Gerali, il "troppo buono" che vince

E' senza dubbio uno degli allenatori più amati della storia del Parma baseball Gilberto Gerali. Questo perché "Il Gibo", come lo chiamano ormai in tutto il globo terracqueo, moglie compresa, non è solo alto di statura fisica. Ed è "uno di noi" come gridano gli aficionados. Un tifoso un po' di tempo fa mi confidava, in dialetto parmigiano, che come manager "è troppo buono". Lui la vede così: "La prima dote che deve avere un buon manager, secondo me, è quella di essere organizzato e se stesso sempre. Coi giocatori cerco condivisione, far capire la mia filosofia; poche regole ma fondamentali. Poi ogni tanto "sclero" anch'io eh!". Intanto ricordiamo che oltre allo scudetto della stella ha promozioni col Reggio Emilia, fino alla Ibl, e comunque di scudetti parmigiani, Gerali ne aveva già vinti tre anche se lui chiosa «Diciamo due e mezzo, va; nel 1997 lasciai la squadra a metà campionato per motivi personali. Ora però ci sono sensazioni decisamente diverse: lo senti molto più tuo perché stai tutti i giorni sul campo con la squadra, un sacrificio condiviso coi ragazzi; questo senza nulla togliere a quanto fatto da Massimo (Fochi, ndr) o dal Presidente ovviamente». Questo però, quello della stella, lo ha condiviso col fratello Michele, una soddisfazione supplementare «Eh, è una bella soddisfazione perché pur con i limiti tecnici che ha e che lui stesso riconosce, a quarant'anni in campo mette una passione che se tutti l'avessero come lui avremmo forse qualche campione in più. Sarebbe stato bello se ci fosse stato anche mio padre, lui che ci ha fatto amare il baseball, ma diciamo che da lassù …». Mancano i figli da allenare e poi il cerchio è chiuso «Ma guarda, penso sarà difficile perché non voglio andare troppo in là con gli anni a stare sui campi. Un cruccio che ho è quello di non averli seguiti per bene tra lavoro e campo trascurando un po' la loro crescita. Non lo so se diventeranno giocatori di un livello eccelso, per ora giocano seguono questo sport anche se giocano pure a calcio: vedremo cosa faranno».

Venendo alla stretta attualità: primi dopo la regular season, primi, seppur a pari merito con Bologna, nel round robin, primi in assoluto: bella la solitudine dei numeri primi … ma più bello ancora accaparrarsi la stella in casa, a gara7 e di un punto: roba da Premio Oscar per la miglior regia «Sempre per la serie che nessuno è profeta in patria … Epilogo migliore non poteva esserci dopo un cammino esaltante come questo. A quel pubblico dei vecchi tempi, così entusiasta, emozionato e caloroso non potevamo non regalare un momento simile. Spero che smuova qualcosa». E confessa quanto tempo ha "perso" a rispondere a tutti i complimenti che gli sono arrivati sotto varie forme. L'altro giorno in tribuna stampa un collega si chiedeva come mai le visite le fa Gerali e quando si tratta di fare il cambio va Saccardi: ecco svelato l'arcano «In effetti non è molto usuale. E' andata che Lono ha qualche difficoltà in più con la dialettica, allora Marcello mi fa "quando vai per cambiarlo non devi dire praticamente nulla ma non mi sembra giusto che vada sempre io e poi tu vai meglio quando c'è da parlare"; allora lì si è deciso per questa soluzione ed ha funzionato anche bene». Staff tutto parmigiano, col contributo di Arrieta e Munoz che in qualche modo un po' ne ha fatto parte avendo dato una bella mano ai più giovani, molti giocatori parmigiani e per di più giovani: una cosa di cui andar orgogliosi e merce rara in Ibl «Sicuramente. Ognuno di noi ha una personalità diversa e questo mosaico si è incastrato perfettamente. Anche Lono ha fatto un ottimo lavoro. Poi avere tanti parmigiani come giocatori in squadra è ulteriore motivo di orgoglio per noi e per la città; è stato portato avanti un bel progetto». Pressoché impossibile fare dei nomi in quanto tutti hanno dato un grande contributo alla causa ma due mi risuonano con insistenza: Munoz e Bertagnon. Il primo ha giocato tutta la stagione con un ginocchio malandato, per dirla con un eufemismo, ma ha battuto come sempre alla grande e si è pure sobbarcato un lavoro supplementare in terza dopo l'infortunio di Scalera; il secondo si è "sciroppato" tre partite a weekend ed ha avuto un rendimento nel box a dir poco esaltante «Sicuramente. Per Orlando sono stati spesi fiumi di parole ormai e non saprei veramente cosa aggiungere. Si è visto che si muoveva male ma ha contribuito in modo importantissimo in partita ed in allenamento. Io dissi che se questo gruppo giovane faceva un salto di qualità potevamo ambire alla finale. Riccardo si è preso questo fardello delle tre partite e lo ha gestito benissimo, come attitudine  come prestazione. La sua crescita è stata eclatante; ora credo che la società gli debba trovare un back up per dargli un po' respiro: credo si debba puntare su di lui. Ho già parlato con Mazzieri e come premio lo poterà a Taiwan: se lo merita».

Arrivati a gara7, bastava poco per far pendere la bilancia da una parte o dall'altra, ma tutto si può dire fuor che in questa serie Parma sia stata aiutata dalla fortuna e chi ha perso ne sia in credito «Direi di sì, sarebbe estremamente riduttivo confinare il tutto agli episodi di quella partita come un out che poteva essere fatto o una corsa sbagliata altrimenti dovremmo metterci qui a fare la somma aritmetica di ogni singola cosa per ogni singola partita. In ogni partita ci sono state situazioni sfavorevoli a loro e a noi. Alla Fortitudo bisogna riconoscere i meriti di essere arrivata fino lì; secondo me Parma alla fine è stata superiore ed ha vinto con pieno merito: siamo stati primi in tutte e tre le sessioni della stagione». Parma ha sovrastato tutti, soprattutto Bologna, come rendimento in attacco anche se talvolta ha raccolto meno di quanto avesse seminato. Bisogna dare atto a Nanni di aver fatto un ottimo lavoro non avendo a disposizione le due bocche da fuoco dell'anno scorso e con un Garabito ben al di sotto delle aspettative (6 hr contro 35 in regular season è un dato che comunque non basta a giustificare le assenze di Austin e Liverziani) ma Parma ha dimostrato come per vincere gli scudetti non sia strettamente necessario battere una caterva di fuoricampo (anche perché tutti ne hanno battuti meno: 180 complessivamente in regular season 2009, 92 in questa) «Mah, forse saranno state anche le palline. Pure noi sapevamo di non avere una squadra potente, a parte Camilo e Sambucci che avevano nella mazza battute lunghe, per cui dovevamo fare un gioco aggressivo sulle basi, far bene i fondamentali e riuscire a battere "di media": così è stato per tutto il campionato».

Adesso "Il Gibo" mette da parte la "borsa degli attrezzi" e per qualche mese porta solo la ventiquattrore; il baseball sarà solo quello della Major League in tv ma gli riecheggeranno nella testa quei boati di venerdì e sabato sera: "Ma non solo in quel frangente: me li ricorderò per tutta la vita. E anche i giocatori devono ricordarseli per i futuri impegni ed esserne orgogliosi. E poi non c'è solo la Mlb: sabato andrò a vedere la Crocetta".

Nella storia lui c'è e questo è gratificante ma … "Il fatto che ho vinto la stella rimarrà scritto negli almanacchi, sui giornali ma la stima e l'affetto dei tuoi giocatori anche a distanza di anni, quello è un gran bel segno. E' una cosa cui tengo molto; negli anni ne ho mantenuti parecchi di questi rapporti e spero continui così".  Ne siamo certi.

 

Paolo Mulazzi

Nato a Parma nel 1963, giornalista pubblicista, cominciò a seguire il baseball nel 1974, penultimo anno targato Bernazzoli, e si “abituò subito male” con le vittorie della grande Germal. Provò anche a giocare, per un paio d’anni, nell’allora Parma Pan, ma scelse, forse a ragione, di dedicarsi alla scuola. Così dovette accontentarsi, in età più adulta, di anni e anni di slow pitch. Agli inizi degli anni '80 inizia il suo percorso giornalistico in ambito radiofonico con Radio Emilia prima ed Onda Emilia poi. Un percorso durato sino alla fine degli anni '90 fatto di conduzioni in studio, per un anno anche televisive con la collegata Europarma Tv (l’attuale Teleducato), servizi e radiocronache di baseball e rugby, sport, quest’ultimo, che è sempre andato di pari passo col primo. Nel 2004 inizia la sua avventura col cartaceo collaborando per il settimanale gratuito "Lungoparma" occupandosi, oltre che di sport, anche di inchieste d’attualità. Nell’aprile 2005 nasce a Parma il quotidiano "L’Informazione" con cui comincia a collaborare sin dal primo numero scrivendo sempre dei suoi due sport preferiti. Nel marzo 2008 passa a "Polis Quotidiano". Inoltre, nel novembre del 2007 è co-ideatore del quotidiano sportivo on line www.sportparma.com ma i suoi impegni non finiscono qui: ha collaborato saltuariamente col settimanale locale "Zerosette", occupandosi di inchieste, e scrive regolarmente su "Lameta", settimanale di rugby a diffusione nazionale. Nel mezzo di tutto ciò c’è stato anche spazio, dal 2000 al 2005, per allenare il settore pre-baseball dell’Oltretorrente, esperienza che gli ha dato molto dal punto di vista umano. Ama la natura e gli animali (salutiamo il gatto Gigi) e sogna sempre di rivedere gli stadi pieni come un tempo, almeno a Parma.

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Paolo Mulazzi

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