"Avevo tanta voglia di rientrare nel baseball. A dire il vero non ho mai smesso di pensare che un giorno sarei tornato, ma non si erano mai presentate occasioni… poi qualche giorno fa le strade si sono nuovamente incrociate". Sono le prime parole di Roberto Bianchi, uno dei più grandi giocatori della storia del baseball italiano, re dei fuoricampo in campionato (288) e in Nazionale (46), quarantasette anni compiuti proprio ieri, che torna al baseball dopo una pausa lunga cinque anni.
"Whitey", il più temibile bomber della storia della serie A (949 partite giocate) e che solleticò l'interesse di Orioles, Angels, Reds, Dodgers e Indians, rientra come hitting coach della franchigia milanese dopo essere stato alla guida dello Junior Parma nel 2004. Sotto la Madunina, quindi, dove è nato e dove ha giocato per tre anni (dal '90 al '92) vincendo due coppe delle Coppe, due Coppe Italia, una Supercoppa ma soprattutto nel 1992 la seconda Tripla Corona della sua formidabile ed esplosiva carriera nel box di battuta (la prima col Bologna nell'87).
Bianchi, inserito nella Hall of Fame qualche mese fa, ha deciso di tornare in campo con lo United, come hitting-coach, per seguire da vicino i giovani battitori meneghini. Ritroverà Piero Bonetti, coach di Mazzotti ai tempi della Mediolanum, e adesso nuovo manager dello United. Uno staff tecnico, quello dello United, che si arricchisce di un personaggio di elevato spessore. Un arrivo importantissimo per poter far crescere i "Bianchi" del futuro.
"Arrivai a Milano alla fine dell'estate del 2004 – ricorda Bianchi a BASEBALL.IT – e la società mi contattò subito per tastare il terreno ma avevo il lavoro come priorità. Poi, una settimana fa… ci siamo sentiti ed ho detto: mi piacerebbe tornare, se avete bisogno mi posso impegnare come hitting-coach. D'altronde la battuta è stata la mia unica passione, quella che mi ha dato più soddisfazioni. Il mio maestro? Un giapponese, Hiro Tsugawa, che allenava a Bologna. Mi fece lavorar tantissimo, dal '79 all'82, facendomi patire le pene d'inferno, ma poi i risultati si sono visti. Sono esploso grazie a i suoi insegnamenti…"
Ed ora questi insegnamenti intendi condividerli con lo United… "Qui a Milano stanno cercando di costruire qualcosa, c'è tanta voglia ed entusiasmo, anche se non siamo a Parma o Bologna. Quello che manca davvero sono le strutture".
E' un Bianchi assolutamente carico che è andato in palestra ma che è anche già sceso in diamante…: "Sabato eravamo al Kennedy, ma abbiamo a disposizione anche il campo di Senago. Sono contento, mi piace lavorare coi giovani. Sì, ce ne sono, alcuni anche con buone potenzialità. A me è mancato qualcuno che trasferisse un po' d'esperienza, me la sono fatta da solo. Adesso qui a Milano cercherò di dare questo". In bocca al lupo, Roberto, e bentornato tra noi.
CHI E' ROBERTO BIANCHI – E' cresciuto a Bologna dove ha esordito in serie A con la Fortitudo nel 1981, quando aveva 18 anni. Dopo 9 stagioni (uno scudetto e una coppa Campioni) in maglia bolognese, nel '90 è il protagonista del grande colpo di mercato del Milano fresco di inserimento nella polisportiva Mediolanum. A Milano Bianchi resta per tre stagioni, totalizzando 137 presenze e soprattutto 49 fuoricampo che gli permettono in tre campionati di superare di una lunghezza il grande Bob Gandini come primatista rossoblu della specialità. Dopo Milano "Whitey" passa al Parma per quattro stagioni (con 2 scudetti e una coppa dei Campioni), poi Modena ('97), Rimini ('98) e ancora Modena dove chiude la carriera nel '99. A Modena comincia anche la sua carriera di allenatore che continuerà nello Junior Parma. In carriera ha vinto due volte la Tripla corona, trofeo vinto solo da due altri giocatori in sessant'anni di campionati, ovvero Roberto Gandini e Giorgio Castelli, è il recordman assoluto di punti battuti a casa (1.170) e punti segnati (1.106) in serie A ed ha la quarta miglior media battuta vita (383) in campionato dietro Castelli (421) e ai due americani Stimac (399) e Baez (388).
Ha conquistato anche tre campionati europei (tra cui quello memorabile dell'83 a Grosseto risolto proprio da un suo fuoricampo ai supplementari nella finalissima con l'Olanda) con la nazionale ed è stato il miglior catcher dei mondiali dell'86 in Olanda. In maglia azzurra ha giocato 150 partite (secondo di tutti i tempi dietro a Ruggero Bagialemani) e 46 fuoricampo (primatista assoluto), partecipando alle Olimpiadi di Barcellona '92 e a quelle di Los Angeles '84, dove il baseball era ancora sport dimostrativo.
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