Marco Screti, arbitro olimpico

Sarà l'unico direttore di gara italiano ad Atene

Manca solamente che Marco Screti, arbitro di Nettuno, vada ad arbitrare in major league e poi veramente si può dire che il "palmares" è pieno. La settimana scorsa sono stati resi i noti i nomi dei direttori di gara del torneo olimpico di Atene del prossimo agosto, e l'unico italiano è lui. 39enne di Nettuno, ha iniziato ad arbitrare da giovanissimo ma ha già alle spalle un'esperienza invidiabile.
"Penso che le Olimpiadi rappresentino una sorta di premio alla carriera, anche se in questo ambiente posso essere considerato ancora giovane, Atene rappresenta la massima aspirazione per chi fa l'arbitro in Italia. Non posso di certo nascondere di essere soddisfatto di questa chiamata".
Quasi venti anni dietro al piatto, dopo l'inizio nelle categorie giovanili c'è stata tanta serie A. Cominciò a diciassette anni, senza patente si recava ai campi con il treno. Nel 1993 in occasione di una coppa Ceb si ritrova quasi per caso internazionale, la nomina ufficiale arrivò poi nel '95. Intercontinentali, Europei, tre mondiali (uno juniores in Canada, uno seniores a Taiwan e quello del 1998 in Italia), coppe e coppette varie. Non manca veramente nulla. O meglio, come dicevamo, manca solamente la major league.
"Ma andare lì non è possibile, sono professionisti e noi no. Piuttosto adesso, con i rapporti che si sono creati con la nostra associazione ci si può recare negli states verso marzo e aprile, e arbitrare qualche partita di college. Era quello che avevo intenzione di fare questa primavera, poi l'intento è saltato.
Per arbitrare effettui una preparazione particolare?
"Effettuo sicuramente una preparazione, tutti gli anni quando si avvicina il periodo del campionato vado a correre. E per così dire sfrutto gli allenamenti del Nettuno. Nel senso che se c'è un lanciatore che fa bullpen, o qualche amichevole in famiglia, ne approfitto per cominciare a vedere qualche lancio da dietro casa base e riabituare l'occhio".
I tuoi grandi maestri, quali sono stati?
"Uno è con me tutte le settimane ed è Sante De Franceschi, da lui ho imparato praticamente tutto e quest'anno festeggia quaranta anni di arbitraggio, il maestro di tutti gli arbitri a Nettuno però è stato Franco Faraone. Quando ho iniziato lui già svolgeva attività federale e si muoveva come osservatore per i campi, ma posso dire che la sua presenza la si sentiva moltissimo".
E a livello formativo, dove si impara ad arbitrare?
"Gli inizi sono fondamentali, l'attività giovanile è cruciale nella formazione di un direttore di gara. A Nettuno siamo fortunati perché oltre ad una grande attività giovanile, sono anche partite molto importanti e molto sentite. Ad inizio carriera mi è capitato di dirigere uno spareggio della categoria Ragazzi, tra Nettuno e San Giacomo, davanti a circa un migliaio di persone. Si impara ad arbitrare sotto pressione, e prima lo si fa meglio è".
C'è una situazione della carriera che tu ricordi in particolare?
"Posso ricordare la cosa più difficile che mi è capitata, un aneddoto. In un Rimini – Parma di play off, al nono con Fochi in battuta, ci fu una richiesta di tempo da parte del dug out del Rimini, io provai ad interrompere il gioco ma tra le grida della folla e la pioggia che in quel momento cadeva non riuscii ad essere ascoltato. Fochi rimase strike out, dopo l'intervento del manager del Parma e le spiegazioni di rito la gara venne ripresa allo stesso punto di prima e Fochi battè un home run. "Fortunatamente" al nono il Rimini segnò tre punti per la vittoria e quel malinteso divenne completamente ininfluente ai fini della partita".
Quando è più facile, quando è più difficile arbitrare?
"Se la partita è stretta nel punteggio, ogni fase diventa decisiva e in questo modo occorre attenzione dal primo all'ultimo lancio, dalla prima all'ultima chiamata. Se c'è una squadra che invece ha acquisito un certo vantaggio, allora anche un semplice calo di tensione, che può comunque esserci, non diventa così determinante".
L'ultima domanda, un parere su questo campionato.
"Vedo partite molto strette, risultati bassi, gare sempre combattute. Sarà incerto sino all'ultimo".

Informazioni su Mauro Cugola 546 Articoli
Nato tre giorni prima del Natale del 1975, Mauro è laureato in Economia alla "Sapienza" di Roma, ma si fa chiamare "dottore" solo da chi gli sta realmente antipatico... Oltre a una lunga carriera giornalistica a livello locale e nazionale iniziata nel 1993, è anche un appassionato di sport "minori" come il rugby (ha giocato per tanti anni in serie C), lo slow pitch che pratica quando il tempo glielo permette, la corsa e il ciclismo. Cosa pensa del baseball ? "È una magica verità cosmica", come diceva Susan Sarandon, "ma con gli occhiali secondo me si arbitra male". La prima partita l'ha vista a quattro mesi di vita dalla carrozzina al vecchio stadio di Nettuno. Era la primavera del '76. E' cresciuto praticamente dentro il vecchio "Comunale" e, come ogni nettunese vero, il baseball ce l'ha nel sangue.

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