Il baseball al femminile, l'alcol e altre paure

La misoginia diffusa nell'ambiente del baseball di un secolo fa è al centro di "The Girl and The Pennant" (1913), una commedia di Lida Johnson Young scritta in collaborazione con il grande Christy Mathewson

Il mondo del baseball è sempre stato appannaggio degli uomini. Le donne -"segregate" nell'ambito del softball- vi fanno la loro apparizione solo di rado, sia sul campo (ricordate il film A League of Their Own?), sia nei quadri tecnici e dirigenziali. Nella baseball fiction, poi, spesso incarnano personaggi subordinati alle dinamiche dei protagonisti maschili della trama, quando addirittura non sono presentate sotto una luce negativa (pensate ai differenti ruoli giocati da Iris Lemon e Memo Paris nel capolavoro di Bernard Malamud The Natural, "Il migliore").

Eppure la prima irruzione di una donna nel mondo maschile del battiecorri risale ai primi del Novecento, quando Helene Hathaway Britton ereditò da suo zio la proprietà dei St. Louis Cardinals e la mantenne dal 1911 al 1916. La Britton dovette scontrarsi con l'ostilità generalizzata dell'ambiente, ed ebbe difficilissimi rapporti con il suo catcher-manager Roger Bresnahan. Dotata di un carattere deciso, quando circolarono voci su un complotto per farle cedere il club, non esitò ad accusare lo stesso Bresnahan di non schierare in campo i propri migliori giocatori per far perdere la squadra e deprezzare così la società. Lo scontro fra i due portò al licenziamento in tronco di Bresnahan nel 1912.

Di queste vicende si fece presto eco The Girl and The Pennant, una commedia scritta da Rida Johnson Young, messa in scena a Broadway nel 1913 e pubblicata nel 1917 (per leggerne o scaricarne il testo clicca qui), secondo quanto segnala in un articolo di qualche anno fa Travis Stern, uno dei migliori critici della storia della baseball fiction ("Staging a Feminist Movement in Baseball", in Baseball/Literature/Culture: Essays, 2008-2009, a cura di R. Kates e W. Tomey, McFarland&Company, 2010, pp. 64-71).

La scena si apre sul diamante di Sligo, Texas, dove la squadra degli Eagles sta per cominciare lo spring training agli ordini del manager John Bohannan (la somiglianza fra il cognome del coach della commedia e quello del Bresnahan dei Cardinals non è ovviamente casuale…). La squadra riceve la visita della nuova proprietaria, Miss Mona Fitzgerald, che ha appena ereditato il club da suo zio (anche qui è evidente il parallelismo con la storia della Britton). La donna, di cui si dice che potrebbe passare la mano e vendere la società, annuncia di voler tenersi il club e di puntare a quel pennant a cui il defunto zio teneva tanto. Fra i giocatori nasce subito un'istintiva simpatia per la donna e le sue compagne (Miss Squibbs, una timida segretaria, e Alice Tilton, una bionda svampita a caccia di souvenir a gadget dei giocatori). In particolare i fratelli Reeves -il pitcher mancino Punch, eccezionale sul mound quando non beve, e Copley, che è entrato in squadra solo per controllare la condotta di suo fratello- legano immediatamente con la nuova proprietaria. Intanto, il manager Bohannan ha accettato 25.000 dollari dal subdolo Henry Weeland, proprietario dei rivali Hornets, per prendere apposta delle decisioni sbagliate nel corso delle partite e far perdere la propria squadra. Nonostante tutto, nel secondo atto della commedia, all'ultima partita di campionato gli Eagles sono ancora in testa appaiati in classifica con gli Hornets.

È qui che scatta l'imbroglio: alla vigilia dell'incontro Weeland manda una sua donnina "allegra" a far bisboccia con Punch, e il pitcher si presenta a casa all'alba ubriaco fradicio. Intanto suo fratello Copley ha scoperto l'inganno di Bohannan: messo alle strette, il coach ammette di esser stato corrotto da Weeland, e ora, per evitare di finire davanti alla giustizia sportiva deve assolutamente cercare di vincere il campionato. Con Punch fuori gioco e a corto di lanciatori, Bohannan è costretto a riesumare il veterano Pitman, che sul mound regge finché può, ma all'ultimo inning gli Eagles sono sotto di un punto. Con due out riescono a mandare due uomini in base, quando Copley -che era stato relegato in panchina per tutto il campionato- si presenta al piatto come pinch-hitter e batte un triplo: gli Eagles hanno vinto il pennant!

Ma ci sono ancora molte cose da chiarire. Punch non ricorda molto della notte passata e accusa suo fratello Copley di averlo rinchiuso in stanza per toglierlo di mezzo e diventare lui l'eroe della partita. C'è poi il problema di Bohannan: il manager si è pentito ma ora corre comunque il rischio di essere denunciato. Copley risolve tutto: rivela di aver seguito le mosse di Weeland e Bohannan dall'inizio, e riesce a far riavere al coach i 25.000 dollari frutto della corruzione -da lui già spesi- affinché li restituisca a Weeland, poi con i documenti alla mano costringe il proprietario degli Hornets a battere in ritirata. E non può mancare l'happy end: il baldo Copley si sposerà con la bella Mona Fitzgerald, a cui già da tempo faceva gli occhi dolci, mentre l'anziano Pitman convolerà a nozze con Miss Squibbs e il simpatico terza base Skeets -impersonato dal caratterista della compagnia- si farà soggiogare dalla sensuale Alice.

Se questa è, in sintesi, la trama della commedia, il testo tocca varie questioni che preoccupavano gli ambienti del baseball dell'epoca. In primo luogo c'è l'ombra della corruzione che si allungava sul gioco nel momento in cui il baseball professionistico stava guadagnando in popolarità e si era trasformato ormai in un business (la commedia venne scritta negli anni che precedettero il grande scandalo dei "Black Sox" del 1919, che rappresentò un autentico trauma per l'insieme della società americana). Viene poi adombrato il problema del consumo di alcol, che -un po' come succede oggigiorno con le droghe- rovinava quei giocatori travolti dal proprio successo sportivo, in un mondo dove il denaro e le tentazioni potevano sconvolgere le vite di quelli che in fondo erano solo dei ragazzi.

Ma è il tema del confronto con il mondo femminile a essere centrale nella commedia. Quando il losco duo Weeland-Bohannan trama per riuscire a far cedere a Mona Fitzgerald la proprietà del club, è sempre la scontata retorica del "Questo non è un gioco per signorine" a essere tirata in ballo. Mona soffre il rapporto con il coach che non risponde alla gerarchia proprietario-dipendente ("Credo che voglia essere gentile con me, ma quando parlo con lui non mi fa sentire nient'altro che una femmina!"), ma anche i giocatori appaiono prevenuti verso la presenza delle donne. L'invadenza della bionda e sensuale Alice è inizialmente mal sopportata dagli uomini, mentre gira la convinzione che la presenza femminile, oltre a coprire di ridicolo la squadra, riduca il potenziale agonistico degli uomini:

BOHANNAN Questa storia delle ragazze! Stiamo diventando uno spettacolo di varietà, ecco! Con le panchine strapiene di femmine che strillano. La squadra si sta demoralizzando […]. Si diffonde come una malattia. Wayne [il catcher] sta cominciando a giocare a bridge. A bridge! E ieri ho beccato Pitman nello spogliatoio a far pratica di passi di tango!

Insomma, lungi dall'essere un'anticaglia, The Girl and The Pennant si rivela una lettura interessante e piacevole pur nelle convenzioni del genere. All'epoca non ebbe molto successo (rimase in cartellone per sole tre settimane), nonostante si sapesse che al testo aveva collaborato anche Christy Mathewson, la prima grande star indiscussa del baseball professionistico di cui abbiamo parlato la scorsa volta. In realtà, il contributo di Mathewson dovette consistere in ben poca cosa, limitandosi a fornire dettagli utili all'ambientazione della trama, e va considerata soprattutto un espediente per attrarre il pubblico. D'altra parte, la stessa Rida Johnson Young (1875-1926), autrice anche di decine di altre opere teatrali e di musical, oltre che a centinaia di testi per canzoni, alcune di esse di grande popolarità all'epoca, non si aspettava molto da questa commedia e giustificò il mediocre incasso al botteghino sostenendo che il baseball non offriva spunti validi per opere teatrali di successo. È un'affermazione forse valida per quegli anni, ma che sarà smentita a partire dagli anni '60 dall'apparire di una solida tradizione di scrittura teatrale incentrata sul nostro sport, tradizione di cui nel futuro ci occuperemo in questa rubrica.

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Un vita spezzata in tre: venticinque anni a Roma (lanciatore e ricevitore in serie C), venticinque anni in Spagna (con il Sant Andreu, il Barcelona e il Sabadell, squadra di cui è stato anche tecnico, e come docente di Letteratura Comparata presso le università Autónoma de Barcelona e Extremadura), per approdare poi in terra umbra (come professore associato di Letteratura Spagnola presso l'Università di Perugia). Due grandi passioni: il baseball e la letteratura (se avesse scelto il calcio e l'odontoiatria adesso sarebbe ricco, ma è molto meglio così...).

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