Verso il 2003, l'anno zero

Conclusa la “Coppa Intercontinentale” facciamo il punto sulla nazionale di baseball. Potrebbero esserci le premesse per un futuro importante

Il 2003 potrebbe essere una sorta di anno zero per il baseball in tutto il mondo. A livello internazionale per l'Italia sarà un anno decisamente importante, per non dire fondamentale.
Il 2001 ha infatti risvegliato l'Italia da un torpore lungo 15 anni, nel quale ci eravamo rassegnati (volentieri, bisogna dire) ad arrivare primi o secondi in Europa e a studiare il modo per dare una zampata che contasse nei tornei di livello mondiale. Il 2001 ci ha svegliati. In Europa è possibile anche non arrivare secondi e nel mondo la vita è diventata molto più dura, da quando i professionisti possono competere al Mondiale o all'Intercontinentale.
A Giampiero Faraone e al suo staff è stata consegnata quindi la guida della nazionale azzurra in una situazione che sarebbe scorretto paragonare al passato più o meno recente. Per intenderci, una performance come il quarto posto del Mondiale 1998 oggi non è pensabile.

Il livello del baseball europeo è un gradino sotto quello di America e Asia. Per quanto l'Olanda si sforzi di scovare nuovi antillani (a proposito: quale sarà la differenza tra nazionale olandese propriamente detta e nazionale delle Antille Olandesi, regolarmente in campo ai Giochi Centroamericani in San Salvador?) e l'Italia importi 'paisà' sempre più qualificati, i nostri movimenti non possono tenere il passo con le nazioni più evolute del baseball. Provare per credere: prendete la classifica degli ultimi 2 Mondiali Juniores e date un'occhiata alla posizione ottenuta da Italia e Olanda. Vi chiarirà cosa voglio dire.

Questa lunga premessa era doverosa per affrontare il punto sulla “Coppa Intercontinentale” appena conclusa.
A livello di risultato l'ottavo posto era onestamente il massimo che l'Italia potesse ottenere. Questo lo affermo dopo aver visto tutte le altre squadre all'opera, ma lo avrei tranquillamente sostenuto prima del torneo. L'Olanda decima ci consola fino lì, perchè in effetti gli arancioni di Eenhoorn hanno vinto lo stesso numero di partite dell'Italia e hanno ottenuto una vittoria di prestigio come gli azzurri, battendo il Giappone nell'ultima gara del torneo.
La sostanza è che Italia e Olanda si equivalgono. Meglio gli azzurri in battuta, meglio gli olandesi in pedana di lancio (lo dice la storia, prima della 'Coppa' giocata a Cuba). In un torneo può arrivare prima l'una o l'altra, ma un pronostico sicuro in partenza è impossibile farlo.

Questo è molto positivo per noi. Prima della 'Coppa' io personalmente avrei parlato e scritto in maniera diversa. Dopotutto, gli olandesi hanno vinto gli ultimi 2 Europei e a livello di club dominano da almeno 3 stagioni. In effetti, la “Coppa Intercontintale” ha fatto crescere il mio ottimismo.

L'Italia ha giocato una difesa soddisfacente e in attacco ha dimostrato di poter far paura a tutti. Almeno fino alla gara con Panama, dopo la quale è subentrata una 'sazietà' che, se da un lato è ingiustificabile, dall'altro è spiegabile col fatto che si fosse a fine stagione e che per tutto l'ambiente (il sottoscritto compreso) l'obbiettivo più alto che la squadra si poteva realisticamente porre era stato raggiunto. Male, ovviamente. Perchè l'entourage per primo deve saper motivare gli atleti. Ma certo non è un dramma. E lo stesso Faraone ha ammesso di dover lavorare molto su questo aspetto.
In vista di manifestazioni lunghe, mi permetto di far osservare che il gruppo azzurro dovrebbe probabilmente affrontare anche una preparazione fisica specifica per l'evento. Perchè il calo evidenziato dagli azzurri non è chiaramente solo mentale.

Tecnicamente, i veri problemi l'Italia li ha avuti in pedana di lancio, settore nel quale (cifre alla mano) è risultata la peggior squadra del torneo.
Personalmente, la gestione dei lanciatori vista a Cuba non mi ha convinto. Non ho capito, ad esempio, il senso di insistere su un Vigna decisamente 'cotto'. L'italo dominicano, che doveva essere l'asso dello staff, in effetti ha deluso. Contro Panama ha conquistato una salvezza coi denti, ma il Messico e Cuba lo hanno sommerso. Curiosamente, in tutti e 3 i casi Vigna è entrato al posto di Lucena, al quale forse non avrebbe guastato dare un po' di fiducia in più.
Inoltre, se è ovvio che la gestione dei lanciatori di una nazionale è diversa da quella di un club, è altrettanto vero che i giocatori devono essere abituati ad un lavoro diverso, sia fisicamente che mentalmente.
Al di là delle opinioni sulla gestione dei lanciatori, bisogna comunque ammettere che oggi l'unico 'partente' di livello internazionale sul quale l'Italia può contare è Riccardo De Santis. Ergo, per competere a certi livelli il ricorso ai cosiddetti 'oriundi' in pedana appare assolutamente necessario. A livello di partenti, certo, ma anche per avere a disposizione un 'closer' sul quale si possa fare affidamento certo. Un Beppe Lisio, giusto per fare un nome. Un uomo che quando c'è bisogno di tirare strike senza paura, salga sulla montagnola e tiri strike, chiunque sia il battitore.

Per il resto la squadra c'è. Ha ragione Faraone: con qualche ritocco, questo gruppo la qualificazione alle Olimpiadi l'ha in tasca. Alcuni ritocchi sono ovvi: Rigoli e Frignani saranno per forza nel line up il prossimo anno in Olanda. E Ramos potrà dare il suo contributo di slugger.

Il 2003 è un anno importante. Nelle qualificazioni ad Atene l'Italia dovrà necessariamente mandare in campo la miglior formazione. A questo proposito, da tutto il movimento ci si attende un contributo costruttivo. E quando si dice “tutto il movimento” si intende tutto il movimento: giocatori, società e (perchè no?) anche noi che il baseball lo commentiamo.

Il 2003, come detto in premessa, sarà comunque solo un anno zero. Se la qualificazione per Atene arriverà, sarà il momento di gioire. Con questo, nessuno potrà dimenticare che il lavoro delle nazionali P.O. e juniores è appena agli inizi. E che solo risultati importanti su questi gruppi di promesse garantiranno all'Italia un futuro trai paesi che contano nel baseball internazionale.

Informazioni su Riccardo Schiroli 1199 Articoli
Nato nel 1963, Riccardo Schiroli è giornalista professionista dal 2000. E' nato a Parma, dove tutt'ora vive, da un padre originario di Nettuno. Con questa premessa, non poteva che avvicinarsi alla professione che attraverso il baseball. Dal 1984 inizia a collaborare a Radio Emilia di Parma, poi passa alla neonata Onda Emilia. Cresce assieme alla radio, della quale diventa responsabile dei servizi sportivi 5 anni dopo e dei servizi giornalistici nel 1994. Collabora a Tuttobaseball, alla Gazzetta di Parma e a La Tribuna di Parma. Nel 1996 diventa redattore capo del TG di Teleducato e nel 2000 viene incaricato di fondare la televisione gemella a Piacenza. Durante la presentazione del campionato di baseball 2000 a Milano, incontra Alessandro Labanti e scopre le potenzialità del web. Inizia di lì a poco la travolgente avventura di Baseball.it. Inizia anche una collaborazione con la rivista Baseball America. Nell'autunno del 2001 conosce Riccardo Fraccari, futuro presidente della FIBS. Nel gennaio del 2002 è chiamato a far parte, assieme a Maurizio Caldarelli, dell'Ufficio Stampa FIBS. Inizia un'avventura che si concluderà nel 2016 e che lo porterà a ricoprire il ruolo di responsabile comunicazione FIBS e di presidente della Commissione Media della Confederazione Europea (CEB). Ha collaborato alle telecronache di baseball e softball di Rai Sport dal 2010 al 2016. Per la FIBS ha coordinato la pubblicazione di ‘Un Diamante Azzurro’, libro sulla storia del baseball e del softball in Italia, l’instant book sul Mondiale 2009, la pubblicazione sui 10 anni dell’Accademia di Tirrenia e la biografia di Bruno Beneck a 100 anni dalla nascita. Dopo essere stato consulente dal 2009 al 2013 della Federazione Internazionale Baseball (IBAF), dal giugno 2017 è parte del Dipartimento Media della Confederazione Mondiale Baseball Softball (WBSC). Per IBAF e WBSC ha curato le due edizioni (2011, 2018) di "The Game We Love", la storia del baseball e del softball internazionali.

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