Castelli di sabbia

Prima di costruire una torre sono necessarie robuste fondamenta, architetti capaci e mano d´opera qualificata

Sono trascorsi quasi due mesi da quel giorno di settembre in cui il presidente federale Riccardo Fraccari annunciò un´accellerazione del progetto franchigie-professionismo, fornendo, per la prima volta, una tempistica operativa: entro 45 giorni si sarebbe dovuto presentare alla MLB un business plan dettagliato e anno 2009 come obiettivo per la nascita vera e propria del campionato pro.
E´ lecito quindi supporre che qualche aggiornamento verrà reso noto in occasione della Notte dei Diamanti del prossimo 7 dicembre.
Nel frattempo ho riflettuto sulla quantità e qualità dei problemi da affrontare per giungere all´obiettivo e non nascondo il mio profondo scetticismo riguardo la possibilità che vengano superati con successo.
Recentemente poi, mi sono imbattuto in un articolo pubblicato dal Taipei Times che riferiva dell´annosa crisi finanziaria della Lega professionistica di Taiwan, la CPBL.
La questione della crisi taiwanese è a mio avviso da ritenersi rilevante soprattutto perché trattasi, se paragonata ai colossi della Major League o della Lega giapponese, di una organizzazione professionistica di modesta entità ma tuttavia con una storia di 17 anni sulle spalle. In altre parole come un modello di cui tener conto, direi quasi come un monito al progetto italiano.
La lega di Taiwan partì 17 anni orsono con 10 formazioni. Quattro si sono dissolte nel corso degli anni per difficoltà finanziarie e solamente 2 sono quelle che resistono sin dall´inizio. Delle 6 squadre attualmente rimaste nessuna è stata in grado quest´anno di creare profitto.
La crisi è talmente seria che addirittura il governo ha annunciato di voler legiferare in materia fiscale per incoraggiare gli investimenti degli sponsor ed inoltre è in programma la creazione di una lotteria sportiva.
Si pensi inoltre che la squadra campione in carica dei La New Bears denuncia una perdita nell´ultimo anno di 2,4 milioni di dollari.
Pur con questi dati, il baseball rimane uno degli sport più popolari a Taiwan e grazie anche alle recenti imprese con i New York Yankees del lanciatore Wang Chien-ming, sempre più pubblico vi si sta interessando.
In conclusione siamo di fronte ad una Lega che ha una storia di 17 anni, che ha già risolto il problema degli stadi, che rappresenta uno sport molto popolare nel Paese, che può usufruire del traino mediatico da parte di campioni della Major League ma che, nonostante tutto questo, non riesce a creare alcun profitto e versa in serie difficoltà finanziarie.
A questo punto credo che la domanda sorgerebbe spontanea a chiunque: come possiamo pensare noi, che non abbiamo niente di tutto questo (né pubblico, né popolarità, né infrastrutture, né modelli da spendere), di riuscire nell´impresa?
Ho cercato quindi, pensando alle problematiche da superare in "casa nostra", di fare un breve riassunto dei punti salienti:

1. adeguamento dei campi da gioco agli standard professionistici
2. recupero di almeno il 50% del budget (valutazione dello stesso presidente federale) di ogni franchigia tramite incassi al botteghino, merchandising e concessioni allo stadio
3. reperimento di dirigenti professionali, competenti e con una certa disponibilità finanziaria
4. trasformazione dei club in società di capitali
5. passaggio dei giocatori allo status di professionisti contrattualizzati
6. passaggio degli arbitri allo status di professionisti contrattualizzati
7. creazione di una forma di previdenza per i giocatori
8. creazione di un sindacato dei giocatori
9. creazione di una Lega professionistica
10. regolamentazione del sistema della franchigie (standard minimi per l´accesso, la permanenza e la futura espansione)
11. titolarità della concessione degli stadi
12. rapporti Coni-MLB, compatibilità del progetto con lo Statuto

In attesa degli sviluppi e degli aggiornamenti federali, suppongo che ve ne sia abbastanza per far venire l´emicrania.


L´articolo originale del Taipei Times

Informazioni su Marco Borri 5 Articoli
Marco Borri, 50 anni, smette di giocare a baseball –forse per la gioia di qualcuno– appena ventenne per dedicarsi a studio e lavoro, decisione della quale molto si pente una volta raggiunta l’età della ragione. Rimane lontano dal baseball attivo per due decenni, tuttavia sempre seguendo dall’esterno sia le vicende italiane che MLB. Rientra nell’ambiente nel 1996, al seguito dei figli, rovinandosi così per la seconda volta l’esistenza. Insofferente all’ottusità e ai cialtroni, intollerante verso chi vorrebbe menare le persone per il naso, cerca sempre di fare del suo meglio e ritiene che non sia necessaria la garanzia di vittoria per dover lottare. Gli piace scrivere di baseball e ancor più fotografarlo.Dopo diversi interventi su Baseball.it come visitatore, nel dicembre del 2006 Marco accetta di seguire e analizzare per il nostro sito le problematiche legate al professionismo e in particolare per quanto riguardera' il batti e corri tricolore.

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