Destinazione Omaha, occhio a Joey Loperfido

Inizia venerdì il torneo finale NCAA che culminerà con le College World Series. Diverse le favorite ma attenzione a Duke del paisà Loperfido e a Texas, ex-squadra di Matteo Bocchi, appena promosso dai Chicago Cubs in doppio A

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Joey Loperfido, esterno di Duke
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Dopo una stagione assolutamente diversa dalle altre, giugno segna l’arrivo della fase decisiva nel College Baseball che avrà la sua apoteosi con le College World Series. Era tanta l’attesa e la voglia di tornare sul campo e sulle tribune dopo una stagione 2020 cancellata quasi subito. E questo 2021, seppur con molte limitazioni tra cui partite per lo più giocate fra avversari della stessa Conference, non ha deluso le aspettative ed anche i tanto temuti stop per Covid 19 sono stati molto brevi e circoscritti.

Come antipasto del torneo finale sono scese in campo nello scorso fine settimana le varie Conference dove non sono mancate le sorprese come le precoci eliminazioni delle favorite Texas e Vanderbilt e la vittoria, nell’Atlantic Coast Conference, per la prima volta nella storia di Duke trascinata fra gli altri dall’esterno centro di origini italiane Joey Loperfido, autore in semifinale contro Virginia di ben 2 fuoricampo nei primi 2 turni nel box. I Blue Devils si presentano in gran forma e reduci da 12 vittorie consecutive e si candidano ad essere una delle possibili outsider in questo torneo finale.

Vediamo in dettaglio come si articolerà appunto questa fase finale dell’NCAA: si partirà con 16 concentramenti (Regionals) composti da 4 squadre ciascuno le cui vincitrici si sfideranno poi in 8 Super Regionals (mini serie al meglio delle 3 partite) da cui usciranno le 8 pretendenti finali al titolo NCAA che si affronteranno sul diamante del TD Ameritrade Park di Omaha, nel Nebraska.

Super favorita senz’altro Arkansas, protagonista di una delle stagioni più dominanti che la storia recente del baseball NCAA ricordi, per 9 settimane al primo posto nel ranking nazionale, vincitrice di 46 partite a fronte di sole 10 sconfitte e campione della super competitiva Southeastern Conference, sia in stagione regolare che nel torneo finale. I Razorbacks hanno un line-up potente in tutti i suoi componenti, con ben 7 giocatori sopra i 30 punti battuti a casa e un monte di lancio profondo dove brilla il closer Kevin Kopps (10 vittorie e 10 salvezze con ben 105 strike-out in 66.1 riprese lanciate).

Alle spalle di Arkansas c’è Texas alla sua 60esima partecipazione al torneo finale NCAA, la sorprendente Tennessee guidata nel dug-out dal coach italo-americano Tony Vitello, Arizona campione della Pac 12 trascinata dalle battute dei suoi prodigi Jacob Berry e Daniel Susac ed i campioni in carica di Vanderbilt con la straordinaria coppia di partenti formata dal prodigioso e sicura prima scelta Kumar Rocker e dal figlio d’arte Jack Leiter, erede dell’ex MLB Al Leiter.

Già detto di Duke, tante le altre possibili sorprese partendo proprio da Texas dove nel 2018 il nostro Matteo Bocchi (ora promosso in Doppio A nell’organizzazione dei Chicago Cubs con i Tennessee Smokies) contribuì al raggiungimento della qualificazione. Da non dimenticare anche Texas Tech e Texas Christian da tanto ai vertici del baseball NCAA, proseguendo poi con due parziali delusioni stagionali che rispondono al nome di Mississippi State e Ole Miss, entrambe ricche di talento e che potrebbero trovare la loro forma migliore proprio in queste settimane decisive.

Rimanendo in argomento di delusioni, non si può non citare Florida, grande favorita in pre-season che però ha avuto un andamento molto alterno e spera nell’aiuto del pubblico sulle tribune del nuovissimo Florida Ballpark per andare il più lontano possibile in questo torneo finale NCAA 2021.

Altre possibili sorprese potrebbero essere Notre Dame, North Carolina State, Oklahoma State, Louisiana Tech,East Carolina, Stanford e Florida State guidata dalla stella Matheu Nelson.

Fra le curiosità ed i temi di questo torneo NCAA ci sono sicuramente le ultime apparizioni di coach Paul Mainieri nel dug-out di LSU visto il ritiro a fine stagione e tante compagini che parteciperanno per la prima volta tra le quali Presbyterian, Norfolk State, NJIT, Grand Canyon allenata dall’ex MLB Andy Stankiewicz e soprattutto Fairfield, vera sorpresa di questo 2021. Gli Stags (i Cervi), questo il nickname dei ragazzi di coach Bill Currier, hanno avuto una stagione eccellente rimanendo imbattuti fino ai primi di maggio e chiudendo con un record di 37 vinte e sole 3 sconfitte grazie alle prove di un nutrito numero di “paisà” fra i quali ricordiamo il ricevitore Mike Caruso (.414 di media battuta con 28 PBC), il seconda base Mike Becchetti e i lanciatori Jake Noviello e Michael Sansone. Non e’ all’esordio assoluto ma ritorna al torneo dopo vent’anni Nevada grazie alle giocate del prima base Dillan Shrum (.479 la sua media battuta) e del terza base di origini italiane Tyler Bosetti (.337 nel box per lui).

Chiudiamo parlando delle sfide più interessanti dei Regionals, partendo senz’altro da quella in programma in casa di Florida che molto probabilmente troverà sulla sua strada il grande avversario di sempre, cioè Miami. Molto equilibrati i raggruppamenti che vedranno sfidarsi rispettivamente Louisiana Tech, Alabama e Nc State ma anche Ole Miss, Florida State e Southern Mississippi senza dimenticare quello dove Old Dominion, Virginia e South Carolina si contenderanno l’unico pass per il Super Regional.

 

Informazioni su Andrea Palmia 152 Articoli
Andrea Palmia è nato a Bologna il 4 aprile 1968 e vive nel capoluogo emiliano con la moglie Aurora e la figlia Lucia di due anni. Laureato in Pedagogia con una tesi sperimentale sui gruppi ultras, lavora dal 1995 come educatore professionale con utenti disabili mentali e fisici. Appassionato di sport in genere ed in particolare di quelli americani, ha sempre avuto come sogno nel cassetto quello di fare il giornalista sportivo. Dal baseball giocato nel cortile del condominio con una mazza scolorita alle partite allo stadio Gianni Falchi con i fuoricampo di Roberto Bianchi e Pete Rovezzi, il passo è stato breve. Fortitudino nel DNA, nutre una passione irrazionale per i "perdenti" o meglio per le storie sportive "tormentate" fatte di pochi alti e di molti bassi.