La Cremona, 7 giorni dopo. Occasione per tornare a crescere

Un movimento disabituato a dibattere. Ma tanta gente ha sacrificato un sabato per "parlare di baseball". Perché solo con il confronto non si indebolisce ulteriormente il patrimonio intellettuale e creativo del nostro sport

Una settimana fa circa la Cremona. Un appuntamento a cui non si poteva mancare se si vuole ragionare attorno al nostro povero sport. Una settimana per riflettere e capire la portata di quella riunione e gli orizzonti del movimento. Qualche considerazione: intanto la possibilità di confrontare finalmente le idee con qualcuno, il piacere di rivedere tanti amici, la constatazione che il nostro ambiente è talmente disabituato a dibattere, a mettersi attorno a un tavolo, che il risultato è stato un po' un minestrone. Quando tutti vogliono parlare di tutto, si passa indifferentemente dai bilanci federali ai ripescaggi della serie B del softball.
Serviva forse un filo logico, ma lo sforzo a cui ci ha chiamati Alberto Antolini è stato apprezzabile. Qualcuno forse si aspettava di trovare il futuro candidato alla presidenza federale, l'avversario di Fraccari, o di Fochi o di chi si presenterà nel segno della continuità. E invece ci si è trovati di fronte a una fila di denunce, magari anche di provocazioni, sicuramente di segnalazioni di tutto ciò che non funziona.
Analisi dettagliate come quelle del presidente dell'Emilia Romagna Mignola o interventi romantici come quello dell'ex arbitro Gentilozzi, tutto comunque incentrato sull'inevitabile malcontento. Forse ci si aspettava qualche proposta vincente, qualche indicazione in più sul modo di voltare pagina o almeno di correggere la rotta. Forse da questo punto di vista la giornata non ha dato i frutti desiderati, ma a nostro parere va prima tutto apprezzato lo spirito con cui la gente ha sacrificato un sabato per dire: parliamo di baseball.
Può sembrare una banalità, ma alzi la mano chi è abituato a farlo in sedi appropriate e non solo nei mugugni dietro le tribune e davanti agli spogliatoi. Ci sono state le giuste critiche a tutto quello che non funziona in federazione, ma nessuna caccia alle streghe. Anzi, è stato mandato un messaggio a Fraccari perché concluda questo suo mandato nel migliore dei modi, magari tenendo presente qualche suggerimento (anche un po' forte) da parte della base. Cosa che in democrazia non dovrebbe mai fare male.
Si è sentita qualche critica preconcetta e magari fuori luogo, un attacco al fatto che siano stati spesi dei soldi per sistemare l'Acquacetosa, senza tenere conto che si tratta pur sempre del campo di Roma e che se vogliamo dare una svolta al nostro movimento non si può fare a meno delle grandi città. Semmai bisogna indagare su chi potrà utilizzare l'Acquacetosa per sviluppare il baseball nella capitale.
C'era quella che potremmo definire l'"opposizione", ma c'era anche qualche fraccariano o ex fraccariano. Spiace soprattutto che tra le società di vertice ne mancassero due molto importanti, una emiliana e una romagnola, che dovrebbero essere alla guida del movimento non solo nei sacri palazzi del consiglio federale, ma anche nelle tavole rotonde dove si cerca di sviscerare i problemi. Si potrà essere d'accordo o no su tutto quanto è stato detto, ma non si può negare che solo confrontandosi in occasioni come questa si può tornare a crescere. Con i mugugni e le telefonate private, le raccomandazioni, le scorciatoie, si precipita sempre più. Parlando apertamente dei nostri problemi si possono cercare delle soluzioni.
Poi, alla fine, trasformeremo il voto sulle modifiche dello statuto in un referendum pro o contro Fraccari, mutuando le peggiori abitudini della politica. Ma sarebbe bello che le società non si fermassero lì, non si trovassero solo una volta all'anno per un paio d'ore, quando vengono convocate dalla Fibs per sapere se è meglio giocare alle 8 e mezza o alle 9 meno un quarto. Sarebbe bello che le società cominciassero a confrontarsi magari nei comitati regionali, che devono essere il vero punto di riferimento per un cambio di passo, soprattutto adesso che la crisi sta togliendo risorse e c'è più che mai bisogno di consorziarsi. Il patrimonio intellettuale e creativo del nostro movimento si sta atrofizzando, cerchiamo di non far scappare anche gli ultimi cervelli disponibili.

Informazioni su Elia Pagnoni 51 Articoli
Nato a Milano nel 1959, Elia Pagnoni ricopre attualmente il ruolo di vice capo redattore dello sport al quotidiano "Il Giornale", dove lavora sin dal 1986. E' stato autore di due libri sulla storia del baseball milanese.

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