Quante storie al caro vecchio Griffith

Una torrida giornata del giugno 1945, un autobus per raggiungere lo stadio di allora di Washington. Un scontro fra titani: da una parte Satchel Paige, dall'altra parte Josh Gibson. E prima di entrare nello stadio un buon panino da "Wonder"

Martedì. Un giorno come un altro per tante persone alle prese con gli affanni quotidiani. E' una torrida giornata del giugno 1945. Un periodo in cui tanti giocatori non riempivano le prime pagine dei giornali ed erano considerati come fossero spiriti, fantasmi, chiusi in un limbo senza via d'uscita. I loro nomi avvolti in fragili bolle di sapone che solo il tempo riuscirà a fortificare per poterli consegnare alla leggenda. Presi posto nei sedili anteriori di un bus "segregato", al terminal numero 12 di Pennsylvania Street per poi scendere alla fermata no. 9 in Georgia Avenue. Pochi minuti di attesa e sono risalito su un bus "integrato" che mi ha condotto nelle vicinanze del Griffith Stadium di Washington. Riflettendo, pensavo che quei momenti di quel breve viaggio erano come una metafora dello stesso viaggio che avrebbe intrapreso il baseball di lì a poco, con rapida evoluzione, dalla segregazione all'integrazione. Stavo per assistere agli ultimi atti di quella che si chiamava "Blackball League" che durava da oltre 60 anni, da quando Cap Anson, nel 1887, pronunciò quelle famose parole: "Get those nigger off the field!" Anche lui sarebbe sorpreso dalla rapidità con cui si susseguono gli avvenimenti, in profonda mutazione col passare del tempo.
Scesi dal bus e mentre camminavo venni investito dal gradevole aroma del pane appena sfornato che proveniva dalla parte opposta della strada. Mi fermai e attraversai per far la fila davanti a "Wonder", convinto che un buon panino sarebbe stato il compagno ideale, perchè stavo per assistere ad un duello classico nella storia del baseball. Un vero scontro fra titani che vedeva da una parte Satchel Paige, forse il più grande lanciatore della sua epoca, e dall'altra parte Josh Gibson, di gran lunga il più forte slugger. Ero eccitato da quell'avvenimento e lo fui ancora di più quando vidi davanti alla biglietteria una folla brulicante, in piena agitazione per la partita. Quando finalmente entrai nel vecchio stadio, mi accorsi che era completamente pieno. Un enorme gregge di 30.000 persone catturò la mia attenzione al punto che non mi accorsi che ero l'unico, insieme ad altre 3 o 4 persone, ad essere un "viso pallido". Un gruppo di ragazzini era accalcato contro la transenna per osservare da vicino Satchel Paige che si scaldava col suo movimento a mulino. Qualcosa che oggi non si usa più. Dall'altra parte Josh Gibson riceveva i lanci di riscaldamento del suo pitcher. Sembrava un enorme Babbo Natale Nero, soprattutto quando sorrise in seguito al colpo ricevuto al braccio su un lancio che gli era rimbalzato davanti al corpo. Un'altra persona si sarebbe accasciata a terra dolorante, ma non Josh, lui era immune anche alle cannonate. Si parlava anche di un altro gran giocatore. Era Buck Leonard, paragonato a Lou Gerhig, come Gibson a Ruth, Maris e Mantle. Tre anni prima i giornali impazzirono scrivendo che volevano Josh e Buck in squadra con i Senators, ma questo avrebbe creato una spaccatura nella Negro League… e qualche stagione vinta per la squadra di Washington. Satchel lanciò 3 riprese, Josh non battè un fuoricampo e i Monarchs vinsero 2-1. Il box-score non venne mai pubblicato, che strano, forse perchè era una partita di allenamento? C'era Cool Papa Bell all'esterno centro per i Grays? Il futuro Hall of Famer, Hilton Smith, è stato il rilievo di Paige come di solito faceva? Non lo sapremo, nessuno è più in vita per raccontarlo e gli spiriti ci sono, ma nessuno ci crede. Gravitano in una sospensione onirica, è il riflesso che sfugge e confonde. È un sogno? Ho realmente preso quell'autobus in direzione del vecchio Griffith Stadium? E chi è questo grosso cane, un molossoide che mi segue amichevolmente? Si! I cani sono accetti nei ballparks.
In campo quel giorno c'era un rookie, uno che aveva giocato a football per la UCLA e che aveva preso posto all'interbase per la squadra dei Monarchs di Kansas City. Si chiamava Jackie Robinson. Quando venne annunciato dallo speaker, il suo nome non aveva nessun significato perchè non c'erano tifosi di football allo stadio. Giocò quell'anno dal Sud al Nord e gli scout erano molto interessati nel vederlo giocare. A Philadelphia, a Baltimore, i giornali riportavano le statistiche delle partite e quel giorno a Washington lui c'era ma era uno sconosciuto fantasma. Un fantasma tormentato dal sogno che qualcosa di soprannaturale poteva accadere. Aveva fatto un provino con i White Sox ed era in procinto di effettuarne un altro con i Red Sox. Gli strinsero la mano dicendogli che se avessero avuto bisogno, l'avrebbero contattato. Ma chi ha bisogno di un fantasma? A quanto pare nessuno aveva bisogno di lui. Nel frattempo Cool Papa Bell insegnava a Robinson come scivolare sulle basi e come rialzarsi prontamente per guadagnarne una in più. "Non hai un braccio da interbase" disse Papa Bell a Jackie "è meglio che ti sposti nel ruolo di seconda base". Il mondo intero stava esplodendo, ma nessuno delle 30.000 persone allo stadio lo stavano sospettando. Poco tempo dopo il baseball annunciò il nome del nuovo commissario di Lega, uno del Sud, il senatore A.B. "Happy" Chandler del Kentucky. Un giornalista gli chiese: "Senatore, cosa ne pensa di introdurre i negri in Major Leagues?" "Diamine! Certo che si, sono d'accordo. Se un ragazzo di colore ce la può fare a Guadalcanal, ce la può fare anche nel baseball." Era tutto ciò che il giornalista del "Pittsburgh Courier" voleva sentire. Era tutta la "Luce Verde" di cui Branch Rickey aveva bisogno. La Germania di Hitler cadde un paio di settimane dopo. Hiroshima e Nagasaki seguirono in agosto. I Washington quasi vinsero la stagione grazie a Bert Sheppard, un ex pugile che lanciò con una protesi di legno ad una gamba. In ottobre i quotidiani titolavano a caratteri cubitali che Robinson aveva firmato un contratto con i Dodgers. Nel 46' i Montreal Royals (squadra nel farm-system dei Dodgers) vennero a giocare a Washington. Scrissero i giornali: "Venite a vedere i nuovi giocatori che seguono Robinson!".
Ero ancora seduto sulle tribune quel pomeriggio. Quel cane mi aveva aspettato. Nessuno si curava di lui e lui non entrava allo stadio con nessun altro eccetto me. Un bimbo si aggirava in mezzo ai tifosi, vendeva gli hot-dogs. Era simpatico e tutti lo chiamavano "Little D". Un uomo sussurrò qualcosa al mio orecchio: "Vedi quel ragazzino? Lui è bravo, si chiama Duke Ellington!". Questa volta Paige non lanciava e anche Gibson non giocava. Buck Leonard fece un homer contro il tabellone, nello stesso punto dove qualche giorno prima l'aveva battuto Charlie Keller degli Yankees. Tra pochi giorni inizierà la nuova stagione dei Senators e Ted Williams batterà un homer nella parte più profonda dell'esterno centro. Mickey Mantle ne farà uno la cui pallina ancora non si è trovata. Ruth realizzerà il suo ultimo homer in carriera. I Senators perderanno 1-0 contro Chicago, nella partita più veloce di tutta la storia dell'American League: 1 ora e 29 minuti. Di Maggio sarà il primo a battere 3 homerun in una partita al vecchio Griffith. Il mondo stava correndo verso il futuro con la velocità dei nuovi jet. Ma in un certo senso il futuro era già iniziato l'anno precedente quando presi posto in quel bus "segregato" di Washington. Ancora oggi, se passate per Georgia Avenue, del vecchio Griffith rimangono soltanto i ricordi e se sentite delle voci attraverso le mura del moderno Howard, non preoccupatevi, non siete diventati pazzi, sono "loro" che si preparano per perpetrare la leggenda alla quale essi appartengono. E ricordatevi! Prima di entrare nello stadio attraversate la strada e comprate un buon panino al forno da "Wonder".

Il Blog di Beppe Carelli

Informazioni su Beppe Carelli 25 Articoli
Beppe Carelli, nato a Pescara nel 1958, è stato indotto nella Hall of Fame del baseball italiano nel 2008. Ha debuttato in Serie A nel 1975 col Milano e, dopo un intervallo nel Codogno, si è trasferito a Rimini dove ha giocato per ben 18 anni, dal '77 al '94. Ha vinto sei scudetti con i Pirati risultando leader stagionale come media battuta per due volte, fuoricampo (nel 1981 e nel 1993) e come punti battuti a casa. Vanta 116 presenze in Nazionale avendo partecipato a 12 manifestazioni internazionali con due titoli europei e all'Olimpiade di Los Angeles nel 1984. Iniziò la carriera come lanciatore per trasformarsi in esterno e sfruttare appieno la sua potenza di bomber. Nel Mondiale dell'86 in Olanda ottenne una straordinaria media battuta, .478, davanti ai cubani Pacheco e Linares e primeggiò nei punti battuti a casa. Nel 1972 è campione di Europa under 18, nella stessa categoria è il miglior battitore nell'Europeo giocato a Rimini nel 1975. Nel massimo campionato ha ottenuto 1.151 valide, 220 fuoricampo e 926 punti battuti a casa in 873 partite giocate. Collabora con Baseball.it come opinionista per la rubrica "Visto da...".

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