Grosseto piange la scomparsa di Lambert Ford

La Pantera nera di Vineland fu ingaggiata per la fase di qualificazione del campionato 1983 e non bastò chiudere a 511 per convincere Zavattaro a tenerlo per la poule scudetto

Lambert Ford nel dugout del Grosseto insieme a Beppe Massellucci nel 1983

La città di Grosseto piange uno dei suoi campioni del passato, Lambert Nathaniel Ford, morto a causa di una brutta malattia a 72 anni. L’esterno di Vineland nel New Jersey, nel 1983, rimase nel Bbc Mabro Grosseto solo pochi mesi, prima di lasciare il posto a Thomas Dettore, ma fu un periodo intenso, anche perché l’allora battitore trentaquattrenne trascinò il team guidato da Joe Zavattaro a suon di valide (chiuse le dieci gare disputate con una media di 511 e 20 punti battuti a casa). A ingaggiare il forte giocatore fu il general manager biancorosso Gigi Pegoraro, che proprio quell’anno portò in Maremma anche Gianmario Costa, Eddy Orrizzi, Dario Borghino e Pat Callahan.

«Lambert Ford superstar, nei nostri cuori tu resterai», gli cantavano i tifosi innamorati, al momento della decisione dello staff tecnico di esonerarlo, perché, secondo loro, non aveva un ruolo in difesa.

Ford quell’anno rimase a giocare a Castiglione, poi l’anno successivo si spostò ad Anzio e nel 1985 a Catania. Tornato nella “sua” Maremma  una volta lasciati nel cassetto gli spikes diventò prima manager del Roselle poi del Bbc Grosseto con il quale vinse la Coppa Ceb 1997 a Pamplona. Una volta diventato grossetano a tutti gli effetti, per aver sposato Olga Ciaramella, con la quale divise anche la Royal School, un istituto nel quale s’insegnava l’inglese. Proseguì la sua carriera tecnico con lo Junior, contribuendo a rendere la società di Luciano Billi una delle migliori in Italia, e affiancò Marco Mazzieri nella Ymca Baseball.

Lambert Ford con la figlia Tiffany

Prima dell’esperienza italiana, Lambert fu scelto al 1° giro dai Cleveland Indians a 19 anni. Un top prospect, insomma. In quattordici anni nelle leghe professionistiche, con 986 partite giocate, arrivò a giocare in triplo A sia negli Stati Uniti, dove il baseball è uno dei “past time” più importanti, che in Messico. In quel periodo diventò il beniamino degli appassionati di Williamsport, di Knoxville, di Jalisco e di tutte le città in cui si fermò.