Alle World Series giganteggia San Francisco

Primo titolo per i Giants da quando la franchigia si è trasferita nella baia californiana da New York. Battuti i Texas Rangers per 4 partite da una. MVP al colombiano dei Giants, Edgar Renteria (412 di media, 2 hr e 6 rbi)

San Francisco torna sul tetto del baseball USA. Dopo 56 anni, e per la prima volta da quando la franchigia è approdata da New York in California, i Giants conquistano l'anello più prestigioso annichilendo con un perentorio 4-1 i Texas Rangers, che nelle ultime due partite erano apparsi completamente svuotati ed emotivamente scarichi. E' la quarta volta dal 2000 che le finali della Major Leagues si conclude con 4 vittorie ed 1 sconfitta: con questo risultato si erano imposti gli Yankees sui Mets (dieci anni fa), i Cardinals sui Tigers (nel 2006) ed i Phillies sui Rays (nel 2008). Giants e Rangers avevano vinto il pennant delle rispettive leghe battendo entrambe le partecipanti alle World Series 2009, in particolare San Francisco eliminando i Philadelphia Phillies e Texas sconfiggendo i New York Yankees.
Mentre per i Rangers si è trattato della prima apparizione, per i Giants era il quarto tentativo da quando la franchigia rappresenta la città di San Francisco. Il primo risale al 1962 con il roster affidato ad Alvin Dark, nel quale giocava tra gli altri Willie Mays, sconfitto con un tiratissimo 4-3 dai New York Yankees di Yogi Berra e degli incredibili M&M (Roger Maris e Mickey Mantle), guidati da Ralph Houk. In California la serie si giocò al Candlestick Parknel, il vecchio stadio dei Giants che accolse la franchigia a San Francisco. Per il secondo tentativo bisognerà attendere il 1989 nella serie tutta californiana contro gli Oakland Athletics guidati da Tony LaRussa. La serie ribattezzata "Bay Bridge Series", visto che le due città sono divise soltanto dal ponte del Golden Gate, o anche "The Battle of the Bay", ma in realtà non ci fu grande battaglia. Il roster di Roger Craig restò a secco di vittorie ed il 4-0 con cui si chiuse la serie non lasciò spazi a recriminazioni. Terzo tentativo nel 2002, il primo dopo la "riforma" del 1994, ancora contro una franchigia dell'Orange County. Stavolta sono i Los Angeles Angels of Anaheim guidati da Mike Scioscia ad affrontare i Giants affidati a Dusty Baker nel cui roster spiccavano nomi del calibro di Barry Bonds, Rich Aurilia e J.T. Snow. Come nel ‘62 la serie si giocò sul filo del rasoio e si concluse con un drammatico 4-3 finale a favore della squadra dell'American League che lasciò ancora una volta San Francisco a bocca asciutta.
Stavolta a far festa – e che festa – è stata invece proprio "Frisco" anche se la vittoria è arrivata in quel di Arlington, dove la serie era in corso. In gara-5, quella della consacrazione, a dominare su tutti sono stati i lanciatori partenti Tim Lincecum e Cliff Lee che per 6 inning hanno concesso appena 5 valide (3 per i Giants e 2 per i Rangers). Poi nella settima ripresa arriva il fuoricampo da 3 di Edgar Renteria per San Francisco e quello da 1 di Cruz per Texas. Feliz (subentrato al settimo per Lee) e Wilson (subentrato all'ottavo per Lincecum) congelano il risultato senza concedere nulla di significativo ed alla fine esplode la gioia dei tifosi dei Giants. La vittoria era comunque già nell'aria e la serie è apparsa sempre saldamente in mano al roster affidato alle sapienti mani di Bruce Bochy che ha saputo mescolare alla perfezione l'esperienza di giocatori come Edgar Renteria e Aubrey Huff con l'entusiasmo di talenti come Tim Lincecum ed i rookie Buster Posey e Madison Bumgarner (quest'ultimo è stato il partente più giovane che abbia mai giocato con i San Francisco Giants). A dimostrazione della potenza dei californiani i due "no-run" con cui i Giants si sono imposti in gara-2 (9-0 all'AT&T Park con Matt Cain lanciatore partente più Javier Lopez e Guillermo Mota a chiudere il match) ed in gara-4 (0-4 al Rangers Ballpark con il giovane Madison Bumgarner rilevato al nono inning da Brian Wilson).
Il box score alla fine parla chiaro. San Francisco ha messo a segno complessivamente 29 punti subendone 12 con 42 valide battute contro le 29 concesse a Texas. Dei 29 punti totali ben 12 sono stati realizzati all'ottava ripresa e 18 tra il settimo e l'ottavo inning, il che fornisce più di qualche motivo di riflessione a Ron Washington sulla tenuta dei suoi rilievi. I riflettori sulle World Series numero 106 si chiudono dopo l'assegnazione dell'MVP a Edgar Renteria (.412 di media battuta con 2 fuoricampo e 6 punti battuti a casa), terzo interbase a vincere il titolo di miglior giocatore del millennio dopo Derek Jeter (Yankees, 2000) e David Eckstein (Cardinals 2006) e quinto in assoluto dal 1959 (Alan Trammell, Tigers 1984 e Bucky Dent, Yankees 1978 gli altri due), anno nel quale venne assegnato per la prima volta l'MVP.

Informazioni su Andrea Tolla 533 Articoli
Nato a Roma nel 1971, Andrea è padre di 3 figli, Valerio, Christian e Giulia. Collabora con il quotidiano Il Romanista dove si occupa, tra le altre cose di baseball e football americano. Appassionato di sport in genere collabora anche con il mensile Tutto Bici e con il quotidiano statunitense in lingua italiana America Oggi. Ex-addetto stampa della Roma Baseball, cura una rubrica di baseball all'interno di una trasmissione sportiva di un'emiitente radiofonica romana.

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