Non ce l'ho fatta, ma…

Il Mondiale Universitario ci induce ad una serie di riflessioni

Un lettore mi ha scritto chiedendomi se ero finalmente riuscito a vedere la nazionale dare il massimo. Dico la verità: secondo me, no. Per correttezza però devo anche segnalare che lo staff tecnico è convinto che nel Mondiale Universitario gli azzurri abbiano giocato ad uno standard superiore a quello attuale del nostro baseball.

So che mi aspettate tutti al varco, che volete leggere un parere deciso sulla qualità della partecipazione al Mondiale. Non mi tiro indietro: la partecipazione è più che positiva.
Come ha fatto notare lo stesso Montanini, le precedenti uscite azzurre a manifestazioni “universitarie” si erano concluse con un record abbastanza preoccupante: 0 vittorie e 11 sconfitte. Il fatto di essere riusciti a vincere 3 gare e di aver giocato alla pari per 7 riprese contro la Corea nella finale per il quinto posto è estremamente positivo.
Per fare un'analisi, sarà bene però distinguere 2 piani di ragionamento diversi.

Il risultato sportivo dell'evento, che è quello che più interessa i tifosi, non è particolarmente brillante. Siamo arrivati sesti e in precedenti Mondiali eravamo riusciti a fare meglio. Ad esempio in Italia nel 1998.
Mi sono andato a ripescare i risultati di quel Mondiale, in teoria il primo 'open' ai professionisti. In pratica non fu così, nel senso che qualche professionista (di Minor League') lo aveva l'Australia, ma Stati Uniti, Giappone e Corea (come Panama e Repubblica Dominicana, parlando del nostro girone) si presentarono con squadre di giovani o atleti in fase calante. C'erano anche future stelle, visto che nella Corea giocava (è entrato anche contro l'Italia) Byung-Hyung-Kim, attuale 'closer' degli Arizona Diamondbacks.
Comunque, l'Italia vinse 3 partite della fase eliminatoria: con Panama 5-4, con la Cina 10-2 e con il Sud Africa 2-0. Ne perse invece 4 e tutte male o malissimo: con Cuba (20-0), con il Giappone (10-3), con la Repubblica Dominicana (17-5) e addirittura con la Spagna (13-6).
Poi battè l'Australia nei quarti e perse la finale per il terzo posto con la Corea. Totale 4 vittorie e 5 sconfitte.

A livello di programma invece questo Mondiale è stato estremamente positivo, perchè lo staff tecnico è riuscito a creare un gruppo capace di regalare bei momenti di baseball e che ci ha fatto capire molte cose, al riguardo delle possibilità e dei limiti del nostro movimento oggi.
Tornando al 1998, quell'indubbio successo venne usato a fini promozionali. D'altra parte, era abitudine usare la nazionale come massimo strumento di propaganda.
La nazionale, o meglio il 'Club Italia', deve invece diventare il massimo obbiettivo di carriera di un giocatore e la massima espressione tecnica del nostro movimento.
L'Universitaria, per essere chiari, può essere l'anello di congiunzione tra la Juniores e la Nazionale Maggiore e divenire elemento fondamentale del programma “Probabili Olimpici”, anche perchè dà l'occasione di giocare ogni 2 anni un Mondiale, quindi un torneo di alto livello.

Tecnicamente sul nostro baseball questo Mondiale ha detto che facciamo troppi errori sotto pressione e che con gli esterni regaliamo troppo ai corridori avversari. Niente di nuovo, e siamo d'accordo, ma sarebbe anche ora di fare qualcosa per capire perchè succede e magari per porre rimedio.
E' ora di rivedere il “sistema baseball” in Italia, che è un sistema (come in tutti gli altri sport, sia chiaro) improntato a Vincere competizioni e non a Sviluppare giocatori.
Per aiutare il “sistema baseball” è necessario intervenire a livello di campionati e di strutturazione delle serie. Se in Italia ci fosse una lega 'pro' chiusa, nella quale trovassero occasioni di misurarsi ad alto livello i nostri migliori giocatori, il resto del “sistema” si potrebbe strutturare in funzione di questa lega, con la creazione di società satellite, che potrebbero lavorare in funzione della 'creazione' di giocatori. I migliori, per essere chiari, devono essere messi nelle condizioni di dedicarsi al baseball come principale attività. Perchè i giocatori ci sono: è italiano Dallospedale, che finisce il Mondiale a media 412, ed è italiano De Santis, che domina la Corea con ben 13 strike out. Vanno solo messi nelle condizioni di dare il meglio di sè.

L'Europa nel baseball è purtroppo il Continente debole. L'Asia compete con l'America (Mondiale seniores e Universitario: le prime 4 sono sempre Cuba, USA, Giappone e Taiwan) oggi e lo farà anche in futuro. Il Mondiale Juniores dice chiaramente che l'Europa (su 12 partecipanti: Olanda decima, Italia undicesima e Spagna dodicesima) è la Cenerentola. E lo continuerà ad essere, se seguirà chimere o falsi problemi: ad esempio, pensare che basti allargare la base di partecipanti per forgiare giocatori di primo piano o che eliminando qualche 'oriundo' ci sarà più spazio per i nostri amici e parenti. Certo, una base di scelta ampia aiuta, ma conta di più preparare un programma che sia la base per la creazione di un modello vincente. Ovvio, prima di convocare un atleta in nazionale sarà importante stabilire se gli importa di vestire la maglia azzurra, ma questo sia che sia nato a San Giovanni in Persiceto che a New Orleans.
Ci vuole un progetto, insomma, e una volta che sarà stato approvato ad esso dovranno lavorare tutte le componenti del baseball italiano, dalla prima all'ultima.

Volete sapere quando avremo il primo segnale che abbiamo preso la strada giusta? Quando non avremo più rinunce alle chiamate in maglia azzurra.

Informazioni su Riccardo Schiroli 1199 Articoli
Nato nel 1963, Riccardo Schiroli è giornalista professionista dal 2000. E' nato a Parma, dove tutt'ora vive, da un padre originario di Nettuno. Con questa premessa, non poteva che avvicinarsi alla professione che attraverso il baseball. Dal 1984 inizia a collaborare a Radio Emilia di Parma, poi passa alla neonata Onda Emilia. Cresce assieme alla radio, della quale diventa responsabile dei servizi sportivi 5 anni dopo e dei servizi giornalistici nel 1994. Collabora a Tuttobaseball, alla Gazzetta di Parma e a La Tribuna di Parma. Nel 1996 diventa redattore capo del TG di Teleducato e nel 2000 viene incaricato di fondare la televisione gemella a Piacenza. Durante la presentazione del campionato di baseball 2000 a Milano, incontra Alessandro Labanti e scopre le potenzialità del web. Inizia di lì a poco la travolgente avventura di Baseball.it. Inizia anche una collaborazione con la rivista Baseball America. Nell'autunno del 2001 conosce Riccardo Fraccari, futuro presidente della FIBS. Nel gennaio del 2002 è chiamato a far parte, assieme a Maurizio Caldarelli, dell'Ufficio Stampa FIBS. Inizia un'avventura che si concluderà nel 2016 e che lo porterà a ricoprire il ruolo di responsabile comunicazione FIBS e di presidente della Commissione Media della Confederazione Europea (CEB). Ha collaborato alle telecronache di baseball e softball di Rai Sport dal 2010 al 2016. Per la FIBS ha coordinato la pubblicazione di ‘Un Diamante Azzurro’, libro sulla storia del baseball e del softball in Italia, l’instant book sul Mondiale 2009, la pubblicazione sui 10 anni dell’Accademia di Tirrenia e la biografia di Bruno Beneck a 100 anni dalla nascita. Dopo essere stato consulente dal 2009 al 2013 della Federazione Internazionale Baseball (IBAF), dal giugno 2017 è parte del Dipartimento Media della Confederazione Mondiale Baseball Softball (WBSC). Per IBAF e WBSC ha curato le due edizioni (2011, 2018) di "The Game We Love", la storia del baseball e del softball internazionali.

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