Simonelli, la stella italiana di Virginia Tech

Il lanciatore, 4 vittore all’attivo e 40 strike-out in 36 inning, sta trascinando Virginia Tech ai vertici del ranking NCAA e della Atlantic Coast Conference. Con un sogno: portare gli Hokies in finale per la prima volta dal 2013

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Anthony Simonelli
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Fra le sorprese di questa prima metà di stagione 2021 nel baseball NCAA c’è sicuramente Virginia Tech. Non una “grande” tradizionale del batti e corri a livello di College, ma che in questo frangente sta esprimendo un ottimo baseball sia in attacco che sul monte di lancio: un buonissimo record di 20 vinte e 12 perse ha permesso agli Hokies (questo il nickname dei giocatori di Virginia Tec) di coach John Szefc di raggiungere il 15esimo posto nel ranking NCAA stilato settimanalmente dalla rivista specializzata Baseball America. E ora Virgina Tech è saldamente al commando della Coastal Division dell’Atlantic Coast Conference davanti a programmi storici come Miami, North Carolina, Georgia Tech e Virginia.

Virginia Tech è reduce da un trittico sfortunato proprio contro Georgia Tech che ha prevalso per 2 partite ad 1 ma con gli Hokies che hanno combattuto fino alla fine in tutte le sfide: il loro unico successo, arrivato nella seconda partita del week-end, grazie ad un super prestazione sul monte del partente Anthony Simonelli che ha ottenuto con l’aiuto dei rilievi una shut-out (7-0). Per il talentuoso lanciatore con chiare origini italiane cifre molto buone: in 6 inning, solo 2 valide e altrettante basi ball concesse a fronte di 6 strikeout. In evidenza in attacco anche l’interbase Tanner Schobel (2 su 4 con 2 punti segnati) ed il designato Cade Swisher (3 su 3 nel box con un fuoricampo).

Fino a questo momento Virginia Tech ha collezionato importanti successi contro Miami, North Carolina e l’altra rivelazione dell’Atlantic Coast Conference Pittsburgh grazie ad un trio di partenti affidabili che comprende, oltre al già citato Simonelli, Peyton Alford e Chris Gerard ben coadiuvati da un bullpen sopra media con Matthew Siverling e Shane Connelly su tutti. Anche l’attacco degli Hokies non scherza con un buon .282 di media battuta con in evidenza l’esterno al primo anno Gavin Cross (.413 con 30 punti battuti a casa e ben 9 fuoricampo) reduce fra l’altro dal titolo di MVP settimanale nella Conference e TJ Rumfield (.341 di media battuta con 26 RBI e 5 fuoricampo). In questo rush finale di stagione regolare, Virginia Tech è attesa fra l’altro dalle sfide con i rivali di sempre di Virginia e contro Notre Dame, incontri che se vinti potranno aprire agli Hokies le porte del torneo finale NCAA.

Tornando a Simonelli, nelle sue 7 partenze stagionali ha ottenuto 4 vittorie (nessuna sconfitta) con 40 strike-out in 36.1 riprese lanciate concedendo agli avversari un misero .178 di media battuta e un 3.47 di media PGL. Dopo un inizio di stagione 2021 un po’ difficoltoso, questo ragazzo nativo di Winchester in Virginia e passato dapprima per Coastal Carolina (2018) e quindi trasferitosi a livello di Junior College presso il St. John’s River State College si è ripreso alla grande grazie ad una palla veloce stabilmente oltre le 90 miglia, uno slider sopra media e un cambio di velocità insidioso. Un arsenale, questo, che gli ha fatto conquistare uno degli spot di partente per gli Hokies che sognano concretamente di tornare al torneo NCAA, assenti dal 2013, e perché no raggiungere per la prima volta nella loro storia le College World Series.

 

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Andrea Palmia è nato a Bologna il 4 aprile 1968 e vive nel capoluogo emiliano con la moglie Aurora e la figlia Lucia di due anni. Laureato in Pedagogia con una tesi sperimentale sui gruppi ultras, lavora dal 1995 come educatore professionale con utenti disabili mentali e fisici. Appassionato di sport in genere ed in particolare di quelli americani, ha sempre avuto come sogno nel cassetto quello di fare il giornalista sportivo. Dal baseball giocato nel cortile del condominio con una mazza scolorita alle partite allo stadio Gianni Falchi con i fuoricampo di Roberto Bianchi e Pete Rovezzi, il passo è stato breve. Fortitudino nel DNA, nutre una passione irrazionale per i "perdenti" o meglio per le storie sportive "tormentate" fatte di pochi alti e di molti bassi.