Giampiero Faraone mi osserva attento, quando gli chiedo che scopo ha la trasferta.
Raccoglie le idee e poi risponde: Io e il mio staff stiamo lavorando per il 2003. Quindi, vogliamo dare un’occhiata a ragazzi che possono far parte della squadra che cercherà di qualificarsi per le Olimpiadi.
Possiamo quindi dire che questa è una nazionale sperimentale? Certamente sì. Così si spiega la presenza di tanti giovani. Va detto anche che qualche rinuncia l’abbiamo avuta, qualcun altro non abbiamo bisogno di vederlo a questo punto della stagione.
Insomma, il gruppo è in alto mare
Mi fa piacere sentire la parola ‘gruppo’. E’ il primo obbiettivo che io e il mio staff abbiamo: formare un gruppo. Intanto, prendiamo atto del fatto che questa trasferta fa bene al baseball italiano. Aiuta a dare fiducia e obbiettivi a questi ragazzi. Speriamo che li aiuti ad avere fiducia anche un maggiore utilizzo in campionato, ma questo non dipende da me.
Parliamo nei dettagli. Convocherai gli italiani che giocano in America? Anche questo non dipende da me. Se sono sotto contratto, dobbiamo ottenere il permesso delle società per cui giocano.
Siamo alla parola magica: ‘oriundi
Io non ho preclusioni, verso gli italiani residenti all’estero. Diciamo che non aveva senso convocarne qui. Piuttosto, aspetto le indicazioni del campionato, perfettamente consapevole che sul monte di lancio abbiamo bisogno di rinforzi.
Al contrario del settore interni, mai così coperto
Ma stiamo bene anche come esterni
onestamente, in battuta e difesa non mi lamento. Mi sento coperto.
Il ruolo di esterno centro non offre molte alternative a De Franceschi
Forse no, ma finchè De Franceschi fisicamente sta come un ragazzino e ha anche l’entusiasmo di un ragazzino, non mi preoccupo.
Dietro casa base? Sotto osservazione ho Landuzzi e Malagoli che sono qui, ma anche Baldacci e Gasparri. Anche in questo ruolo l’esperienza di un italiano residente all’estero potrebbe far comodo.
Dando un’occhiata in prospettiva, con un posto solo per le Olimpiadi qualificarsi sarà dura
E’ sempre più difficile
.
Anche perché l’Olanda, oggi, ci è superiore
In linea di massima, l’Olanda ci è storicamente superiore. Ma facendo gruppo e con la volontà siamo riusciti a batterla, in passato. Ricordo Parigi nel 1997, ad esempio. Il nostro obbiettivo, mi ripeto, è questo: creare un gruppo che voglia fortemente la qualificazione.
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