Simona… facciamo due Conti

A tu per tu con il direttore tecnico e manager dei Falcons Torre Pedrera nonchè coach nello staff della Nazionale giovanile Under 12 e ora anche Under 15. Una storia che comincia a 13 anni quando…

Filippo Brambilla
Simona Conti mentre parla ai suoi ragazzi
© Filippo Brambilla

Evviva le “quote rosa” nel mondo del baseball. Una donna al “potere” nel nostro amato batti e corri? Si può. La conferma arriva da Simona Conti, 40 anni, riminese, nata sportivamente nel softball e ora tecnico di assoluto livello nel baseball. Direttore tecnico e manager nei Falcons Torre Pedrera, coach nello staff pluricampione Europeo della nazionale italiana Under 12 e ora anche nell’Under 15. Unica donna, tra l’altro, con la casacca azzurra addosso nell’Italbaseball.

Simona, la prima volta su un diamante? “Beh, l’8 dicembre del ‘94 (aveva 13 anni, ndc) ho cominciato a giocare a softball e mi sono innamorata all’istante di questo sport. L’ho preso subito sul serio, non ho mai saltato un allenamento e le soddisfazioni sono arrivate: con la nazionale Juniores infatti, ho partecipato a due Europei e un Mondiale ed ero stata inserita anche nella nazionale pre-olimpica. Poi mi sono infortunata alla spalla e ho perso il giro buono”.

Che ruolo aveva nel softball? “Prima base ed esterno, all’occorrenza lanciatore. Ecco, a quell’epoca non sopportavo lanciare, adesso invece non so quanto pagherei per farlo”.

Come nasce Simona Conti tecnico di baseball? “Una ventina di anni fa le mie compagne di squadra del Rimini Softball hanno fatto il corso tecnici, diciamo che mi hanno trascinato. Davide Sartini cercava collaboratori ai Falcons, me l’ha chiesto e ho cominciato ad allenare i bambini. Poi quando Davide è entrato all’Accademia di Tirrenia, ho iniziato ad allenare in pianta stabile. Parliamo di 2004”.

A quel punto cambia tutto. “Sì, non avrei mai pensato di allenare prima di quell’estate. Ma anche in questo caso mi sono appassionata e ho deciso subito la mia strada, nel 2005 infatti mi sono iscritta a scienze motorie lasciando scienze tecnologie elementari”.

A Rivabella, casa dei Falcons, ci sono due campi: uno dedicato all’attività giovanile dal minibaseball agli Under 12 e il secondo per tutte le altre categorie giovanili e le seniores. Fino al 2020 Simona non era mai uscita dal cosiddetto “campo piccolo”: c’era un motivo? “Forse insicurezza, non avendo mai giocato a baseball, allenare in un campo dove non ho mai giocato, mi creava qualche incertezza. Essendo io una professionista, mi serve un po’ di sicurezza prima di entrare in un ambito che non conosco. Poi però pian piano l’ho invaso”.

Quindi, ricapitoliamo: oltre ai ruoli nei Falcons e nella nazionale, c’è anche quello di coordinatore tecnico locale nell’Accademia di Riccione e pure l’impegno nelle scuole? Dove trova il tempo? Cosa muove tutto? “Passione, direi quasi il 100% poi arriva qualcosa per vivere, ma la passione muove sempre tutto nel nostro sport. L’ho pensato anche in questi giorni, quando si vince un premio, si fa un bilancio e si ricordano tutti i ragazzi che ho allenato, la loro passione, quella delle loro famiglie”.

Lo staff azzurro che ha vinto sempre tra gli Under 12, si traferisce al piano di sopra con gli Under 15. Una sfida? “Direi più una scommessa nostra come staff, è da un po’ che ci pensiamo e vogliamo metterci alla prova dopo aver vinto sempre con i più piccoli”.

La prossima sfida? “Ogni giorno è sempre una sfida, quella più importante al momento è vincere la disabilità motoria dei ragazzini che ci hanno lasciato in eredità questi due anni di Covid, sia nei Falcons che in nazionale. Putroppo tutti ne stiamo pagando le conseguenze”.

Quale è la grande qualità del tecnico Simona Conti? “Mi piace ottenere ciò che voglio, cerco di ottenere quello che voglio. Di conseguenza riesco a tirare fuori dai bambini quello che voglio, capire dove possono arrivare e cerco di far dare il massimo a ognuno di loro, trovare a tutti il proprio posto”.

 

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Carlo Ravegnani, nato a Rimini il 31 gennaio del 1968, ha iniziato la carriera giornalistica a 20 anni nell'allora Gazzetta di Rimini, "sostituita" dal 1993 dall'attuale Corriere Romagna dove lavora come redattore sportivo. Collaboratore per la zona di Rimini del Corriere dello Sport-Stadio, il baseball è stata una componente fondamentale nella sua vita: dapprima tifoso sugli spalti dello Stadio dei Pirati poi giocatore nel mitico Parco Marecchia e poi nel Rimini 86, società che ha fondato assieme a un gruppo di irriducibili amici. Quindi giornalista del batti e corri sulla propria testata e alcune saltuarie collaborazioni con riviste specializzate oltre che radiocronista delle partite dei Pirati assieme all'amico e collega Andrea Perari. Negli ultimi anni è iniziata anche la carriera dirigenziale, con la presidenza (dal 2014) dei Falcons Torre Pedrera. La passione è stata tramandata al figlio Riccardo che gioca lanciatore e prima base negli stessi Falcons.