Anno bisesto, anno funesto

I cubani non vengono? D'altra parte ogni 4 anni ai guai siamo preparati…

Dopo la notizia del mancato accordo con la Federazione cubana sono qui, pronto ad immolarmi. Petto in fuori, vado incontro al mio destino.

D'altra parte, lo sanno tutti che “anno bisesto, anno funesto”. E devo dire che, se guardo a tutti gli anni bisestili che ho vissuto, è sempre successo qualcosa che mi avrebbe fatto a suo tempo argomentare che una lista di giocatori cubani ritirata non dovrebbe poi essere considerata una tragedia.
A parte il 1964, anno in cui ero particolarmente attento ad omogeneizzati e pannolini e del quale non ho molti ricordi, tutti gli anni bisestili portano con sè qualche evento più o meno drammatico.
Il 1968 è l'anno in cui mi sono innamorato per la prima volta. Di una certa Barbara, che frequentava l'asilo con me. Strana reazione aveva l'aspirante cronista itinerante di fronte all'oggetto del suo desiderio: fuggiva. Il momento in cui le sono arrivato più vicino è stata la recita di Natale, in cui lei interpretava la Madonna e io (che ero il più alto di tutti) reggevo uno stendardo. Promettevo bene, come rubacuori.
Del 1972 mi è rimasto impresso che alle Olimpiadi prima si parlava sempre di Mark Spitz che vinceva tutte le gare di nuoto e poi non si sorrideva più e la palazzina dove soggiornava Israele era circondata dalla polizia.
Il 1976 è pur vero che è stato l'anno del primo scudetto di Parma nel baseball, ma è stato anche l'anno della mia esclusione dalla prima squadra dell'Orsa che sarebbe andata a giocare il campionato italiano Little League.
Nel 1980 gli Stati Uniti hanno boicottato le Olimpiadi di Mosca. L'Italia, grande, ha partecipato come CONI.
Nel 1984 l'Unione Sovietica ha boicottato le Olimpiadi di Los Angeles. L'Italia, grande, ha vinto un sacco di medaglie.
Nel 1988 ho conosciuto Jim Abbott, Fidel Castro ha detto “questa medaglia d'oro del baseball spetta più all'arbitro che a noi” e la mia fanciullezza è finita in un attimo. In fondo era ora, compivo 25 anni.
Nel 1992 il Segretario di un partito che votavo con fiducia ha detto: “Purtroppo tra di noi c'era un mariuolo”. Purtroppo tra loro non ce n'era uno solo.
Nel 1996 ho capito che nella vita nulla dura per sempre, anche se ad un certo punto crediamo davvero che possa succedere.
Nel 2000 mi è stato ribadito che nella vita nulla dura per sempre, anche se negli ultimi 4 anni ero tornato a crederci.
L'anno bisestile c'è perchè in effetti un anno dura 365,242 giorni. Lo 0, 242 (periodico) sta per 6 ore circa. Giustamente, sommando le 6 ore di resto, ogni 4 anni ci avanza un giorno, che diventa il 29 febbraio. E questo mette bene o male le cose a posto.
Ammetto che deve essere inquietante, essere nati il 29 febbraio. Se a me (nato 11 agosto) sono venuti i complessi perchè non riuscivo a festeggiare il compleanno a scuola, figuriamoci cosa può succedere ad un bambino che lo festeggia ogni 4 anni.
Vi ho distratto dalla rabbia che provate perchè è stata ritirata la lista dei cubani? No? Ci proverò allora spiegandovi perchè il 2000 è bisestile e il 1000 no.
Neanche adesso? D'accordo, sono sempre qui, a petto in fuori, pronto ad andare incontro al mio destino.

Trovo estremamente interessante la posizione di uno degli affezionati del forum, che ultimamente si è scagliato contro “Tuttobaseball” (dopo non aver risparmiato la mancanza di 'giornalismo investigativo' che caratterizzerebbe baseball.it) e che non accetta il discorso “si fa quel che si può”. Lo trovo interessante, perchè stride molto con la giustificazione “all'amatriciana” sempre pronta per chiudere ogni discorso sugli insuccessi che caratterizzano il baseball, come del resto tutte le attività della vita.
Mi spiego: i giocatori sono dilettanti (poverini…), i tecnici sono dilettanti (fanno anche troppo…), i dirigenti sono appassionati (non ci fossero loro…), i genitori meritano un plauso (il loro contributo è impagabile…). Chi commenta le loro gesta, invece, dev'essere l'uomo bionico, senza debolezze, senza famiglia, senza amici, che vive di questo…e se non ci riesce, mica glielo abbiamo chiesto noi di farlo!
Oh, adesso che finisco mi sa che mi rivolgo ad “Amnesty International”.

Informazioni su Riccardo Schiroli 1199 Articoli
Nato nel 1963, Riccardo Schiroli è giornalista professionista dal 2000. E' nato a Parma, dove tutt'ora vive, da un padre originario di Nettuno. Con questa premessa, non poteva che avvicinarsi alla professione che attraverso il baseball. Dal 1984 inizia a collaborare a Radio Emilia di Parma, poi passa alla neonata Onda Emilia. Cresce assieme alla radio, della quale diventa responsabile dei servizi sportivi 5 anni dopo e dei servizi giornalistici nel 1994. Collabora a Tuttobaseball, alla Gazzetta di Parma e a La Tribuna di Parma. Nel 1996 diventa redattore capo del TG di Teleducato e nel 2000 viene incaricato di fondare la televisione gemella a Piacenza. Durante la presentazione del campionato di baseball 2000 a Milano, incontra Alessandro Labanti e scopre le potenzialità del web. Inizia di lì a poco la travolgente avventura di Baseball.it. Inizia anche una collaborazione con la rivista Baseball America. Nell'autunno del 2001 conosce Riccardo Fraccari, futuro presidente della FIBS. Nel gennaio del 2002 è chiamato a far parte, assieme a Maurizio Caldarelli, dell'Ufficio Stampa FIBS. Inizia un'avventura che si concluderà nel 2016 e che lo porterà a ricoprire il ruolo di responsabile comunicazione FIBS e di presidente della Commissione Media della Confederazione Europea (CEB). Ha collaborato alle telecronache di baseball e softball di Rai Sport dal 2010 al 2016. Per la FIBS ha coordinato la pubblicazione di ‘Un Diamante Azzurro’, libro sulla storia del baseball e del softball in Italia, l’instant book sul Mondiale 2009, la pubblicazione sui 10 anni dell’Accademia di Tirrenia e la biografia di Bruno Beneck a 100 anni dalla nascita. Dopo essere stato consulente dal 2009 al 2013 della Federazione Internazionale Baseball (IBAF), dal giugno 2017 è parte del Dipartimento Media della Confederazione Mondiale Baseball Softball (WBSC). Per IBAF e WBSC ha curato le due edizioni (2011, 2018) di "The Game We Love", la storia del baseball e del softball internazionali.

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