Il baseball tornerà alle Olimpiadi grazie a S.Marino?

Angelo Vicini, presidente del CONS, inserito fra i membri della speciale Commissione che lavorerà per riportare ai Giochi Olimpici uno sport fra i più popolari e praticati al mondo. Primo appuntamento proprio sul Titano

La "campagna" è partita. Forte, decisa, energica. Com'è giusto che sia. Perché c'è tanto lavoro da compiere. E' la campagna per riportare il baseball alle Olimpiadi e per rimediare così a quell' ingiustizia che è stata commessa quando il CIO (Comitato Olimpico Internazionale) decise di cancellarlo dal programma di Londra 2012. E neppure farà parte dei Giochi che si svolgeranno a Rio de Janeiro nel 2016. Doloroso pugno nello stomaco ad uno sport prestigioso, importante, universale come il baseball, che ha 132 Nazioni sparse in tutto il globo aderenti alla Federazione internazionale e un numero di praticanti che dovrebbe aggirarsi attorno ai 150 milioni.
Parliamo di uno sport che viene giocato a livello professionistico in diversi Paesi e che vanta autentici "colossi" come la Major League americana (73.402.524 spettatori totali paganti nella stagione 2009, ultimi dati ufficiali) e la NPB giapponese (22.399.679). Sono numeri straordinari, soprattutto se rapportati agli spettatori totali paganti della NBA di basket (21.549.238), a quelli della NFL dell'american football (17.469.552) e quelli del campionato di calcio italiano di serie A (9.615.546).
Eppure… il baseball è stato fatto fuori dalle prossime edizioni dei Giochi. Non ha senso. Assurdo. La sensazione (anche più d'una sensazione…) è che Jacques Rogge – il presidente del Comitato Olimpico Internazionale – abbia poca simpatia per i balls e gli strikes. Però va anche detto che, forse, a provocare quella clamorosa decisione del CIO, hanno contribuito anche degli errori strategici da parte del baseball stesso. Che non ha saputo (o capito) come gestire certe situazioni.

Inutile voltarsi indietro. Adesso è il momento di guardare avanti. E di cominciare a "fare" qualcosa d'importante – un passo alla volta, a livello diplomatico e concreto – affinchè uno sport così importante venga riammesso ai Giochi Olimpici. Almeno a partire dal 2020. Sì, perché il baseball fuori dalle Olimpiadi è una situazione assolutamente anomala, considerando che più di 500 milioni di persone in tutto il pianeta amano questo "gioco". E considerando inoltre che: il baseball è lo sport nazionale degli Stati Uniti; ha fortissime radici in Canada (la prima partita documentata di baseball della storia si disputò a Beachville nello Stato canadese dell'Ontario il 4 giugno 1838); è lo sport "per eccellenza" dei Paesi Caraibici, diffusissimo a Cuba, in Venezuela, nella Repubblica Dominicana, in Portorico, a Panama, in Nicaragua, in Colombia, in Guatemala, e vanta una notevole tradizione anche in Messico dove il campionato maggiore (la Liga Mexicana de Beisbol) ha già 86 anni di storia. E poi, il baseball ha raggiunto una straordinaria popolarità in Giappone: a tal punto d'avere scavalcato per importanza gli sport tradizionali nipponici quali judo e sumo (indicativo il fatto che il libro più venduto nel 2010 in Giappone è un libro sul baseball). Va forte anche in altri Paesi asiatici come la Corea e Taiwan. Il baseball inoltre ha un campionato professionistico in Australia, si gioca anche in Nuova Zelanda. Cresce in Europa. E ha cominciato ad infiltrarsi nei Paesi africani.

"Il rientro alle Olimpiadi resta una priorità", il concetto che Riccardo Fraccari ripete spesso. E' la sua missione, in qualità di presidente della IBAF (la Federazione Internazionale Baseball). E di recente i vertici dell'IBAF hanno incontrato a Losanna il presidente del CIO, Jacques Rogge. La IBAF in questa occasione ha chiaramente espresso la propria ambizione e determinazione a riportare il baseball nel programma dei Giochi Olimpici.  Il progetto di Fraccari è stato "sposato" anche da Don Porter, il massimo esponente mondiale del softball. Intervenendo nei giorni scorsi al Congresso della ESF che si è tenuto ad Anversa, Porter ha sottolineato la necessità che baseball e softball uniscano le forze per arrivare a convincere il CIO. Dunque, niente scissione.

UNA CAMPAGNA CHE PARTE DA S. MARINO – Per poter riportare la disciplina del baseball alle Olimpiadi, la Federazione Internazionale presieduta da Fraccari ha istituito una speciale Commissione. Un gruppo ristretto composto da personaggi di notevole spessore, fra i quali lo stesso Riccardo Fraccari presidente dell'IBAF (nonché della FIBS) e il vicepresidente, inoltre personalità del calibro di Antonio Castro vicepresidente della Federazione cubana e i giapponese Masato Mizuno vicepresidente di JOC Organisation (il Comitato Olimpico giapponese). Tra i membri di questa speciale Commissione c'è anche Angelo Vicini, il presidente del CONS. Cioè il Comitato Olimpico Nazionale Sammarinese. Persona apprezzatissima, Vicini, per la sua competenza, per il suo stile, per il suo equilibrio. Il Presidente del Comitato olimpico sammarinese è uomo che viene dal baseball, dunque particolarmente sensibile alle esigenze di questo sport. La campagna per la riammissione del baseball alle Olimpiadi è legata al lavoro di questa Commissione. Ebbene, il primissimo appuntamento è stato fissato proprio qui, nella più antica Repubblica del mondo, il 25 e 26 febbraio. Parte dunque da San Marino, Terra della Libertà, la "missione" più importante del baseball internazionale.
Angelo Vicini ha lanciato l'iniziativa, di ospitare sul Titano i lavori della neonata Commissione. La soddisfazione del presidente del CONS è evidente. "Per quanto riguarda noi, come Comitato Olimpico Sammarinese, è indubbiamente un fatto importante che i lavori di questa Commissione partano da qui, dalla Repubblica di San Marino. Per me, personalmente, è ancor più importante perché io sono particolarmente affezionato al baseball. Ho una vera… malattia per questo sport. La scelta di San Marino per il primo appuntamento è dettata dal fatto che si è deciso di cominciare dall'Europa, poiché è probabile che subito dopo – a seguire – ci sia un incontro anche a Losanna. Inoltre la Repubblica di San Marino ultimamente, a livello di comitati olimpici europei, s'è fatta conoscere e apprezzare per la sua politica sportiva".

Quali le strategie che in questi anni verranno portate avanti per ottenere la riammissione del baseball fra i Giochi Olimpici? E' possibile il ritorno già per l'edizione 2016?
"No, per Rio 2016 non ci sono i presupposti. L'obiettivo sul quale lavoreremo è il rientro nel 2020. Fra un anno e mezzo, circa, ci sarà da parte del CIO una valutazione su determinate discipline sportive. Cioè verrà fatto un elenco di sport con qualche possibilità di entrare a fare parte dei Giochi Olimpici. E noi del baseball dovremo farci trovare pronti".
Per superare quella che sarà una… prima selezione. Poi, dopo altri due anni, è previsto da parte del Comitato Olimpico Internazionale l'annuncio ufficiale di chi ce l'avrà fatta.  Tempi lunghi, dunque.
"Per quanto riguarda le strategie, io sarei l'ultimo a dover parlare. Le strategie le dovrà dettare, in primis, il presidente della Commissione. Che è anche il presidente della Federazione Internazionale. Poi, è chiaro, ogni membro della Commissione porterà il proprio contributo. Il 25 e 26 febbraio, essendo la primissima riunione, tutti insieme dovremo tirar fuori le nostre idee, le nostre opinioni. Certo che i problemi più grossi da affrontare sono quelli legati alla volontà dei grandi Campionati Professionistici, come la Major League americana e la Nippon Baseball League del Giappone, di sospendere la loro attività nel periodo delle Olimpiadi. Dimostrando, pertanto, interesse per i Giochi Olimpici. Se c'è questa volontà, ecco che ciò diventerebbe un motivo sicuramente convincente nei confronti del CIO. Mi risulta che i giapponesi, almeno verbalmente, avrebbero già manifestato la disponibilità di sospendere il loro principale campionato professionistico per partecipare ai Giochi Olimpici con i personaggi più importanti, i giocatori più forti. Gli americani stanno cominciando a pensare all'eventualità di interrompere la Major League. E il fatto che ci stiano almeno pensando, è già molto".

Un altro aspetto del difficile rapporto fra il mondo del baseball ed il CIO riguardava le norme antidoping. Ma anche qui le cose sono cambiate, o comunque stanno prendendo una direzione confortante. Come precisa il presidente del CONS, Vicini. "Si diceva che il baseball a livello professionistico non avesse intenzione di adeguarsi alle normative antidoping correnti, ma è un problema che possiamo già definire superato". Un'altra questione da approfondire è quella riguardante la realizzazione di stadi appositamente per baseball e softball da costruire nei Paesi organizzatori dei Giochi. Anche in questo senso la Commissione per la riammissione del baseball alle Olimpiadi lavorerà intensamente, per cercare di essere convincente nei confronti del CIO.

Informazioni su Maurizio Roveri 192 Articoli
Maurizio Roveri, giornalista professionista, è nato il 26 novembre 1949. Redattore di Stadio dal 1974, e successivamente del Corriere dello Sport-Stadio, fino al gennaio 2004. Iscritto nell'Albo dei giornalisti professionisti dal luglio 1977. Responsabile del basket nella redazione di Bologna, e anche del pugilato. Caporubrica al Corriere dello Sport-Stadio del baseball, sport seguito fin dal 1969 come collaboratore di Stadio. Inviato ai campionati mondiali di baseball del 1972 in Nicaragua, del 1988 in varie città d'Italia, del 1990 a Edmonton in Canada, del 1998 in Italia, nonché alle Universiadi di Torino del 1970 e ai campionati Europei del 1971, del 1987, del 1989, del 1991, del 1999. Dal 2004 al 2007 collaboratore del quotidiano "Il Domani di Bologna" per baseball, pugilato, pallavolo.  

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