Lo sciopero conviene a qualcuno?

Nella terza puntata della sua inchiesta Michael Duca parla in profondità delle ragioni che potrebbero portare all'astensione dal lavoro. E di quelle che potrebbero evitarla

Ci eravamo lasciati parlando della possibilità che le Major riducano di 2 il numero delle squadre.
Il primo argomento contrario alla cosiddetta 'contraction' è la perdita di 50 posti di lavoro.
I proprietari hanno offerto di aumentare i roster delle squadre da 25 a 26 giocatori, il che garantirebbe 28 dei 50 posti di lavoro. Facile comunque controbattere che gli atleti perderebbero comunque 16 posti di lavoro in Grande Lega. Altrettanto facile è per noi dire che il Sindacato sembra più che altro interessato a mantenere lo stipendio dei giocatori più pagati ai massimi livelli.

Un Sindacato di solito tratta le condizioni di lavoro. Stranamente, non si è mai sentito che l'Associazione Giocatori abbia cercato di togliere i terreni artificali dagli stadi, nonostante l'elevato numero di infortuni che causa. Inoltre, il Sindacato ha sempre cercato di ostacolare i controlli anti doping.
In effetti il problema dell'uso delle droghe potrebbe essere un punto importante del nuovo contratto. L'uso di steroidi o altri farmaci che migliorano le prestazioni è un argomento sulla bocca di tutti e molti giocatori si sono detti d'accordo a sottoporsi a test anti doping.
Il vero problema non sarebbe cercare nei campioni di sangue o di urine l'ormone della crescita, ma trovare altri tipi di droghe. Inoltre, l'assoluta mancanza di fiducia tra le parti ha portato i giocatori addirittura ad ipotizzare che i proprietari potrebbero 'truccare' i campioni di alcuni giocatori di alto livello che sono fermi per infortunio per avere la scusa per non pagarli. Un'altra speculazione riguarda alcuni degli infortuni subiti dagli atleti. Non è un mistero che l'aumento delle masse muscolari prodotto dagli steroidi può danneggiare legamenti e muscoli.

Ci si aspettava che gli atleti fissassero la data dello sciopero per agosto. La cosa non è avvenuta, ma è evidente che, se non proclamano uno sciopero, i giocatori rischiano di avere ben poco potere contrattuale.
Negli Stati Uniti una legge federale, il 'National Labor Relactions Act', governa la contrattazione collettiva. Di applicare la legge si occupa un organo federale i cui membri sono nominati direttamente dal Presidente. Insomma, l'arbitro in questo caso è una istituzione politica.
L'attuale Presidente degli Stati Uniti Bush è ben noto per essere amico delle grandi aziende, più che un paladino dei lavoratori. Insomma, i membri di un organo nominati da Bush dovrebbero in linea di massima essere più inclini a difendere gli interessi dei proprietari, piuttosto che quelli dei giocatori, anche perchè Bush è stato a sua volta proprietario di una squadra (i Texas Rangers) prima di diventare Governatore del Texas.

Non dimentichiamo poi che la legge dà automaticamente il permesso ai proprietari di mettere in pratica le proprie decisioni se si raggiunge un'impasse. Il punto è: chi può stabilire tecnicamente quando una impasse viene raggiunta?

Nel 1994 successe che i proprietari dichiararono lo stallo, istituirono il tetto salariale e una serie di restrizioni allo svincolo e all'arbitrato salariale. Allora i membri dell'organo che si preoccupava di applicare il 'National Labor Relactions Act' (nominati da Clinton, presidente Democratico) presero le parti dei giocatori, dissero che non c'era nessuna impasse e ordinarono ai giocatori di tornare al lavoro, senza per altro riuscire ad evitare il famoso sciopero che fece saltare le World Series.
Un anno dopo venne raggiunto un accordo, che non includeva le restrizioni che i proprietari avrebbero voluto. Ma adesso cosa succederebbe?

Perchè si arrivi allo stallo ci deve essere un atteggiamento di chiusura da una delle 2 parti. Finchè si parla, si può raggiungere un accordo. Il Sindacato giocatori sa però che, con le arie che tirano negli Stati Uniti, l'appoggio politico potrebbe essere decisivo per i proprietari, se si arriva a fine stagione e le società si ritrovano gli utili del campionato 2002 in mano. A quel punto, i giocatori si troverebbero a confrontarsi con una situazione per loro intollerabile.

La legge comunque è stata scritta per incoraggiare le trattative.
I proprietari sanno che dichiarare uno stallo potrebbe significare rischiare di aumentare le condizioni che tutti prevedono porteranno il baseball alla bancarotta. I giocatori sanno da parte loro che tirare troppo la corda comporta il rischio di perdere molte delle conquiste fatte negli ultimi 35 anni.
(3- continua)

traduzione di Riccardo Schiroli

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Informazioni su mich 5 Articoli
50 anni, Michale Duca vive nei pressi di San Francisco in California. Collabora al sito mlb.com, sia per quel che riguarda le partite degli A'S che quelle dei Giants. Nel passato ha scritto per diverse pubblicazioni specializzate nel baseball e ha contribuito al 'Grande libro delle statistiche del baseball americano'. Michael è sposato con Kelli e ha 5 figli: Ryan di 17 anni, 3 gemelli di 16 di nome Stephen, Arthur e Ad e una ragazza di 12 anni di nome Maureen.

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