San Marino contro un vero tabù

I titani provano a interrompere l’egemonia della “F” contro la quale hanno sempre perso in finale scudetto

Diego Gasperoni
Il pitching coach Paolo Ceccaroli e il manager Doriano Bindi
© Diego Gasperoni

Nel 2013 il San Marino stabilì un piccolo record, fu la prima squadra nell’era play-off a vincere tre scudetti consecutivi. Un primato eguagliato lo scorso anno dalla Fortitudo, ormai diventata la rivale storica dei titani. La truppa sammarinese si affaccia alla finale scudetto per la terza volta consecutiva, la quarta negli ultimi cinque campionati e si accorge di dover abbattere un tabù per riportare il titolo in Repubblica. Nei quattro precedenti nelle Italian Baseball Series contro i bolognesi, infatti, sono arrivate altrettante sconfitte: la prima nel 2005 quando lanciava il giovane Maestri, l’ultima nel 2020 quando lo stesso Maestri lanciava le sue ultime palline da giocatore di baseball.

Quest’anno invece c’è Tiago Da Silva, uno che il biancazzurro del Titano se lo sente marchiato addosso, l’uomo degli scudetti. C’era anche l’ultima volta nel 2013 quando si giocava al meglio delle cinque partite e San Marino rimontò lo 0-2 iniziale contro Rimini e vinse tre partite allo Stadio dei Pirati.

La serie scudetto contro Bologna è da giocarsi al buio. Difficilmente nella storia dello sport le due finaliste si affrontano senza un precedente stagionale in regular season. E se i titani hanno giocato due “vere” partite nella Poule Scudetto all’andata a Nettuno, la “F” ha avuto vita fin troppo facile con Parma per considerarlo un test attendibile.

San Marino arriva alla finale affidandosi a un monte completo e qualitativamente affidabile, con Centeno stasera e Tiago domani come partenti, un line-up che recupera Reginato ma perde la mazza tosta di Morresi volato negli States, una difesa che sulla carta non presenta punti deboli.

Doriano Bindi da manager esperto e navigato, non si scompone alla vigilia di una finale dove, come in tutte le serie al meglio delle cinque, la prima partita non è decisiva ma tanto importante. “Partire in vantaggio significa tanto per fiducia e morale – sottolinea il coach dei titani – nel caso di sconfitta non bisogna abbassare la guardia e ricominciare subito a crederci. Testa, fame e voglia di vincere: tutte e tre assieme ti faranno vincere lo scudetto, oltre al fatto di sbagliare il meno possibile perchè saranno tutte partite strette e in campo ci sono giocatori che non perdonano”.

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Carlo Ravegnani, nato a Rimini il 31 gennaio del 1968, ha iniziato la carriera giornalistica a 20 anni nell'allora Gazzetta di Rimini, "sostituita" dal 1993 dall'attuale Corriere Romagna dove lavora come redattore sportivo. Collaboratore per la zona di Rimini del Corriere dello Sport-Stadio, il baseball è stata una componente fondamentale nella sua vita: dapprima tifoso sugli spalti dello Stadio dei Pirati poi giocatore nel mitico Parco Marecchia e poi nel Rimini 86, società che ha fondato assieme a un gruppo di irriducibili amici. Quindi giornalista del batti e corri sulla propria testata e alcune saltuarie collaborazioni con riviste specializzate oltre che radiocronista delle partite dei Pirati assieme all'amico e collega Andrea Perari. Negli ultimi anni è iniziata anche la carriera dirigenziale, con la presidenza (dal 2014) dei Falcons Torre Pedrera. La passione è stata tramandata al figlio Riccardo che gioca lanciatore e prima base negli stessi Falcons.