Benvenuti all'Avana

Nella seconda fase gli azzurri giocano nella capitale. Le amare considerazioni di un cronista sottovalutato

Ho fatto passare un paio di giorni di silenzio perchè dovevo riflettere su cosa scrivere. E vi spiego perchè.

Sul sito federale qualcuno (sono generico perchè proprio non mi ricordo il nome) si è chiesto come mai sono venuto qui al seguito della nazionale. Si è chiesto perchè c'è un dirigente accompagnatore (fa il mome, ma io non lo ripeterò) e perchè non sono stati portati al nostro posto un giocatore e un tecnico in più.
E' veramente un modo di ragionare da Baluba (con tutto il rispetto per il popolo dei Baluba). E ammetto che è sempre più deludente constatare come a molti non interessi in realtà che la Federazione costruisca un buon gruppo (che comprende, oltre a tecnici e giocatori, anche dirigenti al seguito, personale amministrativo, addetto stampa) tramite il quale il programma tecnico sia adeguatamente supportato anche dal punto di vista logistico e della comunicazione. No, nel nostro mondo bisogna pensare male, credere che tutto sia fatto nella logica dei favori agli “amici degli amici”. E' triste, che ci sia davvero tanta gente così al mondo. E comunque, il numero di giocatori nelle manifestazioni internazionali non è libero.

Comunque, l'Italia si è qualificata per la seconda fase della Coppa e tutta la comitiva si è trasferita all'Avana.
Il cambio di prospettiva con Varadero è stato da subito evidente. Siamo passati da un tranquillo 'Beach Resort' nel quale la vita scorreva allegra e sonnecchiante ad una metropoli caotica e formicolante di vita come…tutte le metropoli.
Sono nella mia stanza d'albergo al sedicesimo piano di un palazzo del centro mentre il sole tramonta sul primo giorno di riposo di questo torneo.
L'Italia si è lasciata tanta simpatia alle spalle, anche se non ha chiuso il girone eliminatorio bene come lo aveva aperto. Nessuno si aspettava che gli azzurri superassero il turno e il fatto che ci siano riusciti è una soddisfazione enorme per tanti cubani, soprattutto i tecnici che ormai da anni si impegnano in diverse squadre del nostro paese.

A tutti noi del “gruppo Italia” Varadero resterà nel cuore. Sia per la bellezza di questa celebre località, sia per l'atmosfera che si respirava. Ma soprattutto per la leggendaria vittoria su Panama. Che leggendaria forse non è ancora, ma che sicuramente lo diventerà.
E' stato il più importante successo azzurro di tutti i tempi, lo dico con forza. Mai ci era capitato di battere una squadra composta da tanti campioni. E quel successo a Faraone e ai suoi azzurri non lo può togliere nessuno.

Osservo intanto, e capisco un po' di più, Cuba e le sue contraddizioni.
Ultimamente mi sono soffermato sulla gente che staziona lungo le strade. Se ne sarà accorto chiunque abbia percorso almeno qualche chilometro in auto o in corriera (in spagnolo, “uaua”) lungo le poche strade dell'isola. Il fenomeno è così massiccio che le auto in realtà circolano in mezzo alla strada, per evitare di investire qualcuno.
Lungo le strade cubane si trova di tutto. Dagli studenti che escono da scuola, alle cosiddette “jineteras” che cercano persone interessate alla loro compagnia, ai militari che si trasferiscono dalla caserma a casa per una licenza. Tutti qui a Cuba possono diventare taxisti per un attimo. Anche il sottoscritto e il presidente del Comitato Nazionale Arbitri Mazzei è capitato di dare un passaggio a 2 ragazze in cambio delle indicazioni precise per arrivare allo stadio di Matanzas.
In questa anche folcloristica gestione del problema trasporti, emerge una solidarietà necessaria per vivere su quest'isola e superare tutta una serie di contrarietà logistiche che noi non possiamo davvero nemmeno concepire.

Chiudo velocemente il diario. Sto scrivendo con il computer alimentato a batteria, perchè i vertici federali mi hanno sequestrato un prezioso riduttore che sono il solo ad avere. Non vorrei essere troncato a metà, quindi vi lascio.

Informazioni su Riccardo Schiroli 1199 Articoli
Nato nel 1963, Riccardo Schiroli è giornalista professionista dal 2000. E' nato a Parma, dove tutt'ora vive, da un padre originario di Nettuno. Con questa premessa, non poteva che avvicinarsi alla professione che attraverso il baseball. Dal 1984 inizia a collaborare a Radio Emilia di Parma, poi passa alla neonata Onda Emilia. Cresce assieme alla radio, della quale diventa responsabile dei servizi sportivi 5 anni dopo e dei servizi giornalistici nel 1994. Collabora a Tuttobaseball, alla Gazzetta di Parma e a La Tribuna di Parma. Nel 1996 diventa redattore capo del TG di Teleducato e nel 2000 viene incaricato di fondare la televisione gemella a Piacenza. Durante la presentazione del campionato di baseball 2000 a Milano, incontra Alessandro Labanti e scopre le potenzialità del web. Inizia di lì a poco la travolgente avventura di Baseball.it. Inizia anche una collaborazione con la rivista Baseball America. Nell'autunno del 2001 conosce Riccardo Fraccari, futuro presidente della FIBS. Nel gennaio del 2002 è chiamato a far parte, assieme a Maurizio Caldarelli, dell'Ufficio Stampa FIBS. Inizia un'avventura che si concluderà nel 2016 e che lo porterà a ricoprire il ruolo di responsabile comunicazione FIBS e di presidente della Commissione Media della Confederazione Europea (CEB). Ha collaborato alle telecronache di baseball e softball di Rai Sport dal 2010 al 2016. Per la FIBS ha coordinato la pubblicazione di ‘Un Diamante Azzurro’, libro sulla storia del baseball e del softball in Italia, l’instant book sul Mondiale 2009, la pubblicazione sui 10 anni dell’Accademia di Tirrenia e la biografia di Bruno Beneck a 100 anni dalla nascita. Dopo essere stato consulente dal 2009 al 2013 della Federazione Internazionale Baseball (IBAF), dal giugno 2017 è parte del Dipartimento Media della Confederazione Mondiale Baseball Softball (WBSC). Per IBAF e WBSC ha curato le due edizioni (2011, 2018) di "The Game We Love", la storia del baseball e del softball internazionali.

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