Sopravvissuti a se stessi

Il baseball internazionale così non va. Si continuano ad assommare le occasioni perse

Sono un fan di "Star Trek".
Mi piace la fantascienza e "Star Trek" è il classico esempio di fantascienza intelligente. Come tutte le opere di fantasia non va preso troppo sul serio, ma certamente aiuta a riflettere.

Quando penso all'IBAF, di "Star Trek" mi viene in mente una delle innumerevoli versioni cinematografiche di quella che noi fans conosciamo come 'la serie classica' (esistono anche diverse altre serie, ma a questo proposito consiglio agli interessati di visitare il sito www.startrek.com. Io devo andare a parare da un'altra parte).
Il Capitano Kirk, ormai anziano, dice a Mr Spok: Siamo diventati così tanto vecchi da essere sopravvissuti a noi stessi?.

Ho seguito come inviato le ultime 3 manifestazioni di grande respiro organizzate dall'IBAF e sono uscito sconcertato da tutte e tre.
A Taiwan lo scorso anno fu concepito un Mondiale a 16 squadre divise in 2 gironi da 8. Tra le partecipanti erano iscritte Russia, Francia, Sud Africa e Filippine. Tra tutte e quattro vinsero 2 partite, credo Sud Africa contro Francia e Filippine contro Russia. Ma non ci giurerei.
In quel Mondiale non si scontrarono Stati Uniti e Giappone, nè Italia e Olanda, nè Corea e Giappone. Poco prima che il torneo iniziasse, il Commissioner della MLB Bud Selig aveva dichiarato: "Ho un sogno: vedere un giorno un Mondiale di baseball". Morale: non sapeva neanche che il Mondiale si giocava di già e che non c'era bisogno di sognarlo. Peccato, perchè il Mondiale di Taiwan è la manifestazione internazionale di baseball che ha espresso il più alto livello tecnico di sempre.
A Messina questa estate si è giocato un Mondiale Universitario under 27 (si doveva specificare universitario per 'fuori corso', ma mi dicono che la regola non la fa l'IBAF) con mazze di legno. Curiosamente, perchè a livello universitario si dovrebbero usare le mazze in alluminio. Almeno, così è in America. E credo anche in Giappone.
A Cuba si è giocata una "Coppa Intercontinentale" alla quale gli Stati Uniti hanno deciso di non partecipare, ritenendola meno importante della 'Serie de Las Americas'.
In tutte queste manifestazioni una costante: il pubblico è poco. Sembra non se ne accorga nessuno, perchè in effetti ormai ho quasi la certezza che l'IBAF organizzi eventi per continuare ad esistere, non per mostrare baseball al pubblico.

La Federazione Mondiale ha ormai svuotato di significato i suoi tornei. Il Mondiale a 16 squadre non ha senso, soprattutto se le contendenti vengono divise in 2 gironi. Italia e Olanda, grazie a queste formule, non si scontrano dalle Olimpiadi di Sydney. Sia a Taiwan che, recentemente, a Cuba si sono incrociate solo durante la cerimonia di apertura.
L'eliminazione diretta non ha senso. Il massimo che il baseball di alto livello può concepire è la 'doppia eliminazione', modello tornei universitari americani. A Taiwan la miglior squadra che io abbia mai visto in campo in un torneo internazionale, cioè il Giappone, è uscita dalla competizione per l'oro per aver perso la semifinale 1-0 dopo 11 riprese. Un vero e proprio spreco di potenziale interesse.
La "Coppa Intercontinentale", creata 30 anni fa per avere un'occasione in più di confronto tra squadre di diversi continenti, oggi non ha più significato. Eppure continua ad esistere, anche se si direbbe più difficile trovare un paese che la voglia organizzare.

Possibile che nessuno si sia accorto che, con l'introduzione del baseball alle Olimpiadi, la cadenza biennale del Mondiale e dell'Europeo (in teoria con l'IBAF non avrebbe nulla a che fare, ma alla fine a decidere è la stessa gente, quindi…) non pagano?
Pensavo l'altro giorno a che beneficio ci sarebbe se queste manifestazioni avessero cadenza quadriennale. Partiamo dal 2000 con le Olimpiadi e pensiamo al Mondiale nel 2001, ai Campionati Continentali nel 2002 (o viceversa) e alle Qualificazioni Olimpiche nel 2003. Non sarebbe un programma più razionale?

Il baseball ha perso una grande occasione per mostrarsi nel suo splendore al mondo nel 2001 a Taiwan. Quella era l'occasione per far debuttare le star in una manifestazione internazionale. Non si è fatto nulla per riuscirci, anzi, si è raccontato che ci si era riusciti. La MLB, da parte sua, era ferma alla regola che i giocatori sul roster dei 40 delle Grandi Leghe non possono giocare con le rispettive nazionali. Morale: 1200 trai migliori giocatori al mondo non possono competere a livello internazionale. Vi immaginate cosa sarebbe il Campionato del Mondo di calcio senza tutti coloro che sono in rosa nella Champions League?

Si cerca di dare la colpa agli americani: "Non si vogliono confrontare". Ma non è vero. La MLB manda una selezione ogni 2 anni in Giappone per fare 7 amichevoli. Quest'anno c'erano tra gli altri Barry Bonds e Jason Giambi, mica comprimari.

Per i vertici della federazione Mondiale questi problemi non esistono. Lo si capisce dal fatto che, ora che il baseball rischia di uscire dalle Olimpiadi, la migliore idea che è saltata fuori è stata dividere il torneo in 2 gironi da 4 squadre. Secondo Aldo Notari è un'idea "geniale". Per me, è l'inizio della fine.
Paesi come l'Italia o l'Olanda si troveranno a giustificare ai loro Comitati Olimpici il fatto che chiedono sovvenzioni per le spese di preparazione ad un torneo che le vedrà disputare 3 partite ogni 4 anni. Onestamente: dovranno avere parecchia fantasia.
La soluzione invece è diversa. Il torneo Olimpico deve diventare di elite, a costo di farlo anche solo a 4 squadre, e deve essere disputato con una formula che esalti lo spettacolo. Ad esempio, la famosa 'double elimination', che garantisce almeno che una giornata storta non costa l'addio alla medaglia.
Vanno invece valorizzate le qualificazioni. Il Mondiale può essere qualificatorio e i singoli tornei per zone devono essere manifestazioni di grande rilievo, che si meritino sul campo la qualifica di "tornei pre olimpici".

Io spero che domani sera ci troveremo tutti a festeggiare la permanenza del baseball nei Giochi. Ma la sostanza della mia opinione non cambierà: l'IBAF è sopravvissuta a se stessa e oggi non sta facendo il bene del baseball. Perchè quando si ama, bisogna avere quando è il momento il coraggio di farsi da parte.

Informazioni su Riccardo Schiroli 1199 Articoli
Nato nel 1963, Riccardo Schiroli è giornalista professionista dal 2000. E' nato a Parma, dove tutt'ora vive, da un padre originario di Nettuno. Con questa premessa, non poteva che avvicinarsi alla professione che attraverso il baseball. Dal 1984 inizia a collaborare a Radio Emilia di Parma, poi passa alla neonata Onda Emilia. Cresce assieme alla radio, della quale diventa responsabile dei servizi sportivi 5 anni dopo e dei servizi giornalistici nel 1994. Collabora a Tuttobaseball, alla Gazzetta di Parma e a La Tribuna di Parma. Nel 1996 diventa redattore capo del TG di Teleducato e nel 2000 viene incaricato di fondare la televisione gemella a Piacenza. Durante la presentazione del campionato di baseball 2000 a Milano, incontra Alessandro Labanti e scopre le potenzialità del web. Inizia di lì a poco la travolgente avventura di Baseball.it. Inizia anche una collaborazione con la rivista Baseball America. Nell'autunno del 2001 conosce Riccardo Fraccari, futuro presidente della FIBS. Nel gennaio del 2002 è chiamato a far parte, assieme a Maurizio Caldarelli, dell'Ufficio Stampa FIBS. Inizia un'avventura che si concluderà nel 2016 e che lo porterà a ricoprire il ruolo di responsabile comunicazione FIBS e di presidente della Commissione Media della Confederazione Europea (CEB). Ha collaborato alle telecronache di baseball e softball di Rai Sport dal 2010 al 2016. Per la FIBS ha coordinato la pubblicazione di ‘Un Diamante Azzurro’, libro sulla storia del baseball e del softball in Italia, l’instant book sul Mondiale 2009, la pubblicazione sui 10 anni dell’Accademia di Tirrenia e la biografia di Bruno Beneck a 100 anni dalla nascita. Dopo essere stato consulente dal 2009 al 2013 della Federazione Internazionale Baseball (IBAF), dal giugno 2017 è parte del Dipartimento Media della Confederazione Mondiale Baseball Softball (WBSC). Per IBAF e WBSC ha curato le due edizioni (2011, 2018) di "The Game We Love", la storia del baseball e del softball internazionali.

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