo. Bastava così poco, in fondo. Ma la direzione giusta è stata intrapresa.

Ormai mi muovo splendidamente per Atene. Dopo che il primo giorno ho impiegato 2 ore dalla mia attuale residenza ad 'Helliniko', sono sceso ad una avendo trovato una spettacolare combinazione di 2 autobus e 2 linee di metropolitana. Da oggi, infine, avrò anche trovato l'equilibrio economico. Ho infatti scoperto che il biglietto del primo autobus mi dà accesso illimitato alle linee di metro. Atene è nelle mie mani.

Un appunto agli organizzatori. La canzoncina 'Take me out to the ball game' è stata corretta e la strofa finale fa "root for both teams, if they don't win it's a shame" (ovvero: "tifa per entrambe le squadre, se non vincono è un peccato").
Ora, capisco che De Coubertin sarebbe stato contento di questa trovata, ma come fanno a vincere tutte e due? Io nello sport ero al massimo arrivato a sperare che perdessero le 2 squadre che giocavano. Mi è accaduto tutto le volte che ho visto in campo Inter e Juventus nel calcio.

Informazioni su Riccardo Schiroli 1199 Articoli
Nato nel 1963, Riccardo Schiroli è giornalista professionista dal 2000. E' nato a Parma, dove tutt'ora vive, da un padre originario di Nettuno. Con questa premessa, non poteva che avvicinarsi alla professione che attraverso il baseball. Dal 1984 inizia a collaborare a Radio Emilia di Parma, poi passa alla neonata Onda Emilia. Cresce assieme alla radio, della quale diventa responsabile dei servizi sportivi 5 anni dopo e dei servizi giornalistici nel 1994. Collabora a Tuttobaseball, alla Gazzetta di Parma e a La Tribuna di Parma. Nel 1996 diventa redattore capo del TG di Teleducato e nel 2000 viene incaricato di fondare la televisione gemella a Piacenza. Durante la presentazione del campionato di baseball 2000 a Milano, incontra Alessandro Labanti e scopre le potenzialità del web. Inizia di lì a poco la travolgente avventura di Baseball.it. Inizia anche una collaborazione con la rivista Baseball America. Nell'autunno del 2001 conosce Riccardo Fraccari, futuro presidente della FIBS. Nel gennaio del 2002 è chiamato a far parte, assieme a Maurizio Caldarelli, dell'Ufficio Stampa FIBS. Inizia un'avventura che si concluderà nel 2016 e che lo porterà a ricoprire il ruolo di responsabile comunicazione FIBS e di presidente della Commissione Media della Confederazione Europea (CEB). Ha collaborato alle telecronache di baseball e softball di Rai Sport dal 2010 al 2016. Per la FIBS ha coordinato la pubblicazione di ‘Un Diamante Azzurro’, libro sulla storia del baseball e del softball in Italia, l’instant book sul Mondiale 2009, la pubblicazione sui 10 anni dell’Accademia di Tirrenia e la biografia di Bruno Beneck a 100 anni dalla nascita. Dopo essere stato consulente dal 2009 al 2013 della Federazione Internazionale Baseball (IBAF), dal giugno 2017 è parte del Dipartimento Media della Confederazione Mondiale Baseball Softball (WBSC). Per IBAF e WBSC ha curato le due edizioni (2011, 2018) di "The Game We Love", la storia del baseball e del softball internazionali.

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