L'Unipolsai spreca, vince e vola in finale

Finisce 6 a 2 garacinque di semifinale. Il Bologna batte 12 valide e lascia in base 16 corridori, all'Angel Service non basta tanta buona volontà per spuntarla

Grazie ad un attacco sugli scudi (12 valide), l’Unipolsai Bologna pur raccogliendo meno di quanto prodotto (addirittura 16 rimasti in base) vince anche la quinta partita della serie per 6 a 2 e stacca il biglietto per la sua terza finale scudetto consecutiva contro il Rimini. Lo fa al cospetto di un’Angel Service Nettuno volenterosa, ma che ha pagato in qualche modo dazio all’inesperienza in partite importanti.

Si parte con gli stessi lanciatori di gara2, Andreozzi per il Nettuno e Panerati per gli emiliani, e proprio come la sera precedente al primo attacco l’Unipolsai passava. Con uno fuori la volata a destra di Fuzzi veniva “ciccata” da Giannetti e si tramutava in un doppio (a livello prettamente statistico veniva conteggiata come valida). Dopo l’eliminazione di Liverziani e la base a Marval, Sambucci indovinava un lungolinea a sinistra che valeva l’1 a 0. Fortuna per l’Angel Service che dopo i quattro ball a Vaglio, con basi cariche, Ambrosino non andava oltre una volata all’esterno destro.

L’Angel Service mandava i primi segnali al terzo inning. Base a Mercuri e singolo interno del lead off Sellaroli, che arrivava in prima su un’indecisione di Panerati sulla sua smorzata. Con due corridori in base e zero fuori, l’occasione sfumava per via del bunt preso al volo a Fondin, e successivamente per la battuta in doppio gioco di Imperiali.

Con un solo punto subito (peraltro nato da un’indecisione all’esterno destro) nonostante 5 valide e 5 basi concesse in 4 riprese complete, Andreozzi veniva sostituito da Valerio Simone. Dopo aver lasciato 7 corridori in base nei primi quattro attacchi, quelli che avevano tenuto in linea di galleggiamento i padroni di casa, i felsinei producevano l’allungo decisivo al quinto. Con due fuori arrivava l’homerun a sinistra di Sambucci, a cui faceva seguito il doppio di Vaglio, quattro ball ad Ambrosino, singolo a destra di Russo per il 3 a 0 e quello a sinistra di Grimaudo per il 4 a 0.

Reazione d’orgoglio dei padroni di casa al sesto. Base a Fondin e con uno fuori singolo di Mazzanti, quanto bastava a convincere Frignani che era il momento di togliere dalla partita un ottimo Panerati (5,1 rl, 2 p, 2 pgl, 3 bv, 4 b, 3 k) e inserire Filippo Crepaldi. Dopo un lancio pazzo che spostava i corridori in posizione punto, arrivavano nell’ordine la rimbalzante di Torres e il singolo a sinistra di Giannetti per il 4 a 2.

Partita riaperta, ma che si richiudeva poco dopo. Al cambio campo l’Unipolsai costruiva il 5 a 2 senza battere valido. Base ad Ambrosino, in seconda su smorzata di sacrificio, in terza su rubata e quindi a casa su volata di Grimaudo. Per il punto del 6 a 2 occorreva attendere l’ottavo attacco e l’ingresso in campo del terzo rilievo della formazione di D’Auria, Yury Morellini, che dopo la volata di sacrificio di Marval e con una situazione di basi cariche e uno fuori usciva d’impaccio lasciando al piatto Ambrosino e costringendo Russo ad un’innocua volata.

La chiusura di partita in casa Unipolsai era affidata a Riccardo De Santis, uno dei tanti ex giocatori del Nettuno in campo con la casacca emiliana. Il match si chiudeva con il lungo applauso tributato dallo Steno Borghese alle due squadre. Il Bologna approdava meritatamente in finale, l’Angel Service proseguirà la sua avventura stagionale in Coppa Italia con la certezza che, se non altro, rispetto a 12 mesi orsono c’è ben più di una buona base sulla quale ricostruire il Nettuno.

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Informazioni su Mauro Cugola 546 Articoli
Nato tre giorni prima del Natale del 1975, Mauro è laureato in Economia alla "Sapienza" di Roma, ma si fa chiamare "dottore" solo da chi gli sta realmente antipatico... Oltre a una lunga carriera giornalistica a livello locale e nazionale iniziata nel 1993, è anche un appassionato di sport "minori" come il rugby (ha giocato per tanti anni in serie C), lo slow pitch che pratica quando il tempo glielo permette, la corsa e il ciclismo. Cosa pensa del baseball ? "È una magica verità cosmica", come diceva Susan Sarandon, "ma con gli occhiali secondo me si arbitra male". La prima partita l'ha vista a quattro mesi di vita dalla carrozzina al vecchio stadio di Nettuno. Era la primavera del '76. E' cresciuto praticamente dentro il vecchio "Comunale" e, come ogni nettunese vero, il baseball ce l'ha nel sangue.

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