Lo sciopero ci sarà

Lo sostiene Michael Duca in conclusione della sua inchiesta. Ma non farà saltare la stagione

Si conclude l'inchiesta di Michael Duca sullo sciopero: il baseball ha un'economia impazzita, ma è proprio vero che i proprietari delle squadre sono senza denaro?.

In conclusione, posso dire che sono perfettamente convinto di un fatto: l'economia del baseball ha perso il suo equilibrio. O meglio, non lo ha mai avuto. Solo che per i primi 100 anni lo squilibrio è stato a favore dei proprietari, mentre negli ultimi 15 anni è stato a favore dei giocatori.

La crescita degli stipendi ucciderà prima o poi la gallina dalle uova d'oro.
Ricordo che quando ero bambino andavo a 'Candlestick Park' a San Francisco e pagavo il biglietto per sedermi vicino a casa base 4 dollari e mezzo. Oggi lo stesso biglietto mi costerebbe 45 dollari. Non voglio dire che i biglietti siano cresciuti di pari passo con gli stipendi dei giocatori, ma è evidente che sono aumentati almeno del doppio rispetto agli stipendi dei tifosi. Non a caso quest'anno il pubblico è calato nelle Major Leagues del 5{3f52c24bce554ef20a57cdd9a34a08abf99d7e7cc6206c15a458454320a7f8ff} ed è un calo non da poco, dovuto alle aspettative di una recessione, che porta la gente a rinunciare per prima cosa ai divertimenti.

Io sono convinto che lo sciopero ci sarà. Anche se credo che sarà corto, più simbolico che altro.
Immagino che tutte le partite verranno giocate. In fondo, la tragedia dell'11 settembre ha provocato uno slittamento di appena una settimana della stagione.
Allo stesso tempo dubito che il nuovo contratto di lavoro sarà firmato prima della fine della stagione.

Tutti mi chiedono di prevedere in che data inizierà lo sciopero. Io però non credo che sia quella la data da tenere d'occhio. Piuttosto, guardate al giorno dopo le World Series. Sarà a quel punto che i proprietari inizieranno a pensare se sia il caso o meno di proclamare una impasse e di imporre le loro regole: tetto salariale (che preveda un minimo e un massimo e la confisca della quota di stipendio che eccede il massimo), controlli anti doping e profonde modifiche alla legge sull'arbitrato.
A quel punto starà ai Consiglieri del 'National Labor Relations Board' intervenire e, onestamente, oggi nessuno può prevedere cosa diranno. Forse conta anche poco, perchè il vero successo sarebbe alla fine interrompere questa escalation di sfiducia tra le parti.

I proprietari hanno pianto povertà per così tanto tempo che nessuno ci crede più. Il fatto di non voler rendere pubblici i conti non fa altro che peggiorare le cose. Pensate che hanno smesso di chiedere l'eliminazione dei Minnesota Twins perchè questo avrebbe dato ai legali la possibilità di venire a conoscenza dei singoli bilanci delle società.
I giocatori da parte loro sostengono che i proprietari hanno accettato la corsa al rialzo degli stipendi solo perchè se lo possono permettere.
I giocatori, ovviamente, fanno anche finta di non ricordare che quando due società rifiutano le aste loro le accusano immediatamente di essere colluse.

Un'altra cosa preoccupante è l'insano desiderio dei proprietari di distruggere il Sindacato dei giocatori, che pur non essendo un vero e proprio sindacato (visto che tratta solo gli stipendi minimi e lascia tutto il resto del problema al singolo, di fatto occupandosi più dei giocatori di primo piano che della vasta maggioranza di 'carneadi') resta la più forte associazione di lavoratori presente oggi negli Stati Uniti, alla luce del fatto che gli stipendi dei suoi iscritti sono sicuramente i più alti della storia del lavoro. Non a caso, alla fine di ogni trattativa il Sindacato si è trovato nella condizione di non dover mai mettere in discussione quanto ottenuto in precedenza.

Tutti coloro che amano il baseball, comunque, devono rendersi conto che è ora di entrare nel 21° secolo, abbracciando una visione comune e volta a cooperare.
Nelle Grandi Leghe ormai è un'abitudine vedere atleti provenienti dal Giappone, dall'Australia e dalla Corea. I club vogliono di più: hanno scout che sono al lavoro in tutta l'area del Pacifico e in Europa alla ricerca dei talenti del futuro. C'è solo da augurarsi che le Major League ci siano ancora, quando questi nuovi giocatori saranno pronti per farne parte.

4- Fine

traduzione di Riccardo Schiroli

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Informazioni su mich 5 Articoli
50 anni, Michale Duca vive nei pressi di San Francisco in California. Collabora al sito mlb.com, sia per quel che riguarda le partite degli A'S che quelle dei Giants. Nel passato ha scritto per diverse pubblicazioni specializzate nel baseball e ha contribuito al 'Grande libro delle statistiche del baseball americano'. Michael è sposato con Kelli e ha 5 figli: Ryan di 17 anni, 3 gemelli di 16 di nome Stephen, Arthur e Ad e una ragazza di 12 anni di nome Maureen.

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