Per non dimenticare…..

Riviviamo alcuni dei momenti più drammatici della storia del baseball

Il clima era caldo ed umido al Polo Ground di New York quel maledetto pomeriggio del 17 agosto 1920. Due squadre che non avevano ancora mai vinto un pennant dell’American League, i Cleveland Indians ed i New York Yankees, si stavano dando battaglia per il loro primo titolo. Entrambi i managers avevano deciso di schierare i loro migliori lanciatori, Carl Mays per New York e Stan Coveleski per Cleveland. Mays iniziò male la sua gara e gli Yankees si ritrovarono sotto nel punteggio 0-3, quando Mays si ritrovò alla battuta il forte interbase degli Indians Ray Chapman, lead-off nel quinto inning; sul conto di un ball ed uno strike Mays iniziò il caricamento di un lancio che, a sua insaputa, sarebbe costato la vita al giocatore avversario: il lancio sottomarino fu alto ed interno, disegnato per evitare un drag bunt, una delle battute preferite da Chapman; ma la traiettoria fu devastante, dritta sulla tempia sinistra. Un battitore ha circa mezzo secondo per reagire ad una pallina che sta per colpirlo, ma Chapman rimase fermo, forse sorpreso, forse no. Gli occhi di Chapman fecero un giro di 360 gradi, barcollò, per istinto fece due passi verso la prima base, poi crollò sull’erba. La corsa disperata verso il più vicino ospedale fu inutile; Ray Chapman morì la mattina dopo alle 3,30 diventando tuttora l’unico giocatore di Major League ad essere ucciso da una pallina durante un incontro di baseball. Nei giorni successivi i giornali cominciarono a malignare sul fatto che Mays avesse intenzionalmente lanciato alla testa di Chapman, e la tragedia si trasformò in una lunga serie di accuse. Mays respinse con sdegno tutti i sospetti, sostenendo che colpire volontariamente a morte un battitore era una cosa folle, e che neanche Christy Mathewson, nei giorni del suo perfetto controllo dei lanci, sarebbe riuscito a colpire l’unico punto mortale nella testa di un uomo.
Nonostante questa terribile tragedia ci vollero ben vent’anni (1950) affinché la Lega si decidesse a rendere obbligatorio l’uso dei caschetti protettivi.
Fu questa una delle pagine più tristi della storia del baseball, anche se in seguito altri episodi drammatici colpirono il nostro gioco, vediamone insieme alcuni:
Nel 1957 Herb Score, uno dei più forti giovani lanciatori nella storia del baseball, fu colpito ad un occhio da una pallina battuta dallo Yankee McDougald, colpo che gli stroncò a soli 22 anni una formidabile carriera.
Nel 1958 Roy Campanella, uno dei giocatori più amati da pubblico e stampa, durante l’ off-season sbandò con la sua auto schiantandosi contro un albero, rimanendo paralizzato per il resto della sua vita.
Nel 1967 Tony Conigliaro fu colpito da una fastball lanciatagli dal pitcher degli Angels Jack Hamilton; La pallina gli procurò la frattura del cranio e della mascella, oltre al distacco della retina. Solo per miracolo Conigliaro si salvò da quel tremendo impatto, ma la carriera terminò lì.
Nel 1972 Roberto Clemente, uno dei più forti e stimati giocatori di tutti i tempi, morì per la caduta di un aereo che lo stava trasportando in Nicaragua a consegnare aiuti umanitari a seguito di un violento terremoto.
Nel 1980 J.R. Richard, uno dei lanciatori più dominanti di quegli anni, crollò a terra colpito da infarto durante un allenamento all’Astrodome di Houston. Dopo una breve paralisi del lato sinistro del corpo, riuscì a tornare a lanciare con ottimi risultati. Si ritirò dal baseball a 30 anni.
Arrivando ai giorni nostri, il pensiero va immediatamente al povero Darry Kile, il fantastico lanciatore dei St.Louis Cardinals morto a soli 33 anni mentre si trovava nella sua stanza d’albergo a Chicago, in attesa di disputare una partita di regular season contro i Cubs. La polizia, in una breve e doverosa indagine, concluse che la morte fosse dovuta ad eventi naturali, direttamente nel sonno. Kile lasciò moglie e tre figli, oltre a sconvolgere l’intero mondo del baseball.
Infine l’ 8 settembre 2002 il giovane lanciatore giapponese Ishii dei Los Angeles Dodgers fu colpito da un line-drive di Brian Hunter direttamente sul viso, riportando la frattura del cranio. La sua stagione da rookie si interruppe quel giorno, ma nel 2003 ha regolarmente giocato con buoni risultati.
Quando leggiamo articoli sul baseball siamo abituati a soffermarci su statistiche, interviste ed argomenti che ci appassionano; ma c’è anche un risvolto triste nel nostro gioco, un aspetto che non deve essere dimenticato. Quest’articolo è dedicato a tutti quei ragazzi, famosi e no, che hanno visto la loro carriera ed i loro sogni spezzarsi a causa di un destino che, all’improvviso, gli ha voltato le spalle.

La settimana prossima saranno pubblicati i risultati del nostro sondaggio: per chi non ha ancora partecipato c’è il link in fondo all’articolo…fate presto!

Informazioni su Francesco Paolo Falanga 83 Articoli
Sposato dal 1999 con Ester, Paolo ha due maschietti, Federico di 2 anni (lanciatore destro!) e Carlo di un anno (battitore mancino!), che spera prendano la sua stessa passione per il baseball.Commercialista di professione, adora la sua famiglia e la casa con le quali passa tutto il tempo possibile.Come hobby ha la televisione (è un divoratore di eventi sportivi in TV), internet e viaggi, ha passato molto tempo negli Stati Uniti dove ha avuto la fortuna di visitare molti stadi di baseball e di vivere da vicino l'educazione sportiva degli americani.Ha collaborato saltuariamente con qualche rivista in America ed è un grande tifoso dei San Francisco Giants. (Spera di rendersi utile al sito cercando di trasmettere quelle stesse emozioni che prova ancora oggi nel vedere una partita del 'meraviglioso gioco del baseball'....

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