In 400 da Bologna verso Parma

Esodo dei tifosi della Fortitudo per sostenere una UGF che stasera potrebbe vincere il suo secondo scudetto consecutivo. Michelini: "Questa squadra è entrata nel cuore della gente"

Fabio Milano insegue una "salvezza" in questo week end dalle forti passioni. Ne basta una di partite salvate. Una, tra stasera ed eventualmente domani, per il trionfo-UGF. Il mancino italo-americano, 33 anni compiuti da poco più di un mese, è il closer della Fortitudo. L'uomo che sale sulla collinetta all'ultimo o al penultimo inning per difendere un vantaggio, per abbassare la saracinesca davanti alle mazze dei battitori avversari, per chiudere la partita nella maniera più efficace.  Missione delicata, sempre, quella del closer. Per interpretare questa parte ci vogliono freddezza, controllo dei nervi, solidità mentale, affidabilità e una fastball che deve viaggiare forte. Il closer è uno specialista. Al suo braccio, alla sua testa, ci si aggrappa per conservare una vittoria, per uscire da momenti di affanno, per trasmettere tranquillità quando dietro l'angolo potrebbe esserci un inganno, il veleno in coda.
Fabio Milano al Quadrifoglio di Parma corre dietro ad una salvezza. Sarebbe la sua sessantunesima partita salvata in una carriera italiana cominciata nel 2001 e realizzata tutta a Bologna con la casacca della Fortitudo. Se ci riuscirà, vorrà dire scudetto per il Club petroniano. E per lui significherebbe portarsi a "meno due" da Ilo Bartolucci, il veterano che capeggia la classifica assoluta delle salvezze, a quota 63 (bravo, il vecchio Ilo, ma lancia da una vita, ha già alle spalle vent'anni di carriera in serie A). Tutto lascia pensare che all'inizio della stagione 2011 Fabio Milano raggiungerà e poi scavalcherà Bartolucci. Diventando il "numero uno" di tutti i tempi per partite salvate nel campionato italiano.
Ma in questo week end non c'è spazio per pensare al record che verrà. Milano è fortemente concentrato sulla possibile salvezza che varrebbe un altro scudetto per la sua Fortitudo. Il secondo scudetto consecutivo. E allora Fabio fa volare l'immaginazione e cerca di immedesimarsi in un suo idolo di quand'era ragazzo, il mitico Tom Gordon, il famoso closer dal sangue di ghiaccio. Eh già, Fabio Milano è un tifosissimo dei Boston Red Sox. E certamente è stato un fan del Tom Gordon degli anni ruggenti bostoniani (1996-1999). Anzi, le imprese di "Flash" (memorabili le 43 salvezze consecutive che nel 1998 portarono i Red Sox ad un passo dalla World Series) presumibilmente hanno ispirato Milano a diventare – nel tempo e con la maturità – un importante closer. Seppure nel piccolo mondo del baseball italiano. Quel che è sicuro è che Tom "Flash" Gordon (890 partite giocate in Major League con la casacca di otto squadre, una carriera cominciata da pitcher "partente" per poi scoprirsi grande closer a Boston) è il personaggio che ha ispirato un celebre thriller di Stephen King. "The girl who loved Tom Gordon" (in italiano "La bambina che amava Tom Gordon").

Da un Fabio all'altro. La UGF Bologna ha due match-ball per chiudere la serie-scudetto a proprio favore. Il primo match-ball se lo gioca stasera nella partita dei lanciatori di scuola italiana. E Marco Nanni, manager dei bolognesi, con la solita immensa fiducia mette la palla nelle mani di Fabio Betto. Il veterano dalla grande sapienza tattica che difficilmente tradisce. In "gara3", giovedì della settimana scorsa, Betto ha ceduto nel duello con un Roberto Corradini al top del rendiento, che ha vissuto a Bologna la sua notte magica. Talmente bravo, Corradini, in quella partita che… viene spontaneo un interrogativo: riuscirà il pitcher veronese del Cariparma a ripetersi? Betto ha perso quella gara, pur lanciando bene. Va a caccia della rivincita. E' un mestierante che sa come tenere sotto controllo la pressione, le emozioni. E sa come si fa a vincere. Quand'era più giovane, e viveva sulla potenza del braccio, e tirava fucilate, Fabio Betto ha vinto tre scudetti con Parma. A Bologna, dove gioca dal 1999, ne ha vinti altrettanti. Stasera può mettere la sua firma su un altro titolo della Fortitudo (sarebbe il nono nella storia del Club bolognese, mentre Parma insegue il decimo scudetto: quello della Stella).

La chiave di questa importantissima, forse fondamentale, gara 6? La resistenza dei due lanciatori partenti. Se Betto saprà destreggiarsi abilmente per sette inning, potrà tranquillo lasciare il monte al "re dei closer" Fabio Milano. Se Roberto Corradini saprà mettere fuori ritmo e fuori equilibrio i battitori di Bologna, e soprattutto avrà il merito di non concedere basi su ball agli uomini di Nanni, sarà difficile per l'attacco bolognese diventare pericoloso. Ma se Corradini verrà subito messo sotto pressione da Jairo Ramos, Pablo Angrisano, Carlos Infante, Joe Mazzuca e – chissà – un Eddie Garabito improvvisamente fuori dal tunnel delle incertezze, se Corradini dovesse essere costretto a scendere dal monte dopo cinque inning… il mondo di Parma prenderebbe i colori dell'inquietudine. Perché Pedro Orta non riuscirebbe a concludere la partita.

Ieri nel tardo pomeriggio, alle biglietterie del Falchi, sono stati messi in prevendita i 200 biglietti che il Cariparma ha messo a disposizione della UGF Fortitudo. Era prevista dalle ore 18 alle 20, la prevendita per i supporters bolognesi. Ma… in cinquanta minuti i tagliandi sono stati bruciati. Finiti, tutti. Altri bolognesi sono riusciti a reperire biglietti a Parma.
Si ipotizza che questa sera al Quadrifoglio saranno circa 400 i tifosi a sostenere la Fortitudo. "Già per il baseball questo numero rappresenta un grande esodo – commenta con soddisfazione e fierezza Stefano Michelini il presidente della Società bolognese – e nella storia della Fortitudo potrebbe addirittura trattarsi di record".
Seppure rinnovata, ringiovanita, meno ambiziosa in partenza, la Fortitudo 2010 – strada facendo – ha coinvolto la gente in maniera straordinaria, sorprendente. Più della Fortitudo potente e travolgente dell'anno scorso. E anche più delle Fortitudo tricolori del 2003 e del 2005. Quale interpretazione dare a questo fenomeno?
Michelini ha una sua teoria e la spiega così: "Questo gruppo, così unito, così orgoglioso, è arrivato a cuore dei bolognesi. Ha colpito. Forse perché è la squadra umile che riesce a fare le cose belle che non t'aspetti. E' la squadra che vince lottando, soffrendo, di un punto, magari al quattordicesimo inning, e allora ti emoziona, ti appassiona, ti coinvolge, l'apprezzi. E' squadra che sa fare le piccole cose, per ottenere un risultato. E' squadra che non trascina come faceva la Fortitudo potente di Austin e Liverziani. Magari ti fa anche incazzare per certe ingenuità, per qualche errore di troppo, però è un gruppo che gioca con l'anima. I giovani che sono al primo anno di massima serie hanno limiti sul piano dell'esperienza, ma danno tutto quel che hanno, non si tirano indietro mai. E la gente apprezza questo spirito. Nella post season i bolognesi hanno seguito – incuriositi e con crescente simpatia – le vicende, l'avventura d'una squadra che non era tra le favorite alla vigilia della stagione e che forse nessuno considerava finalista per lo scudetto. Invece, la Fortitudo è qua".
"L'aspetto più interessante e che mi rende più felice – prosegue Stefano Michelini – è che in queste settimane ho visto al Falchi tanti giovani. Con enorme piacere ho visto molte facce nuove. E non più soltanto i soliti appassionati. Poi, ho notato anche il ritorno di vecchi tifosi che… avevano abbandonato e che all'improvviso si sono rivisti al Falchi. Questa squadra, con il suo impegno, i suoi sforzi e la capacità di combattere i propri limiti, ha acceso la voglia di esserci. Di essere allo stadio. Perché c'è anche una curiosità fortissima per capire, vedere dove questa Fortitudo saprà arrivare".

Informazioni su Maurizio Roveri 192 Articoli
Maurizio Roveri, giornalista professionista, è nato il 26 novembre 1949. Redattore di Stadio dal 1974, e successivamente del Corriere dello Sport-Stadio, fino al gennaio 2004. Iscritto nell'Albo dei giornalisti professionisti dal luglio 1977. Responsabile del basket nella redazione di Bologna, e anche del pugilato. Caporubrica al Corriere dello Sport-Stadio del baseball, sport seguito fin dal 1969 come collaboratore di Stadio. Inviato ai campionati mondiali di baseball del 1972 in Nicaragua, del 1988 in varie città d'Italia, del 1990 a Edmonton in Canada, del 1998 in Italia, nonché alle Universiadi di Torino del 1970 e ai campionati Europei del 1971, del 1987, del 1989, del 1991, del 1999. Dal 2004 al 2007 collaboratore del quotidiano "Il Domani di Bologna" per baseball, pugilato, pallavolo.  

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