Lo zen e l’arte di lanciare la pallina

Esce giovedì prossimo in Italia, pubblicato dalla 66thand2nd, "Il curioso caso di Sidd Finch", il romanzo dell'87 di George Plimpton che narra l'incredibile storia di un lanciatore con una veloce da 270 km/h

Il primo aprile 1985 la rivista Sports Illustrated pubblicò un articolo corredato da servizio fotografico in cui si dava notizia di un giovane inglese rispondente al nome di Sidd Finch, aspirante monaco buddista, capace di lanciare con estrema precisione la pallina da baseball alla velocità di 168 miglia all'ora (270 km/h). Il dato era sconvolgente: si pensi che all'epoca il lancio più veloce mai registrato nel baseball professionistico  era di "sole" 103 miglia (superato nel 2010 da Aroldis Chapman dei Cincinnati Reds, che ha raggiunto le 105 miglia orarie). Secondo l'articolista, il ragazzo, figlio di un esploratore inglese e cresciuto nel Tibet, sarebbe stato in procinto di firmare un contratto per giocare come pitcher con i New York Mets.

Il pezzo giornalistico, intitolato The Curious Case of Sidd Finch, aveva come sottotitolo il seguente testo: "He's a pitcher, part yogi and part recluse. Impressively liberated from our opulent life-style, Sidd's deciding about yoga -and his future in baseball": "È un lanciatore, in parte maestro di yoga e in parte eremita. Liberatosi incredibilmente dal nostro opulento stile di vita, Sidd è indeciso fra lo yoga e il suo futuro nel baseball".  Per alcuni giorni lo scoop causò furore negli ambienti sportivi USA, fino a quando qualcuno si accorse che le iniziali delle prime diciotto parole di quel sottotitolo formavano in inglese un acrostico rivelatore: "H-a-p-p-y A-p-r-i-l F-o-o-l-s D-a-y". Pesce d'Aprile!

L'autore di quello che divenne uno degli scherzi più famosi della storia del giornalismo era George Plimpton, personalità notissima negli ambienti letterari, sportivi e culturali americani della seconda metà del XX secolo. Discendente da una nota famiglia di editori e filantropi, Plimpton fu uno dei fondatori della prestigiosa rivista letteraria newyorchese Paris Review, amico di scrittori come Hemingway e politici come Bob Kennedy. Attivo cultore del cosiddetto "giornalismo partecipativo", nel 1960 Plimpton aveva chiesto e ottenuto di essere schierato come pitcher nell'All Star Game per poter poi descrivere ai suoi lettori le sue esperienze sul mound. Presentato agli spettatori dello stadio come George Prufrock (nome di un personaggio di una celebre poesia di T. S. Eliot), Plimpton, stremato dalla stanchezza, fu sostituito dopo aver affrontato i primi battitori della National League, ma da quell'episodio nacque il suo primo libro sul baseball (Out of My League, 1961). In seguito non esitò a incrociare i guantoni per tre round con il pugile Sugar Ray Robinson e a giocare a football come quarterback con i Detroit Lions (esperienza descritta poi in Paper Lion, 1966).

Era quindi prevedibile che anche il falso scoop sul pitcher buddista si trasformasse in un lavoro letterario. E in effetti nel 1987 sull'onda del clamore suscitato dall'articolo di Sports Illustrated, Plimpton non dubitò a riprendere la storia inventata per il Pesce d'Aprile dell'85 e a farne un romanzo di grande successo: Il curioso caso di Sidd Finch. Un romanzo che da giovedì 16 febbraio i lettori italiani possono finalmente leggere in traduzione grazie al meritorio lavoro della casa editrice 66thand2nd che lo ha pubblicato nella collana Attese.

Dunque, Hayden Philip Sidney-White Finch -soprannominato Sidd, da Siddharta, il nome del Budda- conosce i segreti della meditazione zen e li applica al lancio del baseball riuscendo a scagliare la palla ben oltre le 90 miglia usuali fra i professionisti. Il giovane viene scoperto dai NY Mets che cercano di convincerlo a firmare un contratto con loro. Ma Sidd non è preparato allo stile di vita occidentale, non conosce neanche bene le regole del baseball, è incerto se accettare o meno l'offerta, e ha comunque bisogno di un periodo di adattamento. Così durante il ritiro precampionato in Florida i Mets lo alloggiano presso il bungalow di Robert Temple, un giornalista reduce dal Vietnam affetto da una sindrome post-traumatica che gli impedisce di scrivere. Robert -che è poi il narratore in prima persona della storia- assiste all'evoluzione di Sidd sul campo da gioco e lo accompagna lungo la sorprendente trama del romanzo in cui interverranno personaggi della vita reale come i giocatori, i tecnici e i dirigenti dei Mets, e altri fittizi come Debbie Sue, la surfista incontrata per caso che si lega sentimentalmente al ragazzo, e alcuni membri di piccolo calibro della mafia newyorchese invischiati nel mondo delle scommesse.

Tuttavia, se il grande pubblico troverà sicuramente godibile la trama del romanzo, per l'appassionato di baseball l'aspetto più accattivante del libro è forse l'interpretazione "filosofica" del gioco visto attraverso gli occhi di Sidd: il principio del lung-gom-pa  tibetano applicato all'esercizio del braccio; le tecniche di meditazione impiegate per il raggiungimento del controllo del lancio; la distanza fra il pitcher e il piatto comparata al concetto zen di ma, lo spazio e il tempo che separano le cose; il diamante visto come un mandala, la forma geometrica sul cui centro (in questo caso, il monte di lancio) concentrare l'attenzione durante la meditazione…

Vengono poi le considerazioni sulle conseguenze dell'apparizione di un fenomeno che stravolge regole, tradizioni, rapporti sul campo. Con in suoi lanci impossibili da battere Sidd altera il legame quasi "intimo" che il giocatore di baseball instaura con la pallina,  trasformandola da elemento del dialogo fra i giocatori in un oggetto talmente veloce da non poter esser visto, uno "strumento del Caos e della Crudeltà"; rischia poi di stabilire record insuperabili (un perfect game dove sarebbero sufficienti 81 lanci per mettere strike out i 27 battitori avversari) che in qualche modo chiuderebbero per sempre lo stesso sviluppo storico del gioco; sovverte infine il delicato equilibrio fra attacco e difesa che informa le attuali regole del baseball, pensate per non far prevalere il pitcher sul battitore.

Potrà Sidd esordire in Major League? Riuscirà con le sue straordinarie capacità a entrare davvero nella storia del baseball? I lettori lo potranno scoprire da sé. Qui varrà la pena sottolineare alcune caratteristiche generali de Il curioso caso di Sidd Finch per meglio ubicarlo nel genere della baseball fiction.

Anzitutto c'è la ripresa in chiave ironica del motivo del "campione venuto dal nulla", sulla linea di The Year The Yankees Lost The Pennant (1954) di Douglass Wallop. La trama è poi incentrata su un fenomeno "parascientifico" al limite dell'incredibile, come in It Happens Every Year di Valentine Davis (1949), romanzo citato dallo stesso Plimpton in cui un chimico scopre per caso un composto per rendere gli oggetti repellenti al legno: "se lo applicava su una palla da baseball il lanciatore diventava efficace quanto Sidd Finch nella vita reale" (pp. 122-123).

Allo stesso tempo, Plimpton prosegue con la mescolanza fra finzione e realtà iniziata nell'articolo di Sports Illustrated, che è anche tipica di molti romanzi del genere, introducendo nella trama molti elementi tratti dalla cronaca e dalla storia del baseball che contribuiscono a dare uno spessore di "verità" all'inverosimile storia di Sidd. Ma il romanzo è anche infarcito-e non poteva essere altrimenti, considerato il profilo dell'autore- di riferimenti letterari, alcuni evidenti, altri più occulti. Ecco quindi fare capolino Gay Talese, autore di bestsellers sulla mafia come Honor Thy Father (Onora il padre), mentre ogni tanto scopriamo citazioni di Eliot o rimandi a Faulkner. Lo stesso nome completo del protagonista è formato da un'ammiccante incrocio fra Philip Sidney, il poeta inglese del XVI secolo, e Hayden White, lo storico e comparatista professore all'Università di Stanford, considerato fra i padri del New Historicism, che più ha studiato i rapporti fra scrittura romanzesca e storiografia, a sottolineare di nuovo e ironicamente l'ambiguità della relazioni fra la realtà e la finzione, fra la narrazione e i fatti che essa pretende di rappresentare.

Dunque, un romanzo leggero e allo stesso tempo complesso, suggestivo e divertente, a suo modo una pietra miliare del genere della baseball fiction. Un romanzo che non potremo fare a meno di tornare a menzionare spesso su Baseball.it nei prossimi appuntamenti di questa rubrica.

Informazioni su Luigi Giuliani 102 Articoli
Un vita spezzata in tre: venticinque anni a Roma (lanciatore e ricevitore in serie C), venticinque anni in Spagna (con il Sant Andreu, il Barcelona e il Sabadell, squadra di cui è stato anche tecnico, e come docente di Letteratura Comparata presso le università Autónoma de Barcelona e Extremadura), per approdare poi in terra umbra (come professore associato di Letteratura Spagnola presso l'Università di Perugia). Due grandi passioni: il baseball e la letteratura (se avesse scelto il calcio e l'odontoiatria adesso sarebbe ricco, ma è molto meglio così...).

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