Oh Chicago… la gloria del baseball

Nella "Second City", l'astio fra Cubs e White Sox è duraturo e talvolta feroce. Ma il luogo e la posizione delle due squadre hanno sempre garantito la lealtà e la correttezza tra i rispettivi tifosi

Chicago racchiude una scheggia all'interno di una delle sue ampie spalle. La scheggia si trovava lì ancor prima che un elegante reporter, A.J. Liebling, con fermezza chiamò la città col nome di "Second City". Ma quella scheggia venne carbonizzata, perchè la città visse la sua prima esperienza di vita col fuoco. Se Phoenix è la "Wrong City", Chicago di certo "is the right one" poichè risorge dalle sue proprie ceneri. Ma il fatto è che Chicago aveva già un nome, un nome che i nativi Seminoles gli avevano dato: "Checagou", cipolla selvatica. Ogni città con un nome del genere dovrebbe essere amarognola più che delicata o dolce. E Chicago lo è, come lo è la Chicago del baseball.
In America si sa, una organizzazione di Major League all'interno di una città è come un fiore, robusto in eterno che cresce in un particolare contesto sociale. E' modellato e modella la sua città. Chicago ne possiede due e sono proprio così, ma con una differenza: ognuno di essi è cresciuto per sviluppare una diversa Chicago pur appartenendo alla stessa radice. Ma sto correndo troppo. La storia della "Second City" iniziò con una calamità. Era l'8 Ottobre del 1871, mister O'Leary, ubriaco o negligente, questo non lo sapremo mai, lasciò la lanterna accesa nel fienile mentre stava mungendo una mucca. Ad un tratto l'animale diede un calcio alla lanterna e tutto il fieno prese fuoco. L'incendio si propagò per 36 ore e tutta Chicago che al tempo era costruita in legno crollò sotto le fiamme. Da quel momento la città divenne l'emblema di una energica rinascita che coinvolse tutti i cittadini. Dal grano al bestiame, dal bestiame al grezzo ferro, dal fuoco al senso di euforia di una popolazione desiderosa di ricostruzione. E con tale desiderio si stava materializzando l'idea di un passatempo nazionale, un gioco, un carosello di vita che meglio poteva identificare e dare un senso alla rinascita.
Pioniere e interprete di questo progetto fu un giovane lanciatore il cui nome si diffonderà come polline al vento diventando il marchio di una delle più prestigiose linee sportive: A. G. Spalding. Arrivò a Chicago al tempo in cui la città non aveva confini, anzi non c'erano confini, soltanto una frenesia di costruzione che contaminava le iniziali 500 anime che poi, verso gli inizi del ‘900, sarebbero diventate 1.000.000. Alacremente, erano in costante movimento, in mezzo a 1.300 miglia di binari che si intersecavano con le strade per collegare la North Side con la South Side. Il risultato fu una costante carneficina. Chicago incorpora il moderno dilemma americano. La tensione tra lo stoico individualismo e l'inveterata e tranquilla comunità. Ma la grande frattura della città era tra Nord e Sud, dove le numerose etnie, sempre in crescita, erano in costante ostilità e, appartenere ad una razza significava essere dei "vicini di casa molto scomodi e lontani". Si è detto che il baseball è greco, perchè si basa sulla rivalità fra città-stato. Ma Chicago è diversa perchè rispecchia la rivalità tra Nord e Sud. L'astio che corre fra i Cubs e i White Sox è duraturo e talvolta feroce. Ma il luogo e la posizione delle due squadre ha garantito la lealtà e la correttezza tra i tifosi in quanto appartenenti allo stesso ruolo sociale, alla stessa radice.
Oh Chicago! Con Michigan Avenue (il Miglio Magnifico) e i suoi appartamenti sulla "Gold Coast" che rappresentano una visione folgorante da togliere il fiato. Oh Chicago! Dove il giorno più bello per gli innamorati è stato festeggiato con mitra e pallottole. Oh Chicago! C'è tanto baseball, un'alternanza continua di gioie e dolori, una mescolanza tra il dramma di una sconfitta e l'estasi di una World Series. Fu proprio nel 1932, a Chicago, al Wrigley field che Babe Ruth "dichiarò" il suo fuoricampo. Al Comiskey Park invece avvenne la più grande infamia mai successa nel baseball quando nel 1919 i Sox barattarono le Series e 9 giocatori vennero espulsi a vita dal Commissioner Landis.
Anche la gloria del baseball di Chicago possiede un aspetto mortificante. I White Sox del 1906 vinsero la regular season con la media battuta più bassa di tutti (.230) meritando l'appellativo di "hitless wonder", diventando in seguito, poderosi nelle finali e contro quale squadra? I Chicago Cubs. Giocatori dalla lunga carriera senza partecipare alle World Series dove si trovano? A Chicago: Luke Appling 19 anni, Ernie Banks 20 anni, Ted Lyons un record di 21 anni di carriera sportiva senza mai giocare una World Series. Solo a Chicago i Cubs segnarono 5 punti all'11esimo e persero la partita (i Mets ne segnarono 6 nella parte alta della ripresa). Il 18 giugno 1911 i Sox conducevano per 7-0 contro i Tigers: a metà partita per 13-1 per poi perdere 16 a 15. Quale squadra concesse 13 punti con 2 out? I Sox del 1956. Chi perse la partita dopo aver segnato un record di 22 punti? I Cubs! "Vincere è una vergogna!" Era lo slogan per le strade di Chicago! Baseball è una dolce emozione ed è una bella esperienza in particolare se lo si osserva da uno stadio ben fatto. E Chicago li ha sempre avuti, ma anche qui, con una differenza. L'ex-Comesky Park è idoneo per i lanciatori con il suo ampio prato esterno in grado di assorbire le volate più profonde. Mentre il Wrigley Field con la sua edera crescente al limite del fuoricampo, è più congeniale ai battitori nonostante l'alito del vento sia diretto verso casa base. Meravigliosi nell'architettura come i grattacieli ad un passo dalle stelle dove il jazz, il blues e la pizza da sempre sono gli stili del baseball.

Il Blog di Beppe Carelli

Informazioni su Beppe Carelli 25 Articoli
Beppe Carelli, nato a Pescara nel 1958, è stato indotto nella Hall of Fame del baseball italiano nel 2008. Ha debuttato in Serie A nel 1975 col Milano e, dopo un intervallo nel Codogno, si è trasferito a Rimini dove ha giocato per ben 18 anni, dal '77 al '94. Ha vinto sei scudetti con i Pirati risultando leader stagionale come media battuta per due volte, fuoricampo (nel 1981 e nel 1993) e come punti battuti a casa. Vanta 116 presenze in Nazionale avendo partecipato a 12 manifestazioni internazionali con due titoli europei e all'Olimpiade di Los Angeles nel 1984. Iniziò la carriera come lanciatore per trasformarsi in esterno e sfruttare appieno la sua potenza di bomber. Nel Mondiale dell'86 in Olanda ottenne una straordinaria media battuta, .478, davanti ai cubani Pacheco e Linares e primeggiò nei punti battuti a casa. Nel 1972 è campione di Europa under 18, nella stessa categoria è il miglior battitore nell'Europeo giocato a Rimini nel 1975. Nel massimo campionato ha ottenuto 1.151 valide, 220 fuoricampo e 926 punti battuti a casa in 873 partite giocate. Collabora con Baseball.it come opinionista per la rubrica "Visto da...".

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