"Una mente da campione"

Gian Paolo Zani, master trainer in programmazione neurolinguistica, alla XXXI Coach Convention ha presentato una interessante relazione: "Il mio target è l'individuo, lavoro molto sull'identità"

Gian Paolo Zani
Gian Paolo Zani master trainer in programmazione neurolinguistica
© Gian Paolo Zani

D. Sei un mental coach di grande esperienza. Puoi spiegarci come si applica il tuo lavoro al baseball?

R. Anzitutto va detto che la programmazione neurolinguistica è oggi la neuroscienza che offre risultati nel minor tempo e con una maggior permanenza. Si dice che lo sport è la metafora della vita. Non tutti gli sport lo sono: nella vita non c’è il pareggio, mentre nel baseball è risaputo che o si vince o si perde oppure piove. Oggi lo sport è esasperato, e quando la parte tecnica, tattica, fisica, atletica e strategica hanno raggiuto il vertice e da lì si vuole migliorare, la differenza la fa l’allenamento mentale, cioè non tanto il saper fare le cose, quanto saper fare le cose quando serve farle.

In che modo l’allenamento mentale influisce sulle prestazioni?

Intanto deve esserci la consapevolezza che tutta la nostra vita è regolata da alcune componenti. La prima in assoluto è la comunicazione, cioè cosa voglio comunicare; la seconda è la linguistica: quali termini utilizzo per comunicare? Da queste due componenti scaturisce il dialogo interno: parlo a me stesso e solitamente ciò che io mi dico con la mia vocina interiore ha una rilevanza molto maggiore di ciò che io dico ad alta voce. Tutto questo genera le credenze e le convinzioni, che sono le componenti che condizionano in modo fondamentale la possibilità per un atleta di realizzare o no le proprie mete e raggiungere gli obiettivi. Diceva Henry Ford: “Che tu creda di farcela o che tu creda di non farcela, avrai comunque ragione”.

Qual è stato il tuo percorso personale in questo campo?

Per quanto riguarda il baseball sono allenatore dal 1977; sono stato forse il più giovane allenatore italiano. Da allora ho ininterrottamente praticato come giocatore e come allenatore, e a un certo punto ho cominciato ad approfondire tecniche e competenze per poter diventare uno specialista nella formazione delle persone. Così dal 1984 ho iniziato un percorso di crescita personale e professionale piuttosto importante che negli ultimi dieci anni ho perfezionato appunto con la programmazione neurolinguistica. Si tratta di una neuroscienza che mi convince a pieno, perche si concentra non sulle cause del disagio, ma sulle azioni da intraprendere per potervi porre fine. Va stabilita un’equivalenza: la maniera in cui parlo genera e condiziona i miei pensieri; i miei pensieri a loro volta condizionano le mie azioni; le mie azioni ripetute nel tempo generano abitudini; le abitudini generano risultati. È un’equazione che funziona tanto nello sport, quanto nella vita.

In cosa si differenzia, secondo te, l’applicazione di questi principi al baseball. Si dice spesso che il baseball è il più individuale degli sport di squadra.

La mia visione è che ci sia soltanto un altro sport al mondo che assomiglia molto al baseball, e questo sport è il tennis, dove ogni palla giocata dà luogo a migliaia di possibili opzioni. In qualunque situazione di gioco, a qualunque domanda sulla migliore azione da effettuare in un determinato momento la risposta nel baseball è sempre: dipende. L’intelligenza di gioco dipende soprattutto dallo stato d’animo che si ha nel momento in cui si deve fare una determinata giocata. Io non lavoro tanto sulla giocata, perché sono momentaneamente uscito dal mondo tecnico. Io lavoro sullo stato d’animo da utilizzare per gestire quelle che sono le scelte tattiche, tecniche e strategiche.

L’individuo o la squadra: qual è il target del tuo lavoro?

L’individuo. La squadra è una somma di individui. Certo è che all’interno di una squadra ci sono numerosi fattori che condizionano il risultato. Primo fra tutti, l’ambiente che si va a creare. All’interno dell’ambiente ci  sono i comportanenti che si adottano, al di sopra dei comportamenti ci sono le capacità individuali che vengono regolate dalle convinzioni. Le convinzioni sono parte integrante dell’identità; e mi fermo qui. Ecco, io lavoro molto sull’identità: aiuto le persone a capire quali sono i loro reali obiettivi e a trovare dentro di sé le risorse per raggiungerli.

Attualmente, all’interno della Federazione in cosa sei impegnato in questo momento?

Mi è stato affidato un incarico straordinario, quello di formare i formatori. La settimana scorsa ero a Vercelli e ho avuto la fortuna di trovare una platea straordinaria di quaranta persone, che in totale gestiscono circa seicento atleti. Influenzare indirettamente seicento atleti assicurando loro che i loro formatori saranno capaci di capire i loro bisogni, i loro stati d’animo, fornire loro strumenti dotati di una linguistica potenziante e non demotivante, è per me una grande gioia.

Informazioni su Luigi Giuliani 102 Articoli
Un vita spezzata in tre: venticinque anni a Roma (lanciatore e ricevitore in serie C), venticinque anni in Spagna (con il Sant Andreu, il Barcelona e il Sabadell, squadra di cui è stato anche tecnico, e come docente di Letteratura Comparata presso le università Autónoma de Barcelona e Extremadura), per approdare poi in terra umbra (come professore associato di Letteratura Spagnola presso l'Università di Perugia). Due grandi passioni: il baseball e la letteratura (se avesse scelto il calcio e l'odontoiatria adesso sarebbe ricco, ma è molto meglio così...).

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