Caro sindaco di Sherbrooke…

ma chi le ha organizzato il sistema di trasporti?

Un po’ invidio i panamensi. L’interesse per il baseball nella loro nazione è tale che ogni partita della loro nazionale juniores qui è trasmessa in diretta non da una stazione radio, ma addirittura da due canali, ognuno con la sua coppia di commentatori pronta a spaccare i timpani dei vicini di posto con urla scatenate ogni volta che sul campo succede qualcosa di importante (pensate alle telecronache di calcio brasiliane…). Tra l’altro, a quanto ho capito, uno dei quattro radiocronisti caraibici è un ex giocatore delle Majors negli anni 70, anche se per ora non sono riuscito a capire il suo nome.
C’era vicino a me anche una giornalista di una radio locale, incaricata di trasmettere periodici aggiornamenti sulla situazione del mondiale; per la verità, la ragazza non sembrava molto interessata al gioco, e in occasione di diverse pause, quando gli altoparlanti cominciano a diffondere musica, l’ho vista alzarsi e accennare qualche passo di danza.

Ieri sera la nazionale panamense è stata sconfitta dai padroni di casa canadesi, e ancora una volta il piccolo stadio ‘Amedeè – Roy” era pienissimo di gente venuta a fare il tifo per la nazionale di casa; l’interesse della cittadina intorno al mondiale è tale che gli abitanti della casa di fronte allo stadio hanno deciso di permettere agli automobilisti di parcheggiare all’interno del proprio cortile, in cambio di un biglietto da 5 dollari. E’ stato divertente, ieri, vedere uno dei proprietari del cortile in questione agitare in faccia a tutte le automobili che passavano un cartello che pubblicizzava l’anomalo parcheggio. Poi, durante la gara tra Panama e Canada c’è stato un momento di tensione quando una bambina, che voleva vedere la partita da troppo vicino, è stata colpita da una palla foul; per fortuna non si è trattato di nulla di grave.
Al termine della partita mi ha riaccompagnato l’addetto stampa canadese, che risiede nel nostro stesso palazzo all’università di Sherbrooke, e durante il viaggio mi ha raccontato dei suoi anni trascorsi in Svizzera; giunto al campus, mi è stato raccontato di una piccola scaramuccia verbale tra qualche giocatore italiano e americano, cosa a cui non mi è difficile credere, visto che in questi giorni era piuttosto lampante il ‘bullismo” di alcuni membri della squadra USA nei confronti dei nostri. Inoltre, il fatto che i membri della nostra comitiva, come anche di quella a stelle e strisce, non risiedono in camere adiacenti ma su diversi piani di certo non rende più facili le cose…

Quella scorsa dovrebbe essere stata (spero) l’ultima notte in quel forno a microonde che è la mia camera da letto; stamattina, visto che c’era detto stato detto che dovevamo traslocare, ho pensato bene di lasciare andare la squadra azzurra col bus per i giocatori (pare che oggi, guarda caso, sia arrivato in perfetto orario), in modo di avere un po’ più di tempo per cercare di fare spazio nella borsa a tutte le cose che, vista la mia naturale tendenza al disordine, erano sparse per tutta la camera. Per andare allo stadio avevo pensato di prendere il bus di linea, visto che gli organizzatori hanno dato a tutti i loro ospiti un pass per utilizzare gratuitamente i mezzi pubblici della città di Sherbrooke.
Non conoscendo l’ubicazione delle fermate, ho chiesto delucidazioni alla commessa del piccolo market, che mi ha indicato la corretta direzione per arrivarci; mi ha anche suggerito di prendere il bus 89, per giungere allo stadio, e quando le ho detto che avrei guardato sulla cartina appesa alla fermata ha aggiunto: ‘penso che non ci capirai niente”. Evidentemente, non ho una faccia particolarmente intelligente…
Giunto alle fermate, il mio desiderio di rivalsa personale nei confronti della commessa mi ha portato a guardare mappe e orari, e a stabilire che a portarmi a destinazione potevano essere 3 linee, la 8, la 88 e la 89, che percorrono tre percorsi molto simili; la cosa assurda è che tutti e tre passano anche allo stesso orario, a intervalli di 30 minuti. Ora…io non credo che il sindaco di Sherbrooke legga baseball.it, però mi piacerebbe chiedergli il senso di far passare tre autobus alla stessa ora, su percorsi praticamente uguali…poi sarei io quello poco intelligente!
Come previsto, alle 10.15 i tre automezzi in questione si sono presentati in fila indiana alle fermate(tutti e tre vuoti, anche perché è sabato mattina), e dopo un lunghissimo giro per tutta la città, che non pensavo essere così grande (anche se la densità di popolazione deve essere bassissima…) mi hanno portato a destinazione; un viaggio diretto dalla nostra università allo stadio dura una quindicina di minuti, ma il bus che ho preso ha un numero elevatissimo di fermate intermedie in tutta la città, compresa una della durata di 10 minuti nei pressi del centro.
Tutto ciò ha fatto sì che non arrivassi allo stadio prima delle 10.55, quando ho accolto con piacere la notizia che l’orario d’inizio della partita era stato ritardato di mezzora per un problema con le casacche degli olandesi. In giro per Sherbrooke ho potuto cogliere alcuni aspetti della vita di quella che mi sembra una cittadina tranquillissima…in particolare, ho visto una cosa curiosa: le maestre o baby sitter che accompagnano per strada comitive di bambini, sono dotate di un segnale di ‘STOP” portatile, tale e quale a quello che si vede fisso sulle strade, per fermare il traffico quando si tratta di attraversare la strada.

Alcuni membri della nostra delegazione che sono rimasti qui allo stadio mi hanno appena detto che la nostra nuova sistemazione è peggiore di quella precedente(io sono rimasto qua tutto il giorno e non ho ancora visto niente), con servizi igienici ancora più scarsi e pulizia dei locali praticamente inesistente…praticamente, dalla padella alla brace. Dopo il buon esito della protesta di ieri, pare che i capi del gruppo azzurro si apprestino a invitare la commissione tecnica della federazione internazionale a dare un’occhiata anche alle condizioni dei nostri alloggi…

Per fortuna, gli organizzatori hanno migliorato il loro rendimento per quanto riguarda la scelta degli inni nazionale; dopo gli errori di ieri, oggi per ora siamo a 4 su 4, anche se devo sottolineare che la qualità della musica suonata durante le pause ha subito un rapido crollo. Oggi gli altoparlanti continuavano a diffondere canzoni in francese, probabilmente di qualche gruppo locale…ho sentito di molto meglio.
E’ rimasta invece uguale, quindi pessima, la qualità del cibo che ci offrono alla mensa, tanto che alcuni membri dello staff ripiegano quotidianamente su KFC, una catena americana di fast food specializzata in pollo fritto; oggi alla mensa dell’università il piatto principale era una fetta di prosciutto con sopra una fetta di ananas…un accostamento di gusti, a mio modesto parere, veramente orribile

Mi è stata chiarita una questione che mi assillava dai primi giorni oltreoceano, cioè il perché in tantissimi negozi è scritto che non si accettano i biglietti da 100 dollari; non si tratta come pensavo all’inizio di voler evitare di dare troppo resto e accumulare biglietti di grosso taglio, ma del fatto che è stata resa nota l’esistenza di molte banconote false, appunto da 100 dollari. Dev’essere un traffico di portata notevole, visto che i cartelli li ho vista sia qua che nell’Ontario…ma non potrebbero dotarsi di quegli apparecchi che ci sono in Italia per controllare singolarmente le banconote?

Chiudo ringraziando quelli che mi hanno scritto dicendomi che con il mio diario si sentono praticamente insieme agli azzurri; grazie davvero…è il complimento più bello che mi si possa fare. Ho saputo anche che un giocatore della nazionale si è un po’ offeso per alcuni miei commenti relativi ad una partita dei giorni scorsi(qui i ragazzi possono accedere a internet dalla biblioteca dell’università); me ne rammarico, e riconosco che può essere che io mi sia espresso male, o in modo troppo duro. Tuttavia, quello che ho riportato è quello che ho visto, o che mi è stato riferito nei discorsi con i tecnici…credo che il primo requisito per una totale correttezza sia riportare le cose in modo imparziale e obiettivo, e a questo principio cerco di attenermi il più possibile.

Informazioni su Matteo Gandini 704 Articoli
Giornalista pubblicista e collaboratore di Baseball.it dall’ottobre 2000, Matteo è un grande appassionato in genere di sport, soprattutto del mondo sportivo americano, che segue da 10 anni in modo maniacale attraverso giornali, radio, web e TV (è uno dei pochi fortunati in Italia a ricevere la mitica ESPN).Per Baseball.it ha iniziato seguendo le Majors americane. Ora, oltre ad essere co-responsabile della rubrica giornaliera sul baseball a stelle e striscie, si occupa di serie A2. Inoltre, nel 2002, per il sito e l’ufficio stampa FIBS ha seguito da inviato lo stage della nazionale P.O. in Florida, la Capital Cup e i mondiali juniores di Sherbrooke (Canada), il torneo di Legnano di softball, e la settimana di Messina, a cui ha partecipato anche la nazionale seniores azzurra. Nel 2003 è stato invece inviato agli Europei Juniores di Capelle (Olanda). Nel 2001 ha anche collaborato alla rivista “Tutto Baseball e Softball”.Per quanto riguarda il football americano, da 3 anni segue il campionato universitario e professionistico americano per Huddle.org, oltre ad essere un assiduo collaboratore alla rivista AF Post. Nel 2003 partecipa al progetto radio di NFLI, ed è radiocronista via web delle partite interne dei Frogs Legnano.Dopo aver collaborato per un periodo di tempo ai siti web Inside Basketball e Play it, nel 2001 ha seguito i campionati di basket americani (NBA e NCAA) per Telebasket.com, in lingua italiana e inglese. Ora segue la pallacanestro d’oltreoceano per Blackjesus.it.Più volte apparso come opinionista di sport americani a Rete Sport Magazine, trasmissione radiofonica romana, lavora stabilmente nella redazione di Datasport, dopo una breve esperienza in quella di Sportal.Nel 2003 ha lavorato anche per l’Ufficio Stampa delle gare di Coppa del Mondo di sci a Bormio.Ha 26 anni, è residente in provincia di Lecco e si è laureato in scienze politiche alla Statale di Milano. La sua tesi, ovviamente, è legata allo sport: il titolo è “L’integrazione dei neri nello sport USA”. Il suo sogno è dedicare tutta la vita al giornalismo sportivo, in particolare nel settore sport USA.

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