Questo è il Paradiso!

La nostra Claire Matthew dall' Arizona:l' incontro con Willie Mays e un'intervista esclusiva a Rene Lachemann.

Iniziamo da mercoledì sera….
Il ‘Pink Pony’. Fate questo nome a degli appassionati di baseball e vedrete i loro volti illuminarsi con un sorriso. E’ un bar e ristorante della parte vecchia di Scottsdale, Arizona. E’ la quintessenza del posto da ‘cow boy’ e, allo stesso tempo, un tempio del baseball. Da qui sono passati grandi del passato e del presente.
L’altra sera c’ero anch’io, giusto per vedere cosa stava succedendo. Ero convinta che, dopo aver bevuto qualcosa lì, avrei avuto molte storie da raccontare. Il ‘Pink Pony’ è leggendario!
Quando sono entrata i miei occhi hanno avuto bisogno di un po’ di tempo per adattarsi all’oscurità. Poi ho trovato un posto, mi sono seduta e ho ordinato una birra. Mentre aspettavo di essere servita, ho dato un’occhiata in giro e sono rimasta a bocca aperta per lo stupore. Proprio di fronte a me, appesa al muro, c’era la più incredibile collezione di mazze che io abbia mai visto. Sono ‘Luoisville Slugger’ appartenute alle squadre che hanno vinto la ‘American League’ e la ‘National League’ dal 1972 a oggi. I nomi dei componenti delle squadre campioni sono incisi in oro sulle singole mazze. Davvero stupefacente. Esistono solo 200 esemplari di queste mazze in tutto il mondo.
Sopra le mazze, in effetti ricoprono tutta la parete, ho notato una serie di caricature di personaggi famosi del baseball. I disegni colgono sul serio le caratteristiche peculiari di questi personaggi. Vi faccio qualche nome: Billy Martin, Dizzy Dean, Gene Autry….
Gene Autry, proprietario dei California ANGELS, veniva regolarmente al ‘Pink Pony’. Dizzy Dean andava a caccia con Charles Briley, il proprietario del ‘Pink Pony’. Così è successo che ha parlato ai suoi compagni del locale e…il resto è storia.
Ho incontrato la moglie di Charles, la signora Gwen. E’ meravigliosa! Mi ha raccontato diversi episodi accaduti nel corso degli anni. Ad esempio, l’altro giorno è venuto a mangiare qui il grande Sandy Koufax!
Vi consiglio di visitare il sito del ‘Pink Pony’, così potrete vedere le foto della stanza di cui vi ho parlato.
Un tizio ha attaccato bottone, con la scusa di sapere perché prendevo appunti. Gli ho raccontato cosa stavo facendo ed è diventato molto curioso. In breve, è saltato fuori che era un allenatore di baseball, ma che recentemente aveva abbandonato questa attività per dedicarsi agli allevamenti di bestiame della sua famiglia. Si, un vero cow-boy si è seduto a fianco a me, in quel bar. Uno spettacolo, vero?
Mi ha detto che la sua famiglia possiede un appezzamento di terreno nella zona di Shasta, California, dove si svolge ogni settimana il mercato del bestiame. Però una volta al mese l’asta si svolge via satellite. Ordinare bestiame via satellite, non ci credo!
Mi ha interessato così tanto che ho dato un’occhiata al loro sito www.wvmcattle.com

Mentre vi scrivo è giovedì mattina, sono le 9.30 e io sono già allo stadio, più precisamente nel ‘dug out’. La porta dello spogliatoio è ancora chiusa perché è in corso la riunione.
I ragazzi arrivano dopo dieci minuti, per la solita seduta di riscaldamento prima del ‘batting practice’. Oggi con gli altri c’è anche la ‘star’ Barry Bonds e si vede: c’è pieno di troupe televisive, che appena Barry mette piede in campo lo ‘puntano’. La presenza di Barry è sempre una notizia!
Io preferisco aspettare che vada nella ‘gabbia’ di battuta per osservare il suo delizioso ‘swing’. Senza sforzo apparente, spara una pallina dopo l’altra in cielo. Molte atterrano dietro la recinzione.
Mentre guardo Barry, dallo spogliatoio emerge Dusty Baker. Mi dà solo pochi secondi, ma mi promette che domani mi concederà un’intervista esclusiva. Restate con noi, se volete sentire cos’ha da dire uno che per 3 volte ha vinto il premio di ‘Manager dell’Anno’ della ‘National League’.
Sento caldo. In effetti sono stata al sole per un po’, così decido di andarmi a sedere in panchina, quando improvvisamente qualcuno accende l’impianto di amplificazione dello stadio, dal quale esplode una specie di ‘rap’ latino. Il ‘balletto del baseball’ è un po’ diverso oggi, più lento, quasi ipnotico nel caldo dell’Arizona. Non smetto di sorridere: ho l’impressione che il Paradiso sia esattamente così.
Il ‘BP’ finisce in un attimo e i giocatori lasciano il campo per pranzare. ‘Murph’ (il responsabile, n.d.t.) e i suoi hanno messo in piedi una bella cosa: carne fredda e panini da buongustaio. Mica male…
Vi ricordate il mio commento ‘non sai mai chi puoi incontrare allo Spring Training’? Mentre aspetto che i ragazzi finiscano di pranzare, sento qualcuno che mi dice ‘ciao’. Mi volto e non credo ai miei occhi: di fronte a me c’è nientemeno che una delle vere e proprie leggende del baseball, il signor Willie Mays. Davvero incredibile. Questo E’ il Paradiso!
Mays viene ogni anno allo ‘Spring Training’ dei Giants. E’ una tradizione che i più giovani lo ascoltino raccontare aneddoti dei suoi anni da giocatore. La sua sola presenza è fonte d’ispirazione.
Arrivano anche gli Chicago CUBS. C’è pieno di giornalisti che vogliono parlare con Sammy Sosa. Ma oggi Sammy non si concede e il gruppo dei giornalisti si disperde alla svelta.
Quella di oggi è una cosiddetta giornata ‘split squad’, il che significa che metà squadra è qui e l’altra metà gioca da un’altra parte (precisamente, a Tempe contro gli Anaheim ANGELS). Qui lancia per i Giants Russ Ortiz, a Tempe Kurt Ainsworth, che avete conosciuto ieri.
Sono molti i giocatori di ‘Minor’ in campo oggi. E’ facile riconoscerli: indossano le divise ‘vecchio stile’, con il loro nome stampato sul retro.
Mi avvicino al ‘dugout’ dei Cubs e parlo con Rene Lachemann, il loro ‘bench coach’. E’ un bel personaggio: è entrato nel mondo del baseball come ‘bat boy’ nel 1960 ed è diventato un giocatore professionista nel 1963. Da allora non è più uscito da questo sport. E’ stato manager di ‘Grande Lega’ 3 volte e ha partecipato a diverse ‘All star Games’ e diverse ‘World Series’. Inevitabile che gli abbia chiesto un consiglio per i ragazzi italiani: Allenatevi molto. Se possibile, il baseball va avvicinato quando si è molto giovani ed è bene giocare il leghe organizzate; giocate con impegno, ma pensate soprattutto a divertirvi.
Cosa sa del baseball italiano? So che il livello non è così alto come nella Repubblica Dominicana o in Venezuela, ma credo che ci arriverà presto. Ho visto che diverse squadre di ‘Major’ hanno firmato accordi con società italiane e questo farà decisamente crescere il movimento. Il baseball cambia: noi dei Cubs, ad esempio, abbiamo in rosa molti latini e giocatori che sono nati in Corea e Giappone. Oltretutto, per un baseball in via di sviluppo come quello italiano, sarà molto utile frequentare le ‘scuole’ che sono state recentemente aperte a Portorico, in Venezuela e a Santo Domingo.
Ha detto che il baseball cambia….Beh, per giocare le ‘World Series’ devi sempre avere buoni lanciatori e una buona difesa. Questo non cambierà mai. Io amo ancora questo sport , se no non avrei la forza di mettermi in divisa e venire allo stadio tutti i giorni. Poi non dimentico mai che il baseball ha dato tanto a me e alla mia famiglia, mi ha consentito di far studiare i miei figli. Dico la verità, mi piacerebbe che certi giocatori apprezzassero di più il fatto che non devono fare un lavoro che li porta a cercare di sopravvivere tra uno stipendio e l’altro. Ho ancora negli occhi lo sciopero del 1994: terribile. Spero che una cosa del genere non accada mai più. Io ringrazio ogni giorno il destino per quello che mi ha dato.
Parole sagge davvero, signor Lachemann.

Lascio il campo per andare a mangiare qualcosa in sala stampa. Ho solo pochi minuti prima che la partita cominci. Infatti, mentre scendo le scale per andare al mio posto i Giants sono pronti per battere. E io non sono ancora sistemata che Barry Bonds ne ha già spedita una dietro l’esterno sinistro. Barry è pronto, ragazzi!
Al secondo turno dei Cubs è la volta di Sammy Sosa. Ortiz ‘gioca’ con lui e gli lancia due palline impossibili da battere. Ma al terzo lancio Sammy la manda altissima, tanto da farla perdere nel sole all’esterno dei Giants. Per Sosa è un triplo, con tanto di scivolata sul cuscino.
Sarà la sua presenza, ma lo stadio è pieno. I Cubs hanno molti tifosi, trai quali c’è anche Frank Robinson, che siede esattamente due file dietro di me.
Oggi c’è meno caldo di ieri. Saranno 25 gradi appena (appena?). Almeno non mi sento sciogliere il cervello come ieri. Fiuuu, che sollievo! Va bene, lo ammetto, sono proprio una ‘bambinona’ quando sento che c’è troppo caldo o troppo freddo!
Adesso vi faccio un nome che vi dovete appuntare: Corey Patterson. L’ho visto in battuta e vi dico che sarà il ‘fenomeno’ dei Cubs del futuro. Certo, tutti sono molto più attenti quando con la mazza in mano c’è Sammy. Eccolo, un’altra legnata. Ma questa volta è all’esterno centro. Tutto facile per Marvin Bernard, l’esterno centro dei Giants, che potrebbe prenderla anche…mangiando dei pop corn!
Ossignore! Il tizio seduto davanti a me si è tolto la maglietta e io ce l’ho proprio davanti agli occhi. E ve lo dico, non è un bello spettacolo. Ci fosse la ‘Buoncostume’, questo tipo verrebbe arrestato di certo. Oh, è anche in braghette corte e ai piedi indossa mocassini di pelle senza calze. Non ha uno specchio, in casa? Dai, amico, facci un favore e rimettiti quella maglietta, almeno…
Bella partita, comunque. Al sesto siamo ancora sull’1-1. Come vi ho detto, oggi è una giornata in cui la squadra si è divisa in due e per questo non ci saranno molte sostituzioni. Mi perdo ad osservare i ragazzini che, alla fine di ogni inning, scendono fino al ‘dug out’ per farsi firmare autografi. E…attenzione! Jeff Kent, ‘MVP’ della ‘National League’ nel 2000, l’ha appena buttata fuori all’esterno sinistro. L’ha spaccata, quella pallina! Non faccio neanche in tempo a godermi il 3-1 per i Giants che, con 2 in base, la manda fuori anche Bobby Estalella: 6-1. Ho appena visto la prima vittoria dei Giants da quando sono a Scottsdale e mi sono appena goduta 2 fuoricampo, il che è sempre un belvedere.
Quando esco, è appena arrivato l’autobus con i giocatori reduci da Tempe. Fuori dallo spogliatoio c’è pieno di cacciatori d’autografi, che però si perdono un sacco di ottime ‘prede’ solo perché non riconoscono quei giocatori che non sono ‘star’ celebrate. Una situazione che mi fa sorridere.
Lascio lo stadio. La mia giornata non è finita, è il momento delle avventure notturne!
Ve le racconto domani. Ciao a tutti (in italiano nel testo, nd.t.) dall’Arizona.

traduzione di Riccardo Schiroli

Informazioni su claire 65 Articoli
Claire Matthew è nata e cresciuta nella 'Marin County', poche miglia a nord di S. Francisco.Da bambina ha osservato a 'Candlestick Park' i vari Willie Mays, Willie Mc Covey e Juan Marishal esibirsi con la maglia dei San Francisco Giants. Così, dalla più tenera età, si è innamorata del baseball e ha iniziato a scambiare figurine con i suoi fratelli Chris e Paul.Successivamente il baseball è diventato una professione. Per 5 anni ha lavorato proprio per i Giants come 'coordinatrice degli eventi promozionali' presso l'ufficio 'vendita biglietti'.Il suo secondo amore sono le gare automobilistiche. Claire è stata coinvolta in competizioni di ogni livello, lavorando per diverse 'scuderie' come addetta alle pubbliche relazioni e alle sponsorizzazioni.Oggi è una libera professionista nel settore delle pubbliche relazioni. Il suo ufficio è a Greenbrae, nella California del nord. E' specializzata nell'organizzare eventi per la raccolta di fondi e nell'ottenere spazi sui media per le organizzazioni coinvolte negli eventi.E' la madre 'single' di Alison (20 anni) e Rhianna (19).

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