Imperiali, un sogno chiamato Olimpiadi

“Spero che ci sia il baseball e di vestire la maglia azzurra”. Intervista al rookie appena tornato dalla seconda stagione negli Usa

Anzio. ‘Il sogno sono le Olimpiadi, spero che il baseball ci sia, ho letto che ci sono dei problemi, e a quel punto spero di esserci con l’Italia, sarebbe straordinario”. Parole di Francesco Imperiali che appena ‘sbarcato” dagli Stati Uniti è corso a sostenere la sua squadra e alla fine ha gioito con i compagni per l’importante vittoria. E’ tornato oggi, dopo la seconda stagione nei Peoria Mariners dell’organizzazione dei Seattle. Una stagione positiva, chiusa con una media battuta di 280 e soprattutto vissuta da protagonista, a difendere il sacchetto di seconda base. ‘Al contrario dello scorso anno ho giocato tutte le partite, una stagione da 56 incontri più lo spring-training – ha detto – non mi posso proprio lamentare”. Il futuro dipende dall’organizzazione: ‘A fine anno mi comunicheranno se dovrò tornare oppure no, lì la selezione è durissima ma spero di avercela fatta. Mi piacerebbe confrontarmi in un campionato di singolo A, magari di doppio A anche se so che è difficilissimo”. Compirà 19 anni il 10 novembre e per adesso lo aspetta una partita forse più difficile di quelle giocate finora: il diploma in ragioneria. ‘Devo recuperare, andrò a scuola serale e spero di poterlo conseguire, magari con qualche credito formativo nella lingua straniera”. La cosa che ti è mancata di più dell’Italia? ‘Il cibo, senza dubbio, anzi andiamo che ho una fame… Tra hamburger e pizza che è tale solo di nome non è che ci sia molto da scegliere”. Il papà, noto per tutti come ‘il maresciallo” dietro di lui annuisce. Gli sono bastati i giorni trascorsi negli Usa da Francesco per rendersene conto. E le ragazze italiane? ‘Beh sì, ma negli Stati Uniti ci sono – ha aggiunto – Nessun legame però, c’è stata una storia ma è finita”. Lo stomaco può attendere ancora un po’, che ne pensi del campionato italiano? ‘L’ho seguito attraverso internet, l’Anzio ha fatto una grande stagione, per i play off le meglio attrezzate mi sembrano Nettuno e Bologna”. E se non ti richiamano i Mariners Anzio o… ‘E’ presto per dirlo, spero di essere richiamato, di tornare lì”. Buona fortuna, anzi good luck… ‘Thank you, oh… grazie”.

Informazioni su Giovanni Del Giaccio 220 Articoli
Un uomo di baseball "prestato" alla cronaca. Il ruolo di direttore di baseball.it è stato oltre a un onore ed onere una sorta di "rivincita" sul giornalismo in prima linea che mi ha allontanato dai campi di gioco. Nasco giornalista con carta, penna e macchina da scrivere ma non ho mai smesso di aggiornarmi. Ho oltre 35 anni di carriera e una grande esperienza nei quotidiani. Da ultimo ho lavorato al Messaggero e ho vissuto il passaggio dal cartaceo al digitale, creando contenuti per entrambe le piattaforme (carta-web). Sono specializzato in sanità e salute. Laureato in Sociologia alla Sapienza, presso la stessa università ho conseguito la laurea in Comunicazione scientifica e biomedica. Gestisco palinsesti social e sono docente a contratto presso l’università di Genova. Oltre a vicende di cronaca, per questo sito ho seguito il World baseball classic del 2009 e i mondiali under 18 in Corea del 2019. Il lavoro mi ha costretto a rinunciare all’attività nell’Anzio baseball, società per la quale sono stato un pessimo giocatore (ma un fuoricampo in carriera l'ho battuto) e un giorno – quasi per caso – mi sono trovato ad allenare una formazione giovanile. Tante sconfitte ma anche la soddisfazione di vedere qualcuno che ho allenato giocare in serie A. Alla Coach Convention di Bologna del 1989 sono stato tra i promotori dell’inserimento della regola dei 4 punti nella categoria Ragazzi. Tornato in campo con un gruppo di vecchi amici, posso vantare anche la vittoria - da manager - di un campionato di serie C con i "Pirati". Il rimpianto? Non essere riuscito a trasmettere a Sabrina la passione per il baseball, neanche facendole vedere più volte "L’uomo dei sogni". Dei figli, Arianna ha scelto il basket e Gianmarco dopo un paio d'anni ha lasciato il baseball. Amo il mare, la buona cucina ("la minestra di pesce è come un fuoricampo che ti fa vincere la partita all’ultimo inning"), la musica jazz e raccolgo ritagli di giornale. Come diceva il grande inviato Richard Kapucinsky: "Mai stancarsi di studiare il mondo". Per i figli darei la vita e ringrazierò sempre mio padre - per tutti Zi' Carlo - che mi ha fatto conoscere il Gioco. Ah, si è capito vero? Toglietemi tutto ma non il baseball.

Commenta per primo

Rispondi

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.