Coppa Campioni: San Marino, i “perché” del quarto posto

I titani hanno deciso di non spremere troppo i lanciatori in vista del campionato e il line-up ha prodotto troppo poco

Diego Gasperoni
Doriano Bindi assieme al pitching coach Paolo Ceccaroli
© Diego Gasperoni

San Marino è tornato in Europa dopo quattro anni dalla porta principale, concludendo la settimana di Bonn al quarto posto, che poteva essere terzo ma poco importa. I titani chiudono con un bilancio di due vittorie e una sconfitta nelle partite vere, un ko nell’inutile finalina per il terzo posto e un altro ko nella partita “no comment”. la prosecuzione contro il Neptunus. I campioni d’Italia sono saliti in Germania con un obiettivo dichiarato: tornare a casa sani fisicamente e poi si vedrà. L’aveva detto chiaramente alla vigilia Doriano Bindi, anticipando che non avrebbe sottoposto i suoi lanciatori a una rotazione esasperata. D’altronde, San Marino è una squadra costruita per il campionato, cioè per 21 inning settimanali, mentre a Bonn ne ha giocati 45. Per fare un esempio, ai titani è mancato un… Lugo, non tanto come prestazioni, ma come quantità. Quel pitcher in più che sarebbe partito in semifinale, toccata invece a due rilievi come Peluso e Mazzocchi. Quel pitcher, nel caso specifico Kourtis, che arriverà sul Titano questa settimana.

Poi c’è il caso Rienzo. Ha lanciato, così così, la prima parte del match contro il Neptunus, poi si è chiamato fuori nella semifinale contro Amsterdam. Beh, diciamo che un pitcher del suo calibro, chiamato per fare la differenza, che in campionato ha lanciato finora 3.2, con 10 valide subite e 8 basi ball concesse, per una media pgl di 19.64, forse avrebbe dovuto dare una dimostrazione di forza in una partita seria come una semifinale europea, piuttosto che rimandare la sua salita sul monte al giorno successivo quando il risultato contava solo per le statistiche.

Infine, pitcher o non pitcher, in questo momento a San Marino manca il killer instinct del proprio line-up. La partita contro il Neptunus si era incanalata bene (5-2) ma l’attacco si è fermato lì e la stessa cosa si è ripetuta contro il Bonn nel girone eliminatorio (4-1). In soldoni, San Marino su 40 inning offensivi a disposizione, ha segnato punti in 14 riprese, che poi in realtà sono 12 perché due punti contro il Neptunus sono arrivati per balk gratuiti del pitcher orange. Alcuni giocatori sono nettamente sotto media e questo problema era emerso in alcune partite della seconda fase.

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Carlo Ravegnani, nato a Rimini il 31 gennaio del 1968, ha iniziato la carriera giornalistica a 20 anni nell'allora Gazzetta di Rimini, "sostituita" dal 1993 dall'attuale Corriere Romagna dove lavora come redattore sportivo. Collaboratore per la zona di Rimini del Corriere dello Sport-Stadio, il baseball è stata una componente fondamentale nella sua vita: dapprima tifoso sugli spalti dello Stadio dei Pirati poi giocatore nel mitico Parco Marecchia e poi nel Rimini 86, società che ha fondato assieme a un gruppo di irriducibili amici. Quindi giornalista del batti e corri sulla propria testata e alcune saltuarie collaborazioni con riviste specializzate oltre che radiocronista delle partite dei Pirati assieme all'amico e collega Andrea Perari. Negli ultimi anni è iniziata anche la carriera dirigenziale, con la presidenza (dal 2014) dei Falcons Torre Pedrera. La passione è stata tramandata al figlio Riccardo che gioca lanciatore e prima base negli stessi Falcons.