Lasciando da parte i ricordi della tripletta dell'ultima giornata nel girone di semifinale, il "quattro a zero" rimediato dall'UnipolSai nella serie-scudetto è qualcosa di traumatico per i tifosi bolognesi. Com'è possibile che la squadra che aveva dominato, da lontano, prima e seconda fase si sia fatta uccidere così, quasi senza reagire, in finale.
Il dominio del Rimini, che può essere avesse più "fame", è stato netto. Anzi la formazione di Marco Nanni è scesa assolutamente di rendimento con l'avanzare della serie. Sul piano tecnico, e non solo. Un solo punto segnato (contro due) in gara-uno, tre (contro sette) in gara-due, poi 20 inning senza arrivare a casa base negli ultimi due incontri. Incredibile per la squadra che era quella con più punti all'attivo, fasi o non fasi, calata clamorosamente, ad occhio, dopo la finale di Coppa dei Campioni persa col Rotterdam.
Vedendo oggi pomeriggio la replica di gara-quattro su RaiSport2, per riguardare alcune cose, mi ha colpito capitan Liverziani che, intervistato prima del play ball, sostanzialmente ha detto che il cambio ritmo, secondo lui, c'è stato prima ancora. E se non lo sa lui. Peccato che non abbia detto perché.
Parlando della finale è indubbio che l'UnipolSai non ha saputo sfruttare, praticamente mai, le occasioni che ha avuto, magari per vie opposte. Un Rivero due volte perdente non se lo aspettava nessuno, nemmeno il Rimini, ma non ci sono colpe vere, grosse, per i lanciatori felsinei, nonostante il divario a livello di PGL. Non sono stati loro a fare la differenza in negativo, anche se Candelario (con i sui 115 più 107 lanci in 13 riprese e un terzo, contro i 167 di Rivero, in due partite, per entrambi a distanza degli stessi cinque giorni) ha più che ampiamente meritato il titolo di MVP.
Lo scarto è stato in attacco, e ben oltre le 36 valide a 23 del totale di squadra. I romagnoli hanno potuto permettersi un Olmedo a 118 nella serie di finale (310 nella fase precedente) e un Romero a 188 (305). Forti però delle prestazioni di uno Spinelli a 364 (111 fino a una settimana fa), un Di Fabio – che mai vorremmo difensivamente come esterno in squadra – a 308 (167), un Babini a 250 (120), e anche Zileri, salito da 309 a 375. L'UnipolSai invece ha messo in vetrina – si fa per dire – un Liverziani a 154 nel box (contro il 231 della seconda fase), un Sambucci a 77 (246), un Ambrosino a 71 (278), un secondo in battuta che non è mai arrivato in base nelle prime due partite, un Sabbatani a 0 (268), nel box, nella serie di finale. A nulla è servito avere un Suarez a 400 (364 nelle semifinali), Infante a 313 (333).
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