Cent'anni fa le più incredibili World Series della storia

Quelle del 1912 furono le prime finali al Fenway Park ma non ce ne sono mai state altre simili: un pareggio all'11°, otto partite, un esterno autore di un doppio gioco senza assistenza, 3 vittorie per un lanciatore e Fred Snodgrass

Non c'è mai stata una World Series come quella del 1912. Quelle partite furono caratterizzate e avvolte all'insegna di una costante incertezza. Tra grandi giocate e tremendi errori, gli atleti passarono dall'essere eroi a vergognose capre da latte. Tutto è successo, anche un pareggio all'undicesima ripresa che ha portato le Series addirittura all'ottava partita. Quelle del 1912 furono le prime finali disputate al Fenway Park di Boston che vide un esterno autore di un doppio gioco senza assistenza, un altro che realizzò una presa miracolosa, un lanciatore che vinse tre partite mentre un altro, un cavallo di battaglia, che non ne vinse nemmeno una. Un rookie che giocò come una grande stella e altre stelle invece offuscate nella loro brillantezza. Furono le più belle World Series mai giocate dove Boston vinse contro New York di misura, con punteggi stretti, e che verranno ricordate per il "colpo da babbeo" di Fred Snodgrass su una palla al volo. Un errore straziante che trasformò la figura di un solido esterno di New York in una vergogna storicamente dichiarata dove il nome verrà ricordato tanto quanto si giocherà a baseball. Il suo appuntamento col destino alla decima ripresa della partita decisiva brucerà il suo nome così a fondo che sarà impossibile cancellarlo. Il mondo ricorderà che l'errore di Fred Snodgrass ha spianato la via della vittoria ai Boston Red Sox facendo dimenticare altri episodi rilevanti accaduti durante il corso delle Series del 1912. Snodgrass non fu l'unica vergogna di quelle Series, ci fu anche Christy Mathewson, the "Big Six", che lanciò tre partite complete senza vincerne una. Ci fu Fred Merkle, il prima base dei Giants, e Chief Meyers, catcher, ma anche Daffy Lewis dei Red Sox, tutti quanti seri candidati alla nomina di "giocatore della vergogna delle Series".
Il palco era stato ben allestito in quell'ottobre del 1912 quando più di 30.000 tifosi si accalcarono nel nuovo Fenway Park. Le due squadre avevano vinto 3 partite a testa. Una di quelle terminò all'undicesima ripresa sul punteggio di 6-6 e venne sospesa per oscurità. Christy Mathewson dall'alto della sua dominante carriera lanciava per i Giants, mentre i Red Sox battagliavano con il loro asso del tempo, Hugh Bedient che aveva vinto il quinto incontro 2-1. Mathewson aveva già lanciato in due partite perdendole entrambe e si apprestava a sostenere l'ultimo "ruggito", quello finale per la vittoria. La sua squadra gli diede il vantaggio per 1-0, alla terza ripresa della gara numero 8. In quegli anni un punto era come averne un milione, quando Matty era in forma. Alla settima ripresa il lanciatore affrontò il rookie di Boston, Olaf Henriksen, che si presentò a battere al posto di Bedient ottenendo un doppio che portò Jake Stahl a segnare il punto del pareggio. Smoky Joe Wood entrò a lanciare per Boston. Dopo 9 riprese regolamentari il punteggio era fermo sull'1-1 e per la seconda volta le due squadre affrontarono gli extra inning. Al decimo i Giants segnarono un punto. Sembrava fatta, con Mathewson sul monte la squadra di New York era pronta a festeggiare la vittoria finale. La tristezza dei tifosi del Fenway crebbe inesorabile sugli spalti, una sconfitta era come un totale disastro e i 30.000 presenti lo stavano già assaporando. Il primo battitore per Boston fu Clyde Engle, pinch hitter al posto di Joe Wood. Clyde ottenne una debole volata proprio nella direzione dell'esterno centro Snodgrass che, senza nemmeno muoversi, stava per effettuare la più semplice delle semplici prese al volo. Ma l'inevitabile diventò all'improvviso un'oscura incertezza quando Snodgrass, immobile, si fece cadere la pallina dal guanto.
Rinvigorito da quel "pauroso liscio", Engle, che aveva corso verso la prima base con la convinzione di essere eliminato, raggiunse prontamente la seconda base. Il boato crescente dei tifosi accompagnò la corsa di Engle, in una ritrovata speranza di vittoria. Il Fenway si era animato con orgoglio e meraviglia e il battitore successivo, Harry Hooper, esplose con una battuta tesa nella zona tra il centro-destra. Con estremo sforzo Snodgrass corse verso la pallina riuscendo ad effettuare una gran presa al volo che bloccò Engle in seconda base. L'azione fu talmente rilevante che l'esterno pensò di essersi rifatto dal precedente errore. Mathewson concesse la base su ball a Steve Yerkes e affrontò Tris Speaker dei Red Sox. Per la seconda volta nella ripresa il grande Matty subì l'ennesima delusione. Speaker fece una semplice volata in territorio foul tra casa base e prima base. Ordinaria amministrazione… una facilissima eliminazione. Ma il prima base Merkle e il catcher Meyers entrambi "chiamarono" la pallina e vennero assaliti dal timore di potersi scontrare e infortunarsi seriamente. La pallina cadde in mezzo a loro, Mathewson immobile e freddato, Speaker che doveva essere eliminato si trovò ancora a battere con un out e due uomini in base e Matty realizzò di dover affrontare un pericoloso battitore. Il resto fu "anticlimatico" e deludente per New York. Speaker ottenne un singolo, Engle segnò il pareggio, Yerkes raggiunse la terza base e andò a punto su una lunga volata di sacrificio di Larry Gardner… e i Red Sox erano a casa! Così, come sono andate le cose, si potrebbe puntare il dito contro Merkle e Meyers senza dimenticare che Mathewson era nella miglior posizione per effettuare la presa al volo sul foul di Speaker che avrebbe chiuso la ripresa, perchè Gardner in seguito venne eliminato al volo.
Ma la storia mette in risalto la "papera" di Fred Snodgrass, perchè fu quella che diede inizio al gran finale dei Red Sox permettendo ad Engle di segnare il punto del pareggio. E mentre sugli spalti i tifosi come "sacerdoti brahmaniani con baffi da montone e whiskey zampettavano come tacchini avvolti in una frenesia di gioia", le ruote della vergogna cominciarono a girare vertiginosamente per Fred Snodgrass. Si avvicinò alla panchina a testa bassa, riluttante come se stesse percorrendo l'ultimo cammino della vita. I compagni di squadra lo evitarono e nessuno parlò con lui. Tutto l'ambiente dei Giants provò dispiacere per Snodgrass. Josh Devore, che ritornò in albergo insieme a lui in taxi, disse in seguito che le prime parole di Fred furono:" Credo di aver perso le Series per voi." I giornali in tutti gli States uscirono con l'esplicita notizia che condannava Snodgrass come "l'uomo che aveva perso le finali per i Giants". Quel clamoroso errore portò nell'ombra una serie di spettacolari giocate in una World Series carica di emozioni e suspence. A nulla valse, ad esempio, la valida come "pinch hitter" del rookie Henriksen, un potenziale eroe, per aver battuto a casa il punto del pareggio. Ci fu anche la presa al volo più sensazionale che la storia delle World Series ricorda. Accadde alla quinta ripresa di gara-8. Larry Doyle colpì verso l'esterno destro. Dal momento che la pallina venne battuta, la certezza che sarebbe volata verso le tribune per un fuoricampo era realtà e disperazione per il "giovane" Fenway Park. Ma un angelo dal nome Harry Hooper indietreggiò verso il muro, con uno sforzo estremo volò in alto col braccio teso e la mano nuda fermando la traiettoria della pallina diretta verso gli spalti. Non riuscendo a trattenerla, Hooper fece un ultimo sforzo e prima che la pallina toccasse terra riuscì a catturarla col guanto. Quella giocata diventò il simbolo di ogni esterno, ma le enormi dimensioni della "papera" di Snodgrass rimpicciolirono quel capolavoro. Lo stesso vale per la doppia eliminazione senza assistenza da parte di Tris Speaker: fu la prima volta da parte di un esterno durante una partita regolare. E poi ci fu Smoky Joe Wood che lanciava proiettili vincendo la prima, la terza e l'ottava partita. Uno dei pochissimi lanciatori ad ottenere un simile trionfale traguardo.
Dall'altra parte vi fu la tragedia di Christy Mathewson uno dei più grandi lanciatori della storia, nel disperato tentativo di vincere una partita in quelle che saranno le sue ultime World Series. Matty, nel 1912 era ancora brillante sul monte di lancio, ma con i suoi 33 anni aveva lasciato alle spalle i suoi giorni migliori. Nonostante tutto fece una ottima figura lanciando 3 buone partite, pareggiandone una e perdendone 2. Concesse 10 valide sparpagliate in 11 riprese in gara 2. In gara 5 ne concesse 5, ma perse il confronto con Bedient che ne concesse 3. Infine nella partita finale "The Big Six" tenne sotto controllo i Red Sox fino alla tragica decima ripresa. Gli eroi nelle World Series vengono e vanno, così come se ne vanno gli emblemi della vergogna. Il povero Fred Snodgrass essendo stato il primo, sarà per sempre il "porta-bandiera" del più grande errore commesso in una finale. Chissà se avesse effettuato la presa al volo, il suo nome sarebbe scomparso nel limbo speciale e dedicato di tanti buoni giocatori senza i quali non sarebbe stato possibile elogiare le loro prestazioni come sigilli, in questo caso, di morte e disperazione. Discorso a parte per Christy Mathewson, un atleta stellare e di impeccabile condotta, una figura esemplare e di valore indefinibile per come ha portato il baseball nei cuori di tutte le generazioni a seguire.

Il Blog di Beppe Carelli

Informazioni su Beppe Carelli 25 Articoli
Beppe Carelli, nato a Pescara nel 1958, è stato indotto nella Hall of Fame del baseball italiano nel 2008. Ha debuttato in Serie A nel 1975 col Milano e, dopo un intervallo nel Codogno, si è trasferito a Rimini dove ha giocato per ben 18 anni, dal '77 al '94. Ha vinto sei scudetti con i Pirati risultando leader stagionale come media battuta per due volte, fuoricampo (nel 1981 e nel 1993) e come punti battuti a casa. Vanta 116 presenze in Nazionale avendo partecipato a 12 manifestazioni internazionali con due titoli europei e all'Olimpiade di Los Angeles nel 1984. Iniziò la carriera come lanciatore per trasformarsi in esterno e sfruttare appieno la sua potenza di bomber. Nel Mondiale dell'86 in Olanda ottenne una straordinaria media battuta, .478, davanti ai cubani Pacheco e Linares e primeggiò nei punti battuti a casa. Nel 1972 è campione di Europa under 18, nella stessa categoria è il miglior battitore nell'Europeo giocato a Rimini nel 1975. Nel massimo campionato ha ottenuto 1.151 valide, 220 fuoricampo e 926 punti battuti a casa in 873 partite giocate. Collabora con Baseball.it come opinionista per la rubrica "Visto da...".

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