Un sorriso da Derek Jeter

La superstar degli Yankees in una intervista esclusiva

Alcune superstar sono inavvicinabili. Lo si capisce subito: se non vogliono parlarvi, non ha neanche senso provarci.
Devo ammettere, con una certa sorpresa, che i celeberrimi Yankees si sono rivelati la squadra più disponibile che io abbia visto rendere visita ai Giants o agli A’S quest’anno. Quindi, i ‘Bronx Bombers’ non sono quella congrega di stelle inavvicinabili che qualcuno potrebbe pensare, anzi, ogni giocatore si è rivelato disponibile a fare 2 chiacchiere.

Tra questi c’è un giovanotto che tutto il mondo conosce: l’interbase Derek Jeter.
Il suo armadietto era il più vicino alla porta dello spogliatoio. Quando l’ho avvicinato, si stava preparando per la seduta di stretching che precede la partita.
Ho iniziato l’intervista con la domanda standard: quando hai iniziato a giocare a baseball? Avevo 5 anni e giocare a baseball era qualcosa che dovevo assolutamente fare. Mio padre era un giocatore e io volevo imitarlo.
Derek ha debuttato nelle Grandi Leghe il 29 maggio 1995. Ha sempre giocato in una squadra capace di qualificarsi per la ‘post season’. Inoltre, come si sa, i suoi Yankees hanno vinto 4 delle ultime 5 World Series.
Come si fa a rimanere con i piedi per terra, dopo tutto questo successo e questa notorietà? Ci si abitua. Per la verità, questo è tutto quello che io ho conosciuto. Ho avuto molto appoggio dalla mia famiglia, comunque.
Come commenti la stagione degli Yankees? Abbiamo avuto alti e bassi. Non siamo stati continui come ci si aspettava che fossimo.
I suoi compagni erano pronti per scendere in campo. Così ho avuto tempo solo per un’altra domanda
Cosa ti piace di più del baseball? La competizione. Mi diverto proprio, tanto quanto mi divertivo a giocare in Little League. Là fuori torniamo tutti bambini.
E dicendolo si apre in uno di quei suoi caratteristici sorrisi. Derek non finge, lui nel cuore è ancora un bimbo che gioca a palla con suo papà. Un tema ricorrente, questo, in molte delle mie interviste.

La media vita di Derek Jeter è di 321. Quest’anno sta battendo a 313. E’ stato comunque selezionato per la quarta volta consecutiva per l’All Star Game e ha contribuito alla vittoria per 4-1 dell’American League con un fuoricampo a basi vuote alla sesta ripresa.
Jeter è al quinto posto assoluto della classifica di media battuta dei giocatori con almeno 500 presenze nelle Majors. Lo precedono Babe Ruth (349), Lou Gehrig (340), Earle Combs e Joe Di Maggio (325).
Impressionante, se pensate che il ragazzo ha compiuto 27 anni il 26 giugno di quest’anno. Ha ancora tanti anni di gloria davanti a sé.

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Claire Matthew è nata e cresciuta nella 'Marin County', poche miglia a nord di S. Francisco.Da bambina ha osservato a 'Candlestick Park' i vari Willie Mays, Willie Mc Covey e Juan Marishal esibirsi con la maglia dei San Francisco Giants. Così, dalla più tenera età, si è innamorata del baseball e ha iniziato a scambiare figurine con i suoi fratelli Chris e Paul.Successivamente il baseball è diventato una professione. Per 5 anni ha lavorato proprio per i Giants come 'coordinatrice degli eventi promozionali' presso l'ufficio 'vendita biglietti'.Il suo secondo amore sono le gare automobilistiche. Claire è stata coinvolta in competizioni di ogni livello, lavorando per diverse 'scuderie' come addetta alle pubbliche relazioni e alle sponsorizzazioni.Oggi è una libera professionista nel settore delle pubbliche relazioni. Il suo ufficio è a Greenbrae, nella California del nord. E' specializzata nell'organizzare eventi per la raccolta di fondi e nell'ottenere spazi sui media per le organizzazioni coinvolte negli eventi.E' la madre 'single' di Alison (20 anni) e Rhianna (19).

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