“Viaggio tra i diamanti italiani”: il Reatini (e non solo) di Anzio

Aperto nell’84, dopo l’esilio forzato a Nettuno della squadra che militava in serie Nazionale, è stato dedicato a “James” nel ’97. A fianco c’è l’impianto di softball e little league che ricorda Stefano Pineschi. Dall’incontro con il sindaco ai giorni nostri…

Tonino Montechiesa
L'intitolazione a Renato Reatini dello stadio di Anzio, agosto '97. Nella foto il papà (camicia bianca), la sorella di James, giocatori, amici e dirigenti
© Tonino Montechiesa

Si accendono le luci qui sul palco…” cantava Antonello Venditti. Correva l’anno 1984 e le luci, però, si accendevano per la prima volta al nuovo stadio di baseball di Anzio. Non era ancora sera, a giugno le giornate sono lunghe, e di lì a qualche ora si sarebbe giocato il primo incontro tra la squadra di casa e Castiglion della Pescaia. In mezzo al campo da giorni, ormai, c’era un andirivieni di ragazzi delle giovanili, genitori e dirigenti che raccoglievano l’erba tagliata agli esterni, sistemavano il diamante, partecipavano allo spettacolo della nascita di un nuovo impianto. Quello tanto atteso, perché se facevi la serie “Nazionale” dovevi avere un campo tuo e l’Anzio per anni era stato ospitato a Nettuno. C’era un singolare accordo con la società verde-azzurra, legato al pagamento della luce, del custode e a un impegno a cedere Franco Casolari. Altri tempi, senza dubbio.

Le luci si accendevano mentre Carlo Salvinucci, uno dei dirigenti, elettricista di professione, era arrampicato sulle torri faro a sistemare le ultime cose. Negli spogliatoi il presidente, Angelo Scagnetti, falegname, ultimava le panche che ancora oggi sono lì. E c’erano tutti gli altri dell’epoca, da Umberto Pineschi a Franco Trinci, da Sergio Barsotti a Rodolfo Bannino, Fiorenzo Capomaggi, Zi’ Carlo, Franco Natali, Cipriano Porcu, Angelo Graziosi, Massimo Rossi, Elio Marcoccia, Mario Proccacini, Antonio Romani….

Non furono partite esaltanti, l’Anzio non brillava e le perse, una addirittura al sedicesimo o diciassettesimo inning. Ma il campo finalmente c’era. Era iniziato tutto anni prima, con la proposta portata in Comune proprio da Capomaggi a metà anni ’70, rimasta nel dimenticatoio. Chiunque ha giocato ad Anzio – anche da avversario – sa che gli inizi erano alle “Quattro casette” dove – fra l’altro – si prepararono gli anni d’oro con le conquiste dei campionati nazionali Pre Allievi e Allievi e l’Anzio ammazza-grandi del ’79 che però giocava a Nettuno, come detto. Per “rifarsi” del pagamento chiesto e dell’impegno a cedere Casolari, pensate, qualcuno propose di intitolare il nuovo stadio “XXI Luglio ’79” cioè la data del primo storico derby vinto, con fuoricampo di Gardella all’ultimo inning. Deve esserci ancora in giro qualche foglio di carta intestata con quella dicitura.

Ma torniamo ai lavori, a tutti riuniti – società, tecnici e giocatori – di fronte al sindaco dell’epoca, Piero Marigliani, qualche anno prima dello storico play ball. Altri tempi, anche lì: “Il campo si fa, ma la ditta è mia”. Doveva esserlo anche il progetto, solo che non andava avanti e così il papà e il fratello di Umberto Pineschi lo fecero e lo donarono al Comune.

Sembrava lungo, lunghissimo il pezzo da casa base agli esterni, molti dicevano “qui fuoricampo non se ne faranno mai” e invece ne arrivarono molti. Non subito, ma ci furono. Indimenticabile una notte contro un college Usa, con uno dei ragazzi che mandò fuori la pallina tre volte in altrettanti turni di battuta. Il primo di un italiano? Ironia della sorte, proprio quel Casolari che anziché a Nettuno (dove giocherà anni dopo) era andato a Grosseto e mandò la pallina oltre la recinzione all’esterno destro in una gara della Primavera: 1985 o 86. Anche lì, altri tempi e forse altro baseball.

Dolphins Anzio
Una veduta del “Reatini” di Anzio, durante gli allenamenti

Nel frattempo quello stadio era diventato la “casa” dell’Anzio, finalmente c’era un impianto degno di tale nome, le cose in campo andavano in altalena ma volete mettere la soddisfazione di dare il campo al Nettuno – si stavano facendo i lavori per il loro nuovo stadio – senza chiedere praticamente nulla in cambio? Nell’88 i “cugini” giocarono la finale contro il Rimini e per una chiamata in seconda di Parentini si scatenò il putiferio. Quella chiamata cambiò il corso della partita e della “serie” scudetto, come andarono le cose poi molti lo ricordano. Finì con una carica delle forze dell’ordine e persino un colpo di pistola esploso in aria.

Lo stadio ha ospitato negli anni anche diversi spettacoli, si sono esibiti fra gli altri Bob Dylan, Joe Cocker, Pino Daniele, Franco Battiato e Gigi Proietti.

Intanto la “casa” era diventata anche del Marconi (serie C), della Roma-Anzio con una fusione che portò più guai che altro, successivamente anche dei Pirati e oggi dei Dolphins. Il baseball, ad Anzio, dal 1969 in poi non si è mai fermato. Lo stadio – che non era stato realizzato proprio al meglio…. – cominciava a dare segni di cedimento e così nel 2007 c’è stata la ristrutturazione: spogliatoi dietro ai dug out, nuove tribune, sotto alle quali ci sono palestre e magazzini. Dieci anni prima esatti era avvenuta l’intitolazione a Renato Reatini, James per tutti coloro che lo hanno conosciuto. Era stato allenatore, dirigente, padre, “baby sitter” come ogni tanto diceva lui, e aveva partecipato a ogni evento dell’Anzio, ad esempio tenendo uno straordinario diario delle partite di finale dei pre-allievi nel ’79, con Carlo Morville allenatore di quei ragazzi che poi – chi più chi meno – si affermeranno nel batti e corri o comunque nella vita.

James se ne era andato nel luglio del ’96, un infarto lo aveva stroncato a soli 48 anni e parse naturale, a tutti, intitolare a lui l’impianto che fra l’altro non ebbe mai un’inaugurazione ufficiale. Sì, una gara con una rappresentativa cinese nell’87 o 88 che non voleva la musica da marcia Usa che accompagnava le majorettes che si esibivano, ma un vero e proprio taglio del nastro no. Ebbene per ricordare al meglio Renato Reatini si decise di chiedere ai familiari perché era necessaria un’autorizzazione non essendo trascorsi dieci anni. L’amministrazione comunale dell’epoca – sindaco Renzo Mastracci, appassionato di batti e corri – fece propria la richiesta e deliberò in pochi giorni. A un anno dalla sua dipartita, venne scoperta la targa che ancora ora si trova all’ingresso dei vecchi spogliatoi.

Dolphins Anzio
Il campo di little league e softball “Stefano Pineschi” dei Dolphins Anzio

Ma il mondo del batti e corri anziate è stato sconvolto, successivamente, da un altro lutto. La partenza anticipata di Stefano Pineschi che mentre si accendevano le luci, quel giorno dell”84, era lì a raccogliere l’erba. Dalle iniziative in suo ricordo – lo “Stefano7baseballmeeting” sono nati i Dolphins che hanno realizzato nel frattempo un impianto per softball e little league proprio a fianco del “Reatini”. Gli impianti sono tenuti in perfette condizioni e continuano a “vivere” ricordando chi ha amato e vissuto il baseball di queste parti.