Bagialemani, 60 anni al veleno: “Il baseball è morto, troppi venditori di fumo”

In occasione del compleanno, il campione si toglie più di qualche sassolino dalle scarpe. “Nettuno? Non vincerà più, si è perso l’amore per questo sport inculcando ai genitori che i figli sarebbero andati in America. Sì, in vacanza…”

Riccardo Nardini
Ruggero Bagialemani mostra la figurina a lui dedicata
© Riccardo Nardini

Senza peli sulla lingua, diretto come è sempre stato. Il cuore oltre l’ostacolo in campo, la schiettezza di chi ormai anche con l’età non ha bisogno di tatticismi per dire come la pensa. Ruggero Bagialemani, uno dei più grandi campioni del baseball italiano, compie 60 anni (Auguri!) e si toglie più di qualche sassolino dalle scarpe. Il mondo del baseball per lui è ormai lontano, allora….

Dieci anni fa, in occasione dei 50 anni, ci siamo lasciati dicendo che era una giornata di sole, guardavi il mare e quello era tutto. È ancora così?

“Si non è cambiato molto, sono stati 10 anni belli, vissuti intensamente, pieni di viaggi, con mia moglie. Ho visto crescere le mie nipoti e nel baseball ho fatto anche una bellissima esperienza con la nazionale tedesca, grazie al mio amico fraterno Martin Helming che mi ha scelto come suo vice e per 5 anni ho avuto modo di conoscere un altra realtà. Il sole e il mare sono la mia fonte di vita”.

Quanto ti manca il baseball?

“Il baseball non mi manca sinceramente. Io ho dato tutta la mia vita per questo sport e per la mia città, ho fatto tutto quello che ho potuto per mantenere alto il nome di Nettuno e della nostra Nazionale per quello che mi era possibile e credo di esserci anche riuscito. Quello di oggi non è più il mio mondo, dominato da falsi, personaggi squallidi che preferiscono più apparire che essere, persone ignobili e manipolatori, venditori di fumo insomma”.

Quindi rispetto a dieci anni fa e prima ancora a quando giocavi e allenavi, qual è lo stato di salute del baseball in Italia?

“Il baseball in Italia è morto, se la Federazione festeggia una medaglia di bronzo agli Europei è finito tutto. Ai miei tempi soltanto chi diventava Campione d’Europa si classificava per le Olimpiadi, infatti purtroppo perdendo la finale a Barcellona contro l’Olanda alla quinta partita nel 1987 non ci qualificammo per Seul del 1988. Considerato comunque di aver disputato 3 Olimpiadi, non è andata proprio male con quelle regole…..”

Nettuno, la tua vita sportiva. Quando si tornerà a vincere uno scudetto?

“Io penso che Nettuno non vincerà mai più, ormai si è perso l’amore per questo sport e per la stessa città di Nettuno. Nei 10 anni post Bagialemani allenatore, che era a detta di molti la rovina del baseball a Nettuno perché la squadra colma di ventenni (che poi hanno vinto da tutte le parti) aveva perso 3 finali consecutive alla settima partita, vincendo però una Coppa dei Campioni e una Coppa Italia, nel corso degli anni non si è pensato a creare i miti e far crescere i ragazzi con quella mentalità incensando coloro che avevano vinto tanto come era successo a noi prima. Si è pensato di più ad inculcare nella testa dei ragazzi e dei genitori, soprattutto, che sarebbero andati in America. Sì, forse in vacanza… Ma dico io, se prima non diventi forte qui come si può pensare di poter giocare negli States?”

Archivio FIBS
Giampiero Faraone e Ruggero Bagialemani “avversari” come manager del Nettuno e Grosseto

È passato del tempo, rifaresti la scelta di Grosseto?

“La scelta di Grosseto è stata fatta proprio perché ero stanco di sentirmi addossare colpe non mie. Io stavo riformando una nuova generazione di giocatori e per diventare vincenti ci sarebbe voluto un altro po’ di tempo, poi avremmo avuto una squadra vincente per un altro decennio. Non vinci in Italia e in Europa solo perché ti chiami Nettuno. Poi la mia grande amicizia con il Presidente di allora Roberto Ferri, Aldo Codispoti e Mario Mazzei mi fecero prendere quella decisione che riprenderei, non accettando alcune cose su un certo tipo di giocatori”.

San Marino e Bologna rinunciano alla Coppa Campioni, cosa ne pensi?

“Non so se sono tattiche politiche. Della politica non mi è mai interessato nulla , è sporca. Però se fosse vero, significherebbe che siamo messi proprio male, perché  ad oggi sono le 2 delle 3 potenze del nostro baseball”.

Sessanta anni, al di là dello sport qual è il tuo rimpianto?

“Il mio rimpianto più grande è quello di non aver abbracciato mio papà a sufficienza. Quando è scomparso ho capito la sua importanza e tutto quello che i miei genitori avevano fatto per me sacrificando spesso la loro vita. E poi un’intervista in televisione, che volevano farmi fare con mio papà e mio nonno quando avevo 17 anni perché toccava 3 generazioni di Bagialemani ma allora Nettuno era una giungla , bisognava combattere ogni giorno, altro che il bullismo di oggi. Ero timido, mi sono vergognato ed ho detto di no, sbagliando”.

E la più grande soddisfazione?

“Di soddisfazioni ne ho avute tante. Ho fatto una vita al di sopra delle mie possibilità, non ringrazierò mai abbastanza questo sport per quello che mi ha dato. Ho fatto la vita del miliardario senza miliardi – questa è di Sal Varriale (ride….) – nello sport sono sicuramente le vittorie ma anche le piccole cose, momenti indimenticabili e le grandi amicizie che durano ancora oggi, nella vita la mia famiglia e quella di mia moglie, una bella vita insomma”.

Come festeggerai questo traguardo?

“Lo festeggerò con tutta la mia famiglia, le nipoti e le pronipoti, neanche un maschietto per insegnargli lo sport, niente di eccezionale….”

Come ti vedi da pensionato?

“Bene, cercherò di vivere al meglio quello che mi resta, penso che viaggerò molto”.

Torniamo al baseball, c’è ancora spazio per un Bagialemani allenatore? Magari fuori dall’Italia….

“No, basta ho perso tutti gli stimoli ma soprattutto non credo più nelle persone che circondano questo mondo. Non vado neanche più a vedere le partite e quando passo davanti al più grande stadio d’Europa costruito per noi mi escono le lacrime a vedere in che condizioni versa, pensando che 3 ore prima delle nostre partite era già pieno”.