Abbiamo avuto la conferma: i playoff sono davvero un'altra cosa

La quarta classificata che mette con le spalle al muro i campioni dopo aver battuto più valide nel weekend rendono speciale la postseason. Nettuno perde con San Marino e chiede aiuto al suo popolo

E' proprio vero: come si fa a non essere romantici con il baseball? Nel weekend abbiamo avuto l'ennesima riconferma. Il Rimini, quarta nella regular season dopo una partenza ad handicap, con quattro sconfitte di fila, espugna per due volte il diamante della regina Bologna, una squadra che negli ultimi sedici anni ha chiuso undici volte al comando la prima fase. Probabilmente senza l'errore emiliano al nono inning racconteremmo un'altra storia, con Raul Rivero eroe di garauno al termine una gara quasi perfetta e completa. La realtà è invece un'altra con l'Omone, che ha filtrato per otto riprese con una no-hit dal sapore storico, entrato in crisi nell'ultimo inning e costretto a lasciare il campo a Crepaldi, perché Lansford si è fatto male ad una caviglia durante il riscaldamento, che ha subito i punti del pareggio da un Rimini che ha tirato fuori le unghie al momento giusto, imponendosi al supplementare e difendendo il vantaggio con Teran, entrato nella storia con due salvezze in 24 ore.
«Non è finita finché non è finita», amava dire Yogi Berra ed è stato proprio così: i Pirati di Paolo Ceccaroli hanno colto l'attimo e si sono messi in tasca un successo che li ha lanciati poi in garadue dove, un altro segno del destino, dove il primattore è stato Josè Escalona, salito in pedana già al primo inning solo perché il partente Richetti ha subito due visite, una dovuta per il momento non facile, e una non voluta. E così Bologna, che con Richetti ha trovato subito tre punti, ha dovuto fare i conti con un avversario che, nonostante qualche problema di controllo, ha concesso una misera valida in quasi sette riprese. E alla fine delle gare al "Falchi" i conti dicono che Rimini ha anche meritato: 19 valide contro 18, 14pbc contro 10. In Emilia sono tornati i fantasmi del 2015, quando i Pirati vinsero 4-0 una finale che sembrava indirizzata in tutt'altra direzione. In fase di vigilia i tecnici ribadiscono: i playoff sono un'altra cosa rispetto alla regular season e spesso purtroppo ne pagano le conseguenze.
Cosa sarebbe successo invece se Nettuno invece di lasciare tre uomini in base al tredicesimo inning di gara1 fosse riuscito a segnare anche solo uno e in difesa non avesse commesso l'errore che ha poi permesso a Ferrini di mandare a casa il corridore per la vittoria? Non lo sapremo mai. Ci atteniamo ai fatti: il San Marino ha sfruttato il fattore campo, riuscendo ad aggiudicarsi prima una maratona di quattro ore e con quattro extrainning, poi piegando gli uomini di D'Auria a suon dei fuoricampo: firmati da due laziali che hanno trovato gloria fuori dalla loro città, Francesco Imperiali e Mattia Reginato. Ma scorrendo le statistiche Nettuno, che ha provato a lottare fino in fondo, arrivando sul 6-8 con le basi cariche al nono inning di garadue, ha una media solo di 148, ha lasciato troppi corridori in base e i suoi talentuosi, ma giovanissimi, campioni, hanno pagato l'inesperienza. Si può anche aver giocato negli Stati Uniti, ma, come nel caso di Giordani, è difficile trovare la battuta giusta contro gente che conosce i playoff italiani. Rispetto al Bologna, che deve adesso cercare di pareggiare i conti allo stadio dei Pirati di via Monaco, Nettuno ha dalla sua l'aiuto del pubblico dello Steno Borghese, lo stadio più frequentato della stagione. E questo aspetto può stravolgere tutto quello che abbiamo scritto. Rimane solo una certezza: di fronte a quello che abbiamo visto in questi due giorni come si fa a non essere romantici con il baseball?

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