Morresi, il sogno americano continua in Texas

Intervista esclusiva con il talentuoso ricevitore marchigiano pronto per continuare la sua prima stagione negli Stati Uniti. In Ncaa Division I lo aspetta la casacca dell’University of Texas San Antonio

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Lorenzo Morresi con i Roadrunners dell'Università del Texas di San Antonio
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Da Samuele Bruno a Nicholas Fancellu, sono diversi i giovani prospetti italiani che recentemente hanno deciso di proseguire il loro percorso di crescita sportiva e personale nei College americani. Con loro ci sono anche alcuni che già da qualche anno hanno fatto con profitto questa scelta. Fra tutti Lorenzo Morresi, maceratese doc, figlio d’arte cresciuto nel vivaio degli Angels Macerata: dopo le ottime stagioni a livello di Junior College con New Mexico ha intrapreso da qualche mese l’avventura al massimo livello NCAA con Texas San Antonio in Division I.

Per Morresi un 2023 ricco di soddisfazioni prima negli USA con tanto di vittoria del titolo di Conference, poi in Italia con Macerata protagonista assoluta della stagione in Serie A ed arrivata ad un passo dalla semifinale scudetto, per chiudere con il quinto posto agli Europei under 23 con la nazionale Italiana. Ecco Lorenzo Morresi, in esclusiva per Baseball.it, pronto ad una nuova bella avventura negli Stati Uniti.

Prima di tutto come sono andati i primi mesi in Texas e come ti sei trovato con i nuovi compagni ed allenatori?

Tutto molto bene, mi sono trovato subito benissimo con tutti i compagni e con il coaching staff. L’head coach Pat Hallmark mi piace, è un allenatore vecchio stampo che ci sa fare con i giovani e da ex-ricevitore sono convinto che mi potrà aiutare molto a migliorare nei diversi aspetti del ruolo. L’ambiente è molto carico dopo le due ultime stagioni molto positive, con 76 vittorie complessive, ed il passaggio dalla Conference Usa all’American Athletic dove affronteremo due programmi storici e sempre competitivi nel panorama NCAA come Rice ed East Carolina.

Hai trovato grosse differenze sul campo e a livello accademico fra Junior College e NCAA Division I?

Si, la differenza è stata più evidente sul diamante che a livello di studio. In questi primi mesi abbiamo fatto allenamenti tutti i giorni di 2 ore per non superare il limite concesso dalla NCAA  nel periodo chiamato Fall training e parallelamente 4 volte a settimana abbiamo fatto partite fra di noi. L’organizzazione è sicuramente differente da quella in Italia e l’opportunità di giocare quotidianamente permette di migliorare.

Facciamo un passo indietro alla scorsa stagione in Italia con Macerata: come giudichi la tua annata e quella della squadra? E’ rimasto l’amaro in bocca per come è finita?

Sicuramente sì, stagione positiva nel complesso anche se credo che aver avuto nella seconda fase un girone diciamo un po’ più semplice senza Parma, Bologna e San Marino ci ha indubbiamente aiutato nel breve periodo ma non allenato per le sfide più tirate. Credo che avremmo potuto fare meglio visto che eravamo molto competitivi nelle due partite dell’italiano e dello straniero con Quattrini e Correa. Purtroppo contro Grosseto non abbiamo mantenuto le nostre medie nel box di battuta e sul monte ci è mancato l’apporto di Mejia, in più loro venendo da un girone più impegnativo erano certamente più pronti per gare strette nel punteggio.

Cosa ne pensi della nuova formula del campionato italiano 2024 con Macerata inserita nel gruppo elite a 6 squadre?

Non penso alla formula del campionato, ci sono persone più adatte di me che devono farlo, ma penso solo a giocare e a migliorare ogni giorno. Al termine della stagione NCAA vedrò che possibilità ci sono per me di entrare nel draft ed eventualmente di firmare un contratto. In caso contrario tornerò in Italia a giocare con Macerata.

Hai contatti con il resto del gruppo di giovani talenti italiani impegnati nei college USA?

Si certo, mi sento spesso con Daniel Monti che ora è impegnato in California con Sonoma State in Ncaa Division II.

A questo riguardo consiglieresti ad altri giovani giocatori di cimentarsi con l’esperienza nei college americani?

Assolutamente sì, più che altro per utilizzare il baseball per arrivare ad una laurea, per crescere a livello tecnico ed umano, per maturare ed aiutare la famiglia. Io studio Economia e sono molto contento della mia scelta che porto avanti con sacrificio.

Altro passo indietro, come è stata l’esperienza con la nazionale Under 23 agli Europei la scorsa estate in Austria?

Non nego che a me la squadra piaceva molto e con Alberto D’Auria ho un ottimo rapporto. Secondo me siamo stati sfortunati, perché la sconfitta con la Germania ci ha distrutto emotivamente e per una formula assurda noi con una sola sconfitta nella fase eliminatoria siamo finiti dietro la Germania che aveva una partita persa in più.

Prospettive future in ottica Nazionale maggiore?

Ci spero sempre e gioco a baseball anche per arrivare un giorno ad indossare la casacca della Nazionale maggiore, è certamente uno dei miei obiettivi per i prossimi anni.

Ruolo preferito?

Sicuramente mi sento un ricevitore ed anche a Texas San Antonio sto giocando in questo ruolo ma non ho problemi ad occupare anche altre posizioni sul diamante.

A tal proposito, cosa ti ha dato l’esperienza a San Marino al fianco di 2 grandi ricevitori come Simone Albanese e Gabriel Lino?

Certamente Simone è stato molto importante per me, un grande capitano che mi ha insegnato tanto sullo stare in campo soprattutto sul piano psicologico anche più che tecnico, così come Lino nel mio secondo anno a San Marino dove ho legato con tutti soprattutto con Leo Ferrini. Mi considero un tipo tranquillo che non si fa problemi.

Prima di salutarti e farti un grosso in bocca al lupo per il proseguimento della tua nuova avventura al College, una considerazione sul super contratto firmato da Shohei Ohtani con i Los Angeles Dodgers

Non so cosa dire, lui è un super giocatore, una vera superstar ma credo che a quei livelli non sia poi così facile mettere insieme tutti quei giocatori fortissimi come l’esempio degli Angels insegna. Più che altro non so come faranno i Dodgers a costruire una squadra attorno a lui visto la super cifra che hanno già impegnato per lui sul lungo periodo.

 

Informazioni su Andrea Palmia 151 Articoli
Andrea Palmia è nato a Bologna il 4 aprile 1968 e vive nel capoluogo emiliano con la moglie Aurora e la figlia Lucia di due anni. Laureato in Pedagogia con una tesi sperimentale sui gruppi ultras, lavora dal 1995 come educatore professionale con utenti disabili mentali e fisici. Appassionato di sport in genere ed in particolare di quelli americani, ha sempre avuto come sogno nel cassetto quello di fare il giornalista sportivo. Dal baseball giocato nel cortile del condominio con una mazza scolorita alle partite allo stadio Gianni Falchi con i fuoricampo di Roberto Bianchi e Pete Rovezzi, il passo è stato breve. Fortitudino nel DNA, nutre una passione irrazionale per i "perdenti" o meglio per le storie sportive "tormentate" fatte di pochi alti e di molti bassi.