Finale a sorpresa per il titolo NCAA

Scatta stanotte sul diamante del TD Ameritrade Park ad Omaha nel Nebraska la prima delle 3 sfide tra la favorita Vanderbilt e la sorprendente Michigan capace di eliminare la testa di serie numero 1 UCLA

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Vista esterna del TD Ameritrade Park di Omaha
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Dopo una settimana di emozioni, sorprese ed ottimo baseball, da stanotte Omaha si appresta a vivere l’atto conclusivo della stagione NCAA con la disputa della finalissima al meglio delle 3 gare fra Vanderbilt (dominatrice assoluta anche della Southeastern Conference) e la “cenerentola” Michigan, inclusa di un soffio tra le 64 qualificate alla fase finale ma che da quel momento non ha più sbagliato un colpo. Prima vincendo i Regional che vedeva in corsa i campioni in carica di Oregon State e poi battendo con autorevolezza la super favorita e testa di serie numero 1 UCLA.

Arrivata ad Omaha per la prima volta dal lontano 1984, Michigan non ha smesso di stupire ed ha fatto percorso netto sconfiggendo Texas Tech – per due volte – e Florida State staccando così il biglietto per la finalissima. Protagonista per i Wolverines di coach Erik Bakich, oltre ad un’ottima difesa (nessun errore nelle 3 partite delle College World Series finora), il monte di lancio con i due partenti Karl Kauffmann, autore di 2 vittorie, e Tommy Henry, complete game e shut-out nel successo contro Florida State con 10 strike-out, ben spalleggiati dal closer Jeff Criswell. Anche l’attacco non è stato da meno: in evidenza l’esterno centro Jesse Franklin (5 su 12 nel box con 4 punti battuti a casa) e soprattutto il prima base Jimmy Kerr (6 su 13 ad Omaha con 6 rbi, un triplo e ben due homerun nella vittoria decisiva con Texas Tech). Un figlio d’arte, anzi doppio, visto che sia il padre che il nonno hanno entrambi vestito la divisa di Michigan partecipando alle College World Series rispettivamente nel 1984 e nel 1962.

L’artefice principale di questo miracolo sportivo è senz’altro il coach Erik Bakich, vice allenatore proprio a Vanderbilt, che ha creduto fortemente nel programma di baseball di Michigan (da sempre ai vertici nel football e nella pallacanestro) portandolo ad Omaha nella sua settima stagione alla guida dei “Wolverines” (questo il nickname dei giocatori di Michigan). Una curiosità: dal 12 maggio, data dell’ultimo match in casa di Michigan, i ragazzi di coach Bakich hanno viaggiato parecchio giocando in 6 Stati diversi e dormendo ad Ann Arbor (sede dell’Università) per sole 5 notti. Una vita in trasferta che ha fatto bene ai giocatori che ora accarezzano il sogno di vincere il titolo NCAA.

Chi vuole mettere bruscamente fine alla favola di Michigan è senz’altro Vanderbilt, squadra esperta e di grande talento, fra le principali favorite già in pre-season, guidata nel dug-out da coach Tim Corbin che dopo la vittoria nel 2014 e la delusione del 2015 vuole riportare il titolo nazionale a Nashville, nel Tennessee. Si affida alle sue stelle, come l’esterno destro J.J. Bleday (quarta scelta assoluta nel recente draft MLB dei Miami Marlins), leader nella stagione regolare con ben 26 fuoricampo ma a secco finora ad Omaha dove viaggia con 4 su 9 nel box ed un solo punto battuto a casa. Più in forma in battuta senza dubbio l’esterno sinistro Stephen Scott, decisivo contro Mississippi State e il terza base Austin Martin (2 su 4 e 3 rbi nella vittoria su Louisville).

A decidere però, come spesso accade, dovrebbero essere i lanciatori e in questo settore si fa preferire Vanderbilt con la coppia di partenti formata da Drake Fellows (13 vittorie in questo 2019) ed il freshman (primo anno) Kumar Rocker, 11 successi stagionali, pronti a salire sul monte per le prime due sfide della finalissima.

Doveroso un breve accenno alle deluse di queste College World Series, prime fra tutte Arkansas e Mississippi State che arrivavano tra le favoritissime ma che si son dovute arrendere alla forza delle avversarie. Citazione particolare per Florida State che ha provato fin all’ultimo a rendere speciale l’ultima stagione nel dug-out del suo leggendario coach Mike Martin ma senza fortuna.

 

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Andrea Palmia è nato a Bologna il 4 aprile 1968 e vive nel capoluogo emiliano con la moglie Aurora e la figlia Lucia di due anni. Laureato in Pedagogia con una tesi sperimentale sui gruppi ultras, lavora dal 1995 come educatore professionale con utenti disabili mentali e fisici. Appassionato di sport in genere ed in particolare di quelli americani, ha sempre avuto come sogno nel cassetto quello di fare il giornalista sportivo. Dal baseball giocato nel cortile del condominio con una mazza scolorita alle partite allo stadio Gianni Falchi con i fuoricampo di Roberto Bianchi e Pete Rovezzi, il passo è stato breve. Fortitudino nel DNA, nutre una passione irrazionale per i "perdenti" o meglio per le storie sportive "tormentate" fatte di pochi alti e di molti bassi.