Coronavirus: anche la MLB si interroga sulla riapertura

Il dibattito sulla riapertura delle attività sportive non è solo un fenomeno italiano. Negli USA si cerca di salvare la stagione di MLB, ma anche degli sport che dovrebbero ripartire tra la fine di agosto e settembre. Ecco il possibile piano per il batti&corri a stelle e strisce

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Il coronavirus impatta anche sulla stagione del baseball
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Da un lato la prudenza degli scienziati ed esperti di salute, dall’altro le pressioni politico-economiche. In mezzo il baseball, le sue stelle, i suoi tifosi. Così mentre la Major League Baseball, così come l’NBA e le altre leghe pro, affermano che attenderanno l’ok dai medici prima di tornare a giocare, aumentano le pressioni da figure governative per spingerli a rompere il lockdown e riprendere allenamenti e gare. E’ stato il leader della maggioranza al Senato, il 78enne repubblicano del Kentucky, Mitch McConnell, a dar fiato alle trombe. Attraverso una radio di Louisville, lo scorso fine settimana ha dichiarato di aver sentito personalmente il commissioner della MLB, Rob Manfred, per chiedere di ripartire. L’ipotesi è per un “Opening Day” il 4 luglio, quando le squadre potrebbero scendere in campo negli stadi che utilizzano per gli spring-training in Arizona o in Florida, senza pubblico oppure ad accesso ridotto. Come più corta sarà anche la stagione, visto che si parla di una riduzione del numero complessivo delle gare di regular season.

La scelta di giocare in due soli Stati favorirebbe un maggior isolamento della “macchina” che gira intorno al mondo del baseball e pertanto la MLB ha espresso fiducia in un possibile ritorno sotto questo punto di vista. Soprattutto tenendo conto del fatto che i governi di alcuni Stati, soprattutto quelli a guida repubblicana, e non ultimo il Presidente Trump, cercano di allentare le linee guida sul distanziamento sociale e rinvigorire un’economia in crisi. Proprio Trump aveva dichiarato ad aprile in una teleconferenza con i diversi Commissioner che sperava in una riapertura a fine estate per tutti gli sport.

Tuttavia a fare da contraltare ci sono le posizioni più prudenti dei democratici, che hanno il timore che una possibile riapertura possa peggiorare la situazione portando ad allungare i tempi della crisi economica e delle restrizioni, annullando gli effetti positivi che il lockdown ha prodotto fin qui e di conseguenza aggravando la pandemia. Così tra le proteste dei cittadini che chiedono alle imprese e all’economia in generale di riaprire e quelli che invece premono per una linea più rigida e conservativa, tra politici pronti a cavalcare la voglia di normalità ed il terrore per una nuova crisi economica ed altri che invece cercano di ascoltare le commissioni mediche, la situazione è sempre più confusa, fluida, in continua mutazione.

Tornando al batti&corri ecco alcuni dettagli di quanto trapelato dalle “solite” fonti interne alla Major (si parla di tre alti funzionari), assolutamente anonime, visto che la decisione è ancora da prendere. Si tratterebbe di giocare da fine giugno massimo inizio luglio, circa 100 delle 162 gare di stagione regolare, unendo la National e la American League con la creazione di 3 “super-gironi”. Le Division potrebbero essere create tenendo conto di rivalità e posizione geografica. Nella East Division, New York Yankees e Mets, Boston Red Sox, Washington Nationals, Baltimore Orioles, Philadelphia Phillies, Pittsburgh Pirates, Toronto Blue Jays, Tampa Bay Rays, Miami Marlins; nella West Division,  Los Angeles Dodgers and Angels, San Francisco Giants, Oakland Athletics, San Diego Padres, Arizona Diamondbacks, Colorado Rockies, Texas Rangers, Houston Astros, Seattle Mariners e nella Central Division, Chicago Cubs e White Sox, Milwaukee Brewers, St. Louis Cardinals, Kansas City Royals, Cincinnati Reds, Cleveland Indians, Minnesota Twins, Atlanta Braves, Detroit Tigers.

Diversi giocatori di alto profilo, tra cui i californiani Mike Trout degli Angels e Clayton Kershaw dei Dodgers, hanno espresso una forte resistenza a giocare la stagione lontano dalle loro famiglie.

MLB e funzionari sindacali devono ancora avviare discussioni formali sulle implicazioni finanziarie del giocare senza tifosi. Inoltre tre proprietari di franchigia hanno dichiarato a “USA Today” già tre settimane fa che si rifiuterebbero di giocare a meno che i giocatori non fossero disposti ad accettare una riduzione di stipendio. Tuttavia, tra i dirigenti filtra ottimismo rispetto a questa ipotesi soprattutto perché la soluzione porterebbe una netta riduzione delle perdite economiche delle franchigie stesse.

Il segnale più incoraggiante, hanno detto i funzionari, è che i test per la positività al Covid-19 sono sempre più disponibili, sempre più Stati stanno archiviando il lockdown e più politici come il governatore di New York Andrew Cuomo e il sindaco di Chicago Lori Lightfoot affermano che le squadre potrebbero addirittura tornare a giocare nei loro stadi questa estate.

Il procuratore sportivo Scott Boras ha proposto che i giocatori riprendano gli allenamenti nelle sedi degli spring-training a maggio così i giocatori resterebbero isolati per le 3-4 settimane di precampionato. I funzionari della MLB sperano che non sarà necessario mettere in quarantena i giocatori e la normalità prevarrà una volta iniziata la stagione regolare, ma il calendario e il formato dei playoff promettono di essere drammaticamente diversi.

 

 

Informazioni su Andrea Tolla 533 Articoli
Nato a Roma nel 1971, Andrea è padre di 3 figli, Valerio, Christian e Giulia. Collabora con il quotidiano Il Romanista dove si occupa, tra le altre cose di baseball e football americano. Appassionato di sport in genere collabora anche con il mensile Tutto Bici e con il quotidiano statunitense in lingua italiana America Oggi. Ex-addetto stampa della Roma Baseball, cura una rubrica di baseball all'interno di una trasmissione sportiva di un'emiitente radiofonica romana.